Mediobanca: se c’è instabilità  si voterà  di nuovo

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Nel rapporto di 63 pagine firmato da Antonio Guglielmi, responsabile della ricerca e capo del settore bancario di Mediobanca securities, si mette in evidenza anzitutto che l’esito delle elezioni, considerato scontato fino a qualche settimana fa con una vittoria piena del Pd di Pierluigi Bersani, oggi non rientra più fra i pronostici. Il recupero di Silvio Berlusconi e la crescita del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, stimato il vero vincitore con circa il 20% dei voti, hanno cambiato lo scenario di base, che vede ora una coalizione debole formata appunto da Pd e lista Monti bisognosa di «imbarcare» altri partiti minori. Ma, viene sottolineato, la storia italiana insegna che più larga è la coalizione e più debole è la sua efficacia. Quindi, potrebbero rivelarsi necessarie nuove elezioni in tempi brevi.
Elaborando il nuovo scenario in modo quasi «provocatorio» Guglielmi scrive che il possibile «tail risk», il rischio estremo offerto dal quadro inaspettato Berlusconi e Grillo e dalla fotografia della futura debolezza di governo può rivelarsi paradossalmente «una potenziale buona notizia» per l’Italia: questi risultati elettorali potrebbero spaventare i mercati e mettere sotto pressione lo spread a tal punto da offrire all’Italia «la scusa perfetta» per ciò che Mediobanca securities considera la migliore uscita dalla crisi di un debito pubblico insostenibilmente elevato: ricorrere all’Omt, il programma di acquisto dei titoli di debito sovrano voluto e messo a punto dal presidente della Bce Mario Draghi. Ciò metterebbe la Germania in un angolo quando le sue elezioni sono in vista.
E proprio grazie al programma Omt, secondo Mediobanca securities, i mercati potrebbero dimostrare una certa capacità  di tenuta di fronte a un nostro qualsiasi esito elettorale. Il cui rischio, tuttavia, può risultare sottostimato: la contrazione dello spread di 184 punti intervenuta da agosto 2012 è dovuta, secondo il rapporto, a Draghi, piuttosto che al governo tecnico di Mario Monti, che non è intervenuto in modo efficace sul problema numero uno, il debito pubblico appunto. Viene quindi sottolineato un aspetto «tecnico» che aiuta a capire qual è considerata la reale percezione dei mercati rispetto al rischio-Italia. In un certo senso l’Omt ha fatto perdere efficacia allo spread come «termometro», più sensibile invece è considerato il divario fra i rendimenti di Btp e Bot di vita residua comparabile (sei mesi): pari a 2 punti base prima della crisi ha raggiunto quota 71 nella fase più acuta, per poi restringersi agli attuali 18. Un premio quindi di circa il 50% contro il 25% pre Omt e che dimostra la permanenza di percezione di un «solvency risk» da parte dei mercati.
Il paradosso dell’incertezza che può in teoria portare l’Italia a nuove elezioni e soprattutto a presentarsi «in emergenza» da Draghi, riflette secondo il rapporto di Mediobanca securities, il vero aspetto del problema: va abbattuto il debito pubblico italiano. Un problema rispetto al quale la campagna elettorale ha messo la sordina per evidenti motivi: i programmi politici proposti danno largo spazio invece a promesse di tagli alle tasse per circa 150-225 miliardi, in un Paese che deve pagare 100 miliardi di interessi l’anno sul debito e che accusa un’evasione fiscale stimabile in 150 miliardi. Secondo il rapporto, al contrario, Imu, Irpef, Iva e Tares «sono destinati ad aumentare dal luglio 2013 a causa di impegni assunti in precedenza».
Promesse, dunque, mentre in cima all’agenda in Italia dev’esserci il taglio al debito pubblico. E la strada maestra e obbligata, la «migliore soluzione», resta a questo scopo la cessione di attivi patrimoniali proposta da Mediobanca securities un anno fa in uno studio che prendeva in esame appunto la via del deconsolidamento di asset attraverso la Cdp, la Cassa depositi e prestiti.


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