Nel bunker prigioniero di uno psicopatico il dramma di Ethan tiene in ansia l’America

by Sergio Segio | 3 Febbraio 2013 8:41

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WASHINGTON. IL PICCOLO Lazzaro dell’Alabama sepolto vivo invoca la mamma attraverso il tubo infilato nel bunker sotto terra e che altro può fare uno di cinque anni sotterrato vivo da sei giorni dentro una bara di cemento prigioniero di un vecchio demente.
ANCORA non sappiamo come andrà  finire la parabola nera di Ethan, il bambino rapito da un reduce del Vietnam di 65 anni e segregato con lui nel rifugio blindato due metri sotto la terra rossiccia e polverosa dell’Alabama che il vecchio si era pazientemente costruito. Non lo sappiamo perché anche nel corposo catalogo della condizione umana, tra massacri e sette fanatiche, un caso come questo di Midland City, profondissimo sud del sud americano, non ha letteratura precedente. E dunque qualunque finale, qualsiasi «ending» dal più lieto al più impronunciabile, è possibile.
La figura del sequestratore è invece tutt’altro che inedita. Come lui, migliaia. Veterano della US Navy nella guerra d’Indocina, piccolo per la media americana ad appena un metro e 70, magro al punto di essere emaciato dietro una barba grigia, irsuta e lunga da Abate Faria, Jimmy Lee Dykes — Lee, come il nome del rimpianto generalissimo Sudista ribelle — è qualcuno che potreste incontrare ovunque nella nazione continente. È un «survivalist», un uomo solo contro tutti, ruzzolato dalla bella uniforme della marina militare lungo il piano inclinato della paranoia e del fallimento fino a questo non luogo dell’Alabama a vivere con la propria pensione di sottufficiale della Navy e con i mostri che si inseguono nella sua mente.
È un «conspiracy nut», uno che vede ovunque complotti orditi da agenzia di spionaggio, sette, massonerie di illuminati, cricche planetarie cosmopolite, immigrati, polizie, satelliti occhiuti, e naturalmente «negri» che quotidianamente erodono la sua libertà  e il suo diritto alla felicità . Rotolato fino all’Alabama, ultimo ridotto dell’anti-Stato visto come tirannide del Nord contro i ribelli del Sud, si era comperato uno straccio di terra inutile che nessuno voleva, per 500 dollari. Ci aveva piazzato la roulotte nella quale viveva sopra la terra e per mesi aveva scavato e fortificato un loculo rinforzato di tre metri per due, le dimensioni di una cella, due metri nella terra.
A chi osava avvicinarlo spiegava che era un rifugio anti-tornado, evento meteo frequente in quelle terre, che avrebbe sbriciolato il suo camper. Lo aveva imbottito di scatolame, cibi secchi, galloni di acqua, per sopravvivere almeno un mese. Lo aveva collegato alla rete elettrica per alimentare un televisore, necessario per tenere d’occhio le trame del mondo esterno. Era proibito avvicinarsi e il cane di un vicino, che aveva osato avventurarsi nel pezzetto di strada sterrata che porta al suo sepolcro per viventi, era stato ucciso a colpi di tubatura di piombo da idraulico.
Naturalmente, da buon «survivalist » aveva anche armi, complemento indispensabile al kit della paranoia complottista. Lo aveva imbracciato lunedì scorso. Con quello era salito sullo scuolabus giallo alla fermata. Aveva ucciso il conducente che aveva tentato di spingerlo via. Aveva fatto scendere tutti i passeggeri, bambini del kindergarten come Ethan fino agli scolari di quinta e poi, quando si era reso conto che trenta bambini non sarebbero stati controllabili né contenibili in due metri per tre, li aveva lasciati andare.
Tutti, meno Ethan. Lui non poteva saperlo, a Ethan soffre di autismo, forse la sindrome più crudele per quello che lo avrebbe aspettato nella tomba bunker.
Da allora, attorno al nulla, e al tubo di plastica che funziona da presa d’aria e da comunicazione con il sottosuolo, la terra rossa e povera attorno alla roulotte di Jimmy Lee è un accampamento militare. Ci sono almeno dieci auto della polizia locale, di Stato e dello Fbi, perché il rapimento è un reato federale. Tre elicotteri della Guardia Nazionale fanno a turno ad alzarsi e sollevare polverone, non servendo a nulla, altro che a fare la gioia degli show tv e dei telegiornali. Quaranta uomini e donne SWAT, della forze speciali delle polizie, sono appostati, in tenuta da combattimento e fucili da cecchini attorno al campo.
Arrivano i turisti dell’orrido, che si mescolano ai 2.300 abitanti di Midland per pregare, attaccare invocazioni con le puntine da disegno alle porte, farsi intervistare da inviati e inviate senza avere niente da dire. Per riempire le ore e le antenne.
Non si capisce che cosa voglia, lo sciagurato Abate Faria nella sua solitudine intombata. Non fa richieste. Sa di essere nei guai più profondi, perché è un omicida e un sequestratore, dunque responsabile di due massimi reati che in Alabama significano siringa mortale. Pare che l’assalto al bus e il rapimento di Ethan siano stati scatenati da una convocazione in tribunale per rispondere delle minacce ai vicini, dell’uccisione del cane e di un comportamento antisociale che aveva agitato i paesani. E che lui temesse, o sapesse, che un’indagine più approfondita avrebbe riesumato altri scheletri dal suo passato.
Ethan, dicono sindaco, sceriffo, psicologi, psichiatri, medici paracadutati dalle network attorno a questo che a noi ricorda, in circostanze molto diverse, il dramma lancinante di Vermicino, sta bene. Riceve medicinali attraverso il tubo. Si sente che là  sotto la tv funziona ed è quasi sempre sintonizzata sul canale Discovery e sulla rete pubblica PBS soltanto quando trasmette programmi per giovanissimi al mattino. La voce che ripete incessantemente «I want my mommy», voglio la mia mamma, come farebbe qualsiasi bambino di 5 anni autistico o no, è ancora forte, vivace, sana. Non si negozia, non si dialoga. Non si progettano irruzioni, perché il passaggio è troppo stretto. Iniettare gas soporiferi attraverso il tubo è troppo rischioso: la dose che servirebbe per tramortite il vecchio potrebbe uccidere il bambino. Si aspetta, si prega molto, perché questa è «Jesus Country », la terra dei supercristiani. Ogni auto porta sul paraurti «l’Ichthys», il profilo del pesce simbolo della cristianità  e gli adesivi con la certezza che «Jesus Saves», Gesù ti Salva. Ci vorrebbe, infatti, un miracolo. Ethan vieni fuori.

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