Vendola: «No allo tsunami e no al caos, chi dice sì non pensa al dopo»

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Non vedo analogie. I contesti sono riferibili a ere geologiche diverse.
Eppure il tema della coesione della maggioranza è stato uno dei principali di questa campagna elettorale.
Dobbiamo far leva sull’evidente fallimento delle politiche dell’austerità . Dobbiamo consentire la massima visibilità  alla realtà . Hollande in Francia decide di non raggiungere l’equilibrio di bilancio nel 2013 e questo non produce lo scandalo che si immaginava. Si sta consumando un ciclo, quello dell’austerità , che ha dato i suoi frutti avvelenati: fa montare l’onda populista, produce uragani sociali e politici.
Ma Hollande ha dato il via libera all’accordo bilancio Ue che lei ha giudicato «inaccettabile».
Sì, ma se ci accontentiamo di registrare la debolezza della sinistra in Europa, è facile elencare le contraddizioni. Si tratta di darle più forza. Se Hollande non fosse solo in un’Unione da tempo egemonizzata dal centrodestra potrebbe avere una voce più robusta.
Ingroia si è rammaricato di un «poco aperto riconoscimento» di Rivoluzione civile. Voi avete Giorgio Airaudo, ex numero due Fiom, in lista. Con i metalmeccanici avete una relazione privilegiata?
È sbagliato tirare la giacca a un sindacato peraltro giustamente così geloso della propria missione sindacale. Il problema, la centralità  del lavoro, va ben al di là  di un singolo partito, persino di una sola coalizione: dovrebbe riqualificare la democrazia e la politica.
L’ultimissima di Monti è: no alla sinistra prigioniera dell’ideologia.
È un giochino di prestigio: gli esponenti dell’ideologia conservatrice si presentano come la tecnocrazia del bene. Loro non sono classificabili secondo le ‘vecchie’ categorie e questo rende loro in dote una sapienza indiscutibile.
Ma il tecnocrate potrebbe finire in alleanza con voi, o in un patto di legislatura, come dice la carta di intenti?
Dobbiamo concentrarci sulle riforme istituzionali, irrobustire la democrazia, dal sistema elettorale al federalismo al modello di bicameralismo. Su questo è inevitabile, direi auspicabile la convergenza con culture di ispirazione democratica ed europeista. Altra è la discussione sulle priorità . Per me la priorità  è il lavoro, e questo rappresenta una svolta di politica economica e sociale rispetto alle scelte di scuola liberista compiute finora. Dobbiamo sempre avere la consapevolezza di quello che sta accadendo. Si cominciano a vedere crepe vistose nella tenuta della questione sociale nel paese. Il tema è cosa bisogna fare per curare la democrazia. Il voto al centrosinistra l’unica garanzia di essere autonomi da chi gioca la partita del condizionamento. E il voto a Sel rende più nitida la rotta e precisa la destinazione: giustizia sociale, civiltà  del lavoro, conversione ecologica, cultura, scuola pubblica, università : il contrario di quello che si è fatto finora.
Convergenze, dunque, con Monti, non patto di legislatura? Ingroia giura che il patto fra voi c’è già .
Abbiamo sempre distinto il terreno della riforma dello stato dall’agenda di governo. Il resto è un argomento inventato. Quando Ingroia ha chiesto di allearsi con il Pd, da lì nessuno ha sollevato obiezioni sulla carta di intenti. Da quando il Pd ha detto no, sono stato bersaglio di una campagna offensiva e triste. Nella lotta politica il ricorso alla diffamazione, al sospetto, al fango vuol dire che siamo tutti contaminati dall’immiserimento della politica. Non è un argomento scommettere sulla malafede di chi dissente da me.
A proposito rapporto fra centrosinistra e Monti, il dubbio se diciate la verità  va al di là  delle polemiche a sinistra.
Possiamo fingere di non vedere che è in corso una lotta politica, persino internazionale. È strabiliante quello di cui mi si incolpa. Dovrei agevolare il disegno di quella destra economica che non vuole che in Italia nasca un governo di progressisti. Ma c’è una parte larga del popolo italiano, dell’intellettualità , che la pensa come me. Può darsi che stiamo sbagliando. Ma non ci è neanche consentito il beneficio della buonafede? Questo è un residuo di stalinismo.
A proposito di attacchi, è anche saltata fuori una sua vecchia foto con la giudice che l’ha assolto.
In ogni campagna elettorale ci sono schizzi di fango, ma nel mio caso continua il tentativo di mettermi nella posizione di difendermi. Stavolta è un tentativo patetico e io non voglio più difendermi.
Grillo ieri ha riempito di nuovo una piazza, mentre Bersani non ha fatto il pienone a Napoli. Grillo ha anche cacciato i giornalisti italiani.
L’insieme dei gesti di Grillo, l’ostracismo verso i sindacati, i giornalisti, persino quelli precari, è un brutto copione. La sua è un onda forte e lunga. Farà  una performance elettorale attorno al 20 per cento, dissanguerà  i serbatoi di voto leghisti, calamiterà  una parte importante della protesta. Nel sud, raccoglierà  un disagio sociale tanto più grave perché al sud è stata negata la parola, in questi anni. Un promemoria completo sull’urgenza di un rinnovamento radicale.
In parlamento meglio dialogare con Grillo o con Monti?
Dovremo scoprire quest’incognita assoluta che sono i candidati a 5 stelle. Al di là  della propaganda, capiremo su cosa sono disponibili al confronto. Siamo in un passaggio drammatico.
Grillo parla di «tsunami». Ingroia al manifesto ha detto: per un governo con Monti, meglio il caos, meglio tornare al voto.
Quando si evoca il caos bisogna avere una cognizione precisa di cosa significhi dal punto di vista sociale, politico e culturale. Il caos in genere partorisce regimi autoritari e avventure belliche. Anche su questo c’è da compiere una riflessione. Non lo dico come argomento ricattatorio: con tutti i suoi problemi, le contraddizioni, il fronte progressista al governo dell’Italia cambierà  immediatamente gli equilibri all’interno dell’Europa.
C’è chi parla di scenario greco. In Grecia il secondo voto, quello di giugno del 2012, a un mese dal primo, non ha portato a un governo progressivo.
Infatti. Non scherziamo. Lo scenario greco è lo scenario Grillo.
Lei è stato il bersaglio preferito di Monti e delle destre, che attaccano Sel per dimostrare che Bersani guarda troppo a sinistra. Sarà  un sorvegliato speciale del prossimo governo. Quanto le peserà ?
La sinistra deve avere responsabilità  nei confronti del paese. Siamo in un passaggio stretto. Quelli che vivono il richiamo della foresta del tanto peggio tanto meglio, un’innamoramento dannunziano per la protesta demolitrice, non si interrogano troppo su quale possa essere il prezzo di uno tsunami. O del caos.
Pronto a fare il vicepresidente del consiglio, o il ministro della cultura?
Pronto a lavorare perché si metta in piedi una classe dirigente consapevole della necessità  di restituire un orientamento civile e culturale a un paese che deve tornare a investire sul talento, lo spirito di innovazione, sulle giovani generazioni
In Puglia chi raccoglierà  la sua eredità ?
Lo vedremo. Saranno le primarie a deciderlo. La democrazia è l’unico antidoto alle malattie della democrazia.


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