A Mahalla il parlamento operaio

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Nella terra degli operai nasce il Parlamento del popolo egiziano. I gruppi di opposizione, dopo aver deciso di boicottare il voto ed aver rifiutato l’incontro con il segretario di Stato John Kerry hanno annunciato infatti che formeranno un «Parlamento popolare» nella città  industriale e operaia di Mahalla al-Kubra. «L’Assemblea allargherà  gli obiettivi dell’impegno del popolo in politica», ha assicurato Shady el-Rakhawy, un esponente del partito el-Dostour, guidato dal liberale Mohammed el-Baradei. Per essere membri di questo Parlamento alternativo basterà  essere cittadini egiziani, mentre le attività  dell’Assemblea saranno in parallelo con l’istituzione cairota.
Già  nel 2010, le forze di opposizione avevano stabilito un Parlamento alternativo per protestare contro le ultime elezioni parlamentari dell’era Mubarak. Anche in occasione del recente referendum costituzionale nella piazza principale della città  si era tenuta una consultazione popolare fittizia. In quel caso, chi ha partecipato al voto, ha rifiutato a larghissima maggioranza la Costituzione voluta dagli islamisti. Sul tema della democraticità  del nuovo Egitto è intervenuto il politico liberale Ezzedine Choukri. «La democrazia è il governo della maggioranza – ha detto al manifesto – ma in assenza di regole stabili diventa la dittatura della maggioranza, per questo la rivoluzione egiziana non è finita. I due terzi degli egiziani hanno meno di 50 anni, ma sono esclusi da un sistema monopolizzato da chi ha più di 64 anni», ha aggiunto il politico.
Ma nel Paese, la tensione è ancora alle stelle nella città  portuaria di Port Said, dove la sentenza di sabato sulla strage degli ultras sembra ancora lontana. Sono proseguiti per il terzo giorno consecutivo duri scontri tra polizia e monifestanti. In tutto è di sei morti e oltre 500 feriti il bilancio di questi giorni di guerrilla urbana, innescati dal trasferimento dal carcere della città  di 39 imputati in attesa di sentenza. Intorno alla sede delle sicurezza di Stati, si sono protratti i lanci di bottiglie molotov e gas lacrimogeni tra agenti in assetto antisommossa e attivisti. Un uomo è rimasto ferito alla testa da un colpo d’arma da fuoco e versa in gravi condizioni. Slogan contro la polizia sono stati scanditi per le vie della città  mentre scritte contro i poliziotti sono apparse sulle mura del centro. Alcuni veicoli blindati sono stati dispiegati in punti strategici, nei pressi degli edifici pubblici e delle sedi di alcune aziende.
Anche al Cairo, gli scontri sono ripresi nei pressi di piazza Tahrir tra polizia e manifestanti, mentre si tenevano i funerali di un attivista ucciso durante le manifestazioni dello scorso gennaio. Durante la manifestazione è arrivata la notizia della condanna a tre anni di carcere da parte del Tribunale del Cairo per l’agente Mahmoud el-Shinnawy. Si tratta di uno dei cecchini che dai tetti dei palazzi di piazza Tahrir nelle proteste del novembre 2011 colpiva i manifestanti agli occhi. Il «cacciatore di occhi» aveva tra gli altri colpito ben due volte il giovane Ahmed Harara, lasciandolo completamente cieco. Le accuse contro di lui sono state testimoniate da un video nel quale si vede el-Shinnawy che punta direttamente agli occhi dei manifestanti.
Infine, il ministro dell’Economia Sayed Hegazy ha assicurato che l’approvazione del prestito pari a 3,8 miliardi di euro da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi) è ormai vicino, ma ha chiarito che l’Fmi vuole che si attuino riforme imponenti, anche il taglio dei sussidi. Le autorità  egiziane stanno spingendo per l’aumento dei prezzi della benzina e l’azzeramento delle agevolazioni per l’acquisto di carburante.


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