Visco: nuovi poteri a Bankitalia per mandar via i cattivi banchieri

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BERGAMO — Lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena non «pregiudica l’adeguatezza patrimoniale complessiva della banca» e non cambia il giudizio di solidità  del sistema creditizio italiano, che rimane a livello internazionale quello che ha ricevuto meno aiuti pubblici. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, all’annuale assemblea dei tesorieri e cambisti di Assiom Forex, rassicura sulla buona salute delle banche ma chiede anche il rafforzamento dei poteri della Vigilanza, per poter rimuovere gli amministratori «inadeguati» all’incarico. Se insomma il caso Mps può fornire una lezione, per Visco è quella di tornare alla «buona finanza», che esclude comportamenti «opportunistici» ed evita «un’eccessiva assunzione di rischi».
Visco dedica alla vicenda dell’istituto di Rocca Salimbeni e alla situazione delle banche la gran parte del suo intervento, ma non tralascia nelle notazioni iniziali e finali di fare il punto sulla congiuntura. L’Italia, dice, non si è ancora lasciata alle spalle gli effetti della crisi finanziaria e delle due recessioni che l’hanno accompagnata, ed è ancora sotto di 7 punti percentuali di Pil (Prodotto interno lordo). Il ritorno alla crescita, seppure modesta, potrebbe avvenire nella seconda metà  dell’anno, ma «è cruciale» che proseguano e si rafforzino i progressi realizzati nel mercato del credito sovrano ed è altrettanto «cruciale» che cali il peso del fisco sui cittadini e sulle imprese. Il taglio delle tasse però deve avere «una prospettiva di medio periodo con equilibrio, lungimiranza e attenzione ai vincoli di bilancio».
Ma è il ristabilire i confini di ciò che è accaduto a Siena l’obiettivo principale del discorso del governatore che mette in guardia sui pericoli di notizie incontrollate. «Nel caso di comportamenti impropri si ricerchi la verità  senza sconti», ma «ipotesi e giudizi incontrollati, a volte infondati e temerari possono provocare danni gravi per i risparmiatori, le istituzioni, la collettività ». In quest’ottica la prima cosa da dire per Visco è che il sostegno pubblico fornito a Mps — i cosiddetti Monti Bond che arriveranno «a brevissimo» come fa sapere il presidente della banca senese Alessandro Profumo — «non è il salvataggio di una banca in crisi», ma «un prestito concesso dallo Stato a un costo particolarmente elevato e crescente nel tempo». La seconda è che i derivati — la cui rilevanza per le banche italiane «è contenuta» — non sono sempre un elemento negativo, anzi: se attivati da «operatori consapevoli», facilitando la gestione dei rischi di cambio e di tasso di interesse, possono favorire «l’offerta alle famiglie di mutui a tasso fisso, l’internazionalizzazione delle imprese, l’offerta a basso costo di prodotti previdenziali». Ciò non toglie l’esigenza di una «regolamentazione stringente». Il terzo punto riaffermato da Visco è che il percorso seguito dalla Vigilanza — «rigorosamente delimitato da regole e procedure predefinite» e illustrato nel dettaglio nella ricostruzione consegnata in Parlamento dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli — ha consentito «di preservare la stabilità  di Mps in un contesto di gravi e crescenti tensioni finanziarie, migliorandone il grado di capitalizzazione e avviando la normalizzazione la precaria situazione delle liquidità ». Le transazioni ritenute illegittime, precisa il numero uno di Palazzo Koch, «sono state invece portate a conoscenza dell’Autorità  giudiziaria» mentre per quel che riguarda le sanzioni amministrative di Bankitalia, annuncia il direttore generale Fabrizio Saccomanni, arriveranno entro marzo.
Ma, dice Visco, «il quadro normativo va rafforzato» in modo da poter intervenire per assicurare «l’idoneità » degli esponenti bancari, oltre e al di là  dei requisiti di onorabilità  e professionalità , fissati con normative rigide. E in modo anche da poter porre vincoli — fino al divieto — alla distribuzione di bonus agli amministratori di banche in perdita e di determinare le buonuscite in base ai risultati conseguiti. Insomma si tratta di quelle proposte di Bankitalia che nel giugno 2011 furono inserite nel Milleproroghe ma che il governo di Silvio Berlusconi con Giulio Tremonti ministro dell’Economia, fece saltare all’ultimo minuto.
Più in generale al sistema del credito il governatore chiede di ridurre i costi per recuperare redditività  anche se, avverte, i margini di profitto «sono comunque destinati ad attestarsi su livelli inferiori rispetto a quelli non sostenibili, del periodo precedente la crisi».


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