Nasce il Califfato jihadista di Mayadin

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Mentre resta avvolto nel mistero il bersaglio del raid aereo israeliano in territorio siriano della scorsa settimana – un centro ricerche come sostiene Damasco o, come dicono in Israele, un convoglio con batterie antiaeree SA17? -, la guerra civile siriana registra continui sviluppi. Non solo nelle città  e villaggi dove si affrontano le truppe governative e i ribelli anti-Bashar Assad. La tensione crescente nella regione, la possibile rappresaglia della Siria per l’attacco subito e, ancora più importante, la minaccia perenne di un attacco aereo israeliano contro l’Iran, hanno fatto passare in secondo piano la scorsa settimana un interessante servizio distribuito dall’agenzia di stampa britannica Reuters su ciò che accade nelle cosiddette «aree liberate» della Siria, ossia nel Nord e, soprattutto, nell’Est del paese. Regioni in parte non più controllate dall’esercito di Damasco e cadute nelle mani dei jihadisti del Fronte al Nusra e dell’Esercito libero siriano (Els), la milizia che fa riferimento (almeno ufficialmente) alla Coalizione delle forze di opposizione riconosciuta dall’Occidente. Un servizio che offre qualche indicazione sul possibile futuro della Siria, ben diverso da quello che avevano in mente i dissidenti e gli oppositori storici del regime quando nella primavera del 2011, sull’onda delle rivolte nel mondo arabo, scesero in strada per chiedere diritti e libertà .
A Mayadin, una cittadina sulle rive dell’Eufrate abbandonata lo scorso novembre dalle forze governative, gli uomini del Fronte al Nusra, del quale fanno parte anche centinaia (se non migliaia) di jihadisti giunti da ogni parte del mondo e «veterani» della «guerra santa» qaedista in Iraq contro sciiti e americani, hanno imposto come unica legge la sharia (codice coranico), ordinato alle donne di non far più uso dei pantaloni e di indossare il niqab (velo intergrale) e persino intimato ai commercianti di ritirare dai negozi i manichini con le forme di donna. La Reuters scrive che quelli di al Nusra, assieme ai miliziani dell’Els e ai capi dei clan tribali locali – circa 8mila combattenti – hanno suddiviso la cittadina in «feudi», pattugliati da uomini amati che, tra le altre cose, sono incaricati di impedire la vendita e il consumo di alcol. Gli abitanti sono «sollecitati» dai jihadisti a rispettare gli orari delle preghiere islamiche e ad andare in moschea. L’agenzia aggiunge che tanti bambini di Mayadin partecipano ogni giorno a lezioni sui ruoli in famiglia e sui doveri delle donne, ottenendo in cambio qualche pagnotta di pane. Uno dei piccoli partecipanti ha raccontato di aver ricevuto insegnamenti su «come combattere il regime alawita di Assad». Al Nusra ha anche messo in piedi un sistema di sicurezza all’ingresso e dentro la città  e si preoccupa di reclutare i giovani in grado di combattere.
Non meno interessanti sono le «doti imprenditoriali» dei capi del Fronte al Nusra. I jihadisti, riferisce sempre la Reuters, hanno preso il controllo del vicino deposito di petrolio e di gas Ward e anche di alcuni silos del grano, garantendosi un notevole potere sulla popolazione di tutta la regione. Caricano il greggio sulle autocisterne e riescono a venderlo persino nella più importante delle città  della Siria orientale, Deir al-Zor (mezzo milione di abitanti), dove il governo ha ancora una presenza ma sempre più instabile. Una situazione paradossale ma non nuova. Lo stesso accadde qualche anno fa in certe zone dell’Iraq controllate dalle formazioni qaediste alleate di gruppi tribali locali.
Non tutti gli abitanti di Mayadin accettano il controllo di al Nusra e hanno organizzato manifestazioni di protesta. Si sono rivolti anche a rappresentanti dell’opposizione siriana che però non ha la forza e neppure la volontà  di opporsi alla crescente influenza del Fronte al Nusra, emerso come il più determinato ed efficiente dei gruppi armati che combattono sul terreno le forze armate governative. Per proteggere le truppe regolari, sempre più stanche, da un nemico tanto letale, ora Damasco fa uso massiccio dell’aviazione per colpire le postazioni dei jihadisti (provocando non poche volte stragi di civili)
Qualche mese fa, dopo l’inserimento di al Nusra nella lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato Usa, una ventina di formazioni politiche e militari dell’opposizione siriana protestarono con forza e chiesero a Washington di rivedere la sua decisione. In ogni caso gli Usa e altri paesi occidentali apertamente schierati contro Assad, pur manifestando «malessere» per la presenza di al Nusra tra i ribelli, non adottano alcuna politica concreta per contenere i jihadisti e la Brigata “Tawhid” che fa capo ai Fratelli musulmani. Sanno che senza i miliziani di al Nusra ben addestrati e pronti a morire, i ribelli sarebbero sbaragliati dall’esercito governativo.


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