Passo indietro sulla contraccezione Obama apre a cattolici ed evangelici

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NEW YORK — Barack Obama cambia rotta sulle spese per la contraccezione contestate dalle organizzazioni religiose. Queste ultime — chiese, ma anche scuole, ospedali e altre non profit confessionali — non pagheranno nessuna delle prestazioni fornite ai loro dipendenti nell’area del controllo delle nascite, come vorrebbe il meccanismo dell’assicurazione sanitaria obbligatoria prevista dalla riforma sanitaria varata due anni fa dal Congresso e che ora sta andando a regime. Le donne che lavorano per loro potranno comunque utilizzare le varie forme di contraccezione, compresa la pillola del giorno dopo, ma queste prestazioni saranno gestite e pagate direttamente dalle società  assicurative.
Il compromesso sulla spinosissima questione annunciato ieri dalla Casa Bianca può apparire una marcia indietro, ma già  nel febbraio scorso, davanti alla sollevazione di cattolici ed evangelici, Obama aveva promesso di correggere la riforma in modo da tener conto dell’obiezione etica delle organizzazioni ecclesiastiche senza violare i diritti dei cittadini. La prima correzione era arrivata 11 mesi fa quando il governo aveva escluso le organizzazioni religiose in senso stretto dall’obbligo di fornire al personale una copertura sanitaria comprendente anche il controllo delle nascite.
Ma le gerarchie ecclesiastiche avevano continuato a protestare a gran voce giudicando assolutamente insufficiente quell’esenzione che, riservata al personale la cui attività  principale è quella di inculcare i valori religiosi, lasciava fuori, ad esempio, i dipendenti di scuole e case di cura cattoliche. Da lì una lunga serie di controversie giudiziarie e l’impegno a rivedere tutta la materia preso allora dallo stesso Obama.
Riflessione lunga e laboriosa per l’estrema difficoltà  di trovare una soluzione efficace e capace di garantire tutti. Quella proposta ieri dal ministro della Sanità , Kathleen Sebelius, arriva quando ormai la polvere di un’accesissima campagna elettorale si è depositata da tempo. In questo clima meno infuocato, ieri, tanto le organizzazioni per la tutela dei diritti delle donne quanto esponenti della Chiesa come il cardinale di New York Timothy Dolan hanno espresso apprezzamento per lo sforzo della Casa Bianca di trovare una soluzione equilibrata.
Equilibrio che però, inevitabilmente, va a scapito della semplicità  e della chiarezza. Chi pagherà  per la contraccezione? Nell’immediato gli assicuratori, ma non è ben chiaro perché debbano farlo. Il ministero parla di un interesse oggettivo delle compagnie perché con più controllo e contraccezione i costi sanitari sanno più bassi. Ma è tutto un pò vago. Le parti adesso hanno 60 giorni di tempo per formulare obiezioni e controproposte: poi il ministero raccoglierà  tutto ed emetterà  le nuove norme attuative della riforma.
Un’altra complicazione deriva dal fatto che in alcuni casi (ad esempio gli ospedali) il datore di lavoro fornisce direttamente la copertura sanitaria al dipendente, senza l’intermediazione di una società  assicurativa. In questo caso chi gestisce le pratiche di contraccezione? «Verrà  identificato un terzo soggetto» assicura la Sebelius. Tutto piuttosto macchinoso.
La misura proposta dalla Casa Bianca, comunque, rasserena il clima e farà  cadere le 40 cause intentate da organizzazioni religiose che avevano fatto ricorso contro la norma. Ma non le 10 azioni giudiziarie di società  for profit che, pur svolgendo un’attività  commerciale hanno chiesto — e spesso ottenuto — dai magistrati la sospensione dell’applicazione della riforma Obama sulla base delle convinzioni religiose dei loro amministratori.


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