Avanti Monti. Con due commissioni

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ROMA — Sei «saggi» economici, quattro politici. Tutti uomini. E il tentativo, da parte di Giorgio Napolitano, di superare lo stallo nella formazione del governo dopo la «fumata nera» dell’incarico a Pier Luigi Bersani.
Ora il capo dello Stato prende in mano la situazione: «Persistono — dice — posizioni diverse sul governo». E quindi, per il momento, rimane in carica quello attuale che «è operativo, dimissionario ma non sfiduciato dal Parlamento» e sta «per adottare provvedimenti urgenti per l’economia, d’intesa con la Ue e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento». Di più. L’esecutivo guidato da Mario Monti è «un elemento di concreta certezza, nella situazione del nostro Paese: questo non può sfuggire agli italiani e alla opinione internazionale».
L’altro punto fermo è che Napolitano resterà  al suo posto «fino alla fine del mandato», anche se le ultime ore sono state difficili. Napolitano ammette di aver pensato alle dimissioni: «Se sono giunto alla conclusione di rimanere, evidentemente ho meditato a lungo tutte le alternative». Il presidente della Repubblica torna a rivolgersi ai partiti. Invitandoli ancora di più «ad un accentuato senso di responsabilità » perché c’è «l’esigenza che da tutte le forze politiche si capiscano i problemi del Paese, per fare un nuovo governo in tempi non lunghi». Napolitano, da giorni, è «al lavoro per sbloccare la situazione». E la soluzione individuata, adesso, è la formazione di due gruppi «ristretti» di saggi, che dovranno formulare una serie di proposte. Nella commissione «istituzionale», l’inquilino del Colle indica Valerio Onida, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante. Mentre in quella economica ci sono il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, quello dell’Authority per la concorrenza Giovanni Pitruzzella, il componente del direttorio di Bankitalia Salvatore Rossi, i presidenti delle commissioni speciali di Camera e Senato Giancarlo Giorgetti e Filippo Bubbico, il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi. E le «quote rosa»? Le donne insorgono: «Ho pensato: viva le donne!», twitta Susanna Camusso, leader Cgil. «La scelta di Napolitano delude», aggiunge Lella Golfo. «In Italia non esistono donne sagge», chiosa Alessandra Mussolini. «Non si esce dalla crisi senza donne», dice Fabrizia Giuliani del Pd.
Sulla possibilità  di elezioni a ottobre, Napolitano sottolinea: «La questione non mi interessa. Sono in pieno semestre bianco, non mi occupo di problemi che non posso risolvere oggi con le mie funzioni». Avanti quindi con i due gruppi, il cui insediamento è previsto per martedì prossimo. I leader politici, per ora, sono tutti col capo dello Stato. A cominciare dal segretario del Pd Bersani: «Siamo pronti ad accompagnare il percorso indicato dal presidente Giorgio Napolitano. Governo di cambiamento e riforme restano l’asse». Mentre Silvio Berlusconi confida ai suoi: «La scelta di Napolitano è giusta ed equilibrata: il Pd deve fare i conti con noi. Bersani è un kamikaze, la sua testardaggine è inspiegabile».
Per Mario Monti «quella di Napolitano — spiega Scelta civica in una nota — è l’unica via percorribile: piena sintonia con il presidente». Secondo il segretario Pdl Angelino Alfano «l’obiettivo è un accordo pieno, politico e di legislatura tra le forze maggiori. Altrimenti subito al voto». Anche il Movimento 5 Stelle, che spingeva per la prorogatio al governo Monti, è con Napolitano: «Ci ha dato ragione. Ora subito le commissioni permanenti», dice Vito Crimi, capogruppo al Senato. Ma la deputata Giulia De Vita, dopo aver visto il nome degli esperti nominati, attacca: «E noi dovevamo prestarci a questo gioco… I nostri nomi per il governo sarebbero stati tutti cassati».
Contrario Antonio Di Pietro, rimasto fuori dal Parlamento: «Napolitano non ha riunito i saggi, ma i seggi. Questo è il solito inciucio all’italiana: si torni a votare».
Ernesto Menicucci


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