Orsi si dimette: «Mai pressioni sui giudici»

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MILANO — Da ieri a mezzogiorno Giuseppe Orsi non è più il presidente di Finmeccanica. Le tre ore di interrogatorio nel carcere di Busto Arsizio davanti al gip Luca Labianca hanno avuto l’esito che molti attendevano: il manager ha resa nota una lettera con la quale rassegna le sue dimissioni da ogni incarico «per il bene del gruppo». Per il resto è stata la giornata in cui il governo indiano ha accelerato i tempi per cancellare il contratto con Agusta per la fornitura dei 12 elicotteri, fornitura che ha fatto esplodere l’inchiesta per corruzione internazionale e che è costata a Orsi l’arresto.
«Rivendicando e ribadendo la linearità  del mio operato da sempre ispirato all’esclusivo interesse di Finmeccanica e di tutte le sue controllate rassegno le dimissioni da presidente e da consigliere anche al fine di rasserenare il clima che si è creato in conseguenza dell’intervento della magistratura»: con poche righe consegnate al suo difensore avvocato Ennio Amodio, il numero uno di Finmeccanica traccia la linea tenuta anche davanti al gip; Orsi da un lato respinge tutte le accuse che gli sono state mosse dal pm di Busto Arsizio Eugenio Fusco ma dall’altro sceglie una linea di «fair play» con gli inquirenti, con gli azionisti e con il mercato che anche ieri non ha concesso fiducia al titolo Finmeccanica.
L’interrogatorio davanti al gip ha seguito il filo logico delle accuse trascritte sull’ordinanza di custodia cautelare (non ci sono state, ad esempio, domande sui rapporti tra Orsi e la Lega). Il manager ha detto innanzitutto di non essere mai stato a conoscenza di fatti illeciti riguardanti il contratto con l’India, né di pagamenti a funzionari indiani. «Non ho mai conosciuto Tyagi» ha detto Orsi, facendo riferimento al capo di Stato maggiore dell’aeronautica, indicato dai giudici quale destinatario finale delle mazzette. La difesa ha inoltre escluso rapporti illeciti con Guido Haschke e Carlo Gerosa, i due mediatori di Lugano ai quali sarebbe stato affidato l’incarico di trattare con le autorità  di New Delhi e i cui compensi sarebbero stati mascherati da consulenze fittizie. Orsi si sarebbe piuttosto stupito del cambio di atteggiamento da parte di Haschke che aveva sempre negato ogni suo coinvolgimento nell’affare e che invece a novembre in un interrogatorio aveva ammesso a sorpresa: «I fatti narrati nei capi d’imputazione sono veri».
E le pressioni sul Csm che avrebbero dovuto portare ad ammorbidire gli inquirenti? «Non ci sono state — ha precisato l’avvocato Amodio al termine dell’interrogatorio — tanto che siamo stati proprio noi a chiedere che l’inchiesta venisse trasferita da Napoli a Busto Arsizio. Nei colloqui intercettati di Orsi inoltre non c’è alcun apprezzamento nei confronti del pm Fusco tale da far trasparire malcontento; c’era solo la legittima curiosità  di sapere chi sarebbe stato il nuovo procuratore di Busto Arsizio».
Un accenno è stato poi fatto alla vicenda dei 14 elicotteri dismessi riacquistati da Agusta dall’India per 18 volte il loro valore. «Non conosco le cifre — ha risposto Amodio — ma fu un’operazione di immagine perché quei velivoli, venduti negli anni 80 dagli inglesi avevano mostrato difetti di fabbricazione». Orsi sarà  nuovamente interrogato la prossima settimana dal pm Fusco.
A proposito di India, ieri il ministro della difesa di New Delhi ha avviato le procedure per la cancellazione del contratto con Agusta per i 12 elicotteri (3 sono già  stati consegnati all’India), dopo che due giorni fa era stata annunciata la sospensione dei pagamenti. L’azienda italiana ha adesso sette giorni di tempo per «motivare la contestazione alla cancellazione del contratto e prendere altre misure per la chiusura del contratto», dice una nota pubblicata sul sito Internet del ministero della difesa indiano. Il tema della corruzione rischia di diventare centrale anche per la campagna elettorale del 2014 in India e secondo una fonte io governo punta alla cancellazione del contratto anche per non subire pressioni da parte dell’opposizione in parlamento.


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