Montiani-leghisti, duello in Veneto Scambi di accuse e tensione

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PADOVA — «La crisi economica è coincisa con il fallimento del federalismo di stile leghista. Ma la risposta a questo disagio, l’antipolitica, non può essere cercata forzando risposte che indebolirebbero prima proprio le Regioni del Nord». Mario Monti, malizioso, punta il dito contro i nordisti. E lo fa in Veneto, dove la tensione tra i leghisti e i suoi sostenitori negli ultimi giorni si è impennata vistosamente, così come i toni tra i due partiti avversari. Il fatto è che questa sembra essere la nuova terra promessa del Professore, che proprio da queste parti, a Oderzo e poi a Padova, ha fatto registrare un pienone decisamente al di sopra di tutte le attese.
E così, il capolista della Lega al Senato, il già  sindaco di Cittadella Massimo Bitonci, ha ritenuto di dare il «benvenuto» a Monti a colpi di cannone. Osservando che «la provincia euganea più di tutte sta pagando un tributo di sangue in termini dei cosiddetti “suicidi per crisi”». E consigliando all’ex rettore della Bocconi di visitare «i capannoni abbandonati, i camion fermi, le strade vuote. E poi, magari, chieda scusa per i disoccupati, gli operai, i commercianti, gli artigiani e gli imprenditori che grazie alle politiche scellerate del suo governo si sono suicidati».
Gli ha risposto a stretto giro il candidato alla Camera per Scelta civica, il consigliere regionale ex pd Andrea Causin: «Chi ha le mani sporche di sangue e il coltello ancora in pugno non può accusare un altro, che è accorso a prestare aiuto, di essere l’assassino». Di più: «È indecente che la Lega, crollata nei sondaggi per gli scandali del malaffare che hanno travolto la sua classe dirigente e per il malgoverno di cui ha dato prova, usi la tragedia degli imprenditori suicidi per fare propaganda elettorale».
Tra l’altro, negli ultimi giorni, si sono verificati alcuni episodi spiacevoli ai danni dei montiani. Una violenta aggressione verbale a un gazebo, e ben due episodi contro lo stesso furgone attrezzato per la propaganda a Treviso. Prima un’auto ha tagliato la strada al mezzo costringendolo a fermarsi. Dalla macchina è sceso un energumeno che ha aggredito la volontaria sul furgone a barricarsi dentro. Allo stesso veicolo, poco tempo dopo, sono state bucate le gomme con un punteruolo. Ma qui, precisa il coordinatore della campagna elettorale montiana in Veneto, Diego Bottacin, «non possiamo affermare che siano stati leghisti o altri, semplicemente non lo sappiamo. Resta il fatto che il clima si è eccessivamente surriscaldato».
I recenti sondaggi Swg dicono che la coalizione che guarda al presidente del Consiglio in Veneto arriva a sfiorare il 20%, il massimo in Italia. Con fenomeni che possono sorprendere: a Belluno, per esempio, la propensione a votare per il Professore è addirittura doppia che nelle altre province.
Al contrario, il Carroccio è senza dubbio in una fase di riflusso, con i sondaggi che lo inchiodano intorno al 14% (nel 2010 era al 35%). Colpa, dicono i nordisti, del rinnovato accordo con Berlusconi che porterebbe acqua soltanto al mulino di Roberto Maroni, candidato governatore della Lombardia. Del resto, il segretario della Liga, Flavio Tosi, ieri ha detto a chiare lettere che «Berlusconi sull’Imu l’ha sparata grossa». Peccato che a Maroni, invece, la restituzione dell’imposta sulla prima casa fosse sembrata «una buona idea». Opinione confermata ieri a Ballarò: «Sono assolutamente d’accordo, è coerente con il nostro programma».
Marco Cremonesi


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