No a Sky, Grillo crea un caso: salto l’intervista, roba da politici

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GENOVA — Clamore e calore. Beppe Grillo prima cattura i media con il caso del suo atteso (e mancato) intervento sul piccolo schermo, poi riceve l’abbraccio della sua città , Genova, per un comizio particolare, da leader dei Cinque Stelle, all’ombra della Lanterna. E proprio in piazza (un altro pienone dopo il tutto esaurito di sabato a Torino), lo showman si scalda, ricorda gli amici di infanzia e dice: «Se riempiamo Genova possiamo prendere l’Europa». Risate e applausi. Ripete come un mantra che «siamo in emergenza», azzarda: «stiamo diventando come la Grecia, forse siamo già  come la Grecia». Su Mps dice: «Se ci fosse stato Pertini…». E aggiunge: «Si accorgeranno. Avranno lo sguardo dei generali fascisti finita la guerra e si chiederanno “dove è il nostro esercito?”».
Poi un fuoco di fila contro l’informazione. Doveva essere il giorno del suo grande ritorno in tv. Invece Grillo ha spiazzato tutti annunciando, nel primo pomeriggio, che l’intervista concordata con SkyTg24 era «saltata». E dopo il bando ai talk show (con il caso di Federica Salsi) e l’attacco alle telecamere di Raitre e TgCom, il nuovo no di Grillo alla tv dimostra che, sul piano mediatico, l’assenza del leader pesa anche più della presenza. Nessuna spiegazione per il cambio di programma, al punto da indurre l’emittente televisiva a replicare con una nota. «Nonostante l’impegno preso e dopo aver annunciato in diverse occasioni il suo ritorno in tv per domenica 17 febbraio su Sky Tg24, il leader del Movimento 5 Stelle fa sapere, senza alcun motivo evidente, che questa sera si sottrarrà  all’intervista», spiega il comunicato. Il forfait (sul piccolo schermo) — preannunciato sabato sera all’emittente dallo staff dell’ex comico — dà  il via a una ridda di critiche da parte di quasi tutti gli avversari politici. «Beppe Grillo non più disponibile all’intervista a SkyTg24, il senatore Monti invece vuole il confronto. Questione di stile», twitta Scelta civica. Secondo Pier Luigi Bersani il leader Cinque Stelle «non va più in televisione, perché qualche domandina te la devono fare. Mi devi spiegare come mai in piazza a Bologna citi Berlinguer e poi stringi la mano a CasaPound». L’ex dissidente (ora candidato con Rivoluzione civile) Giovanni Favia, invece, lo paragona al Cavaliere: «Le sparate di Grillo e Berlusconi si assomigliano sempre di più: entrambe finalizzate solo a raccogliere voti, senza pudore né rispetto per i cittadini». E anche Davide Barillari, il candidato governatore Cinque Stelle del Lazio, afferma: «Sono un po’ dispiaciuto. Peccato, avrei voluto vederlo e secondo me era importante andare in tv». Durissimo Di Pietro: «Caro Beppe, smettila di fare il piccolo Fà¼hrer e accetta di rispondere alle domande».
Il fondatore del movimento, nel pomeriggio in piazza a Savona, cerca di smarcarsi rispetto alla necessità  di apparire in tv. E lo fa a suo modo, sopra le righe, contrattaccando: «Questo Paese sta franando, la gente non ce la fa. In tanti mi chiedono aiuto come se avessi la bacchetta magica e queste cose mi danno delle pugnalate al cuore. Poi vedere questi politici in televisione, questa facce da c… che sono lì a darci soluzioni ai problemi che hanno creato loro. E allora noi dobbiamo dare un segnale». E a margine del comizio, ai giornalisti: «Non mi candido a governare il Paese, siete voi che non capite».
Il segnale dello showman è chiaro ma sul blog i militanti si dividono tra chi appoggia la sua scelta e chi, invece, è contrario. «Beppe sei un esempio», incita Simone. «Questa decisione avvalorerà  le critiche degli altri partiti che ti accusano di non dire niente. Devi fare l’intervista!», scrive Filippo Tudisco. Ma a parlare oltre al web è la piazza, sempre gremita, anche ieri, prima a Savona, poi nella sua Genova. Solo una sosta, prima dello sprint finale che vedrà  impegnato il leader Cinque Stelle in Lombardia, Molise e Lazio, non a caso le Regioni dove lo sforzo del movimento è doppio, con la corsa alle Regionali. Per l’ultima tappa del tour Grillo abbandonerà  il camper e venerdì raggiungerà  la Capitale in treno, su un regionale della Roma-Viterbo: una scelta simbolica di solidarietà  con i pendolari di una delle linee più affollate del Lazio.
Emanuele Buzzi


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