C’è un video della morte di Rossi

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SIENA — Esiste un filmato, tragico, sulla morte di David Rossi. Le telecamere puntate sulla via dei Rossi, sul retro di Rocca Salimbeni, dove mercoledì sera il capo della comunicazione del Montepaschi ha deciso di lanciarsi nel vuoto dalla grande finestra del suo ufficio a dieci metri d’altezza, avrebbero ripreso il corpo che di schiena sta per subire l’impatto a terra. I filmati sono stati acquisiti già  mercoledì notte dai magistrati di Siena e dalla squadra mobile.
Rossi non sarebbe morto sul colpo. Il video riporta l’ora della caduta, le 19.59, ma sembra che l’orologio sia sfalsato di 15-20 minuti; la chiamata ai Carabinieri da parte di un passante che ha avvistato il corpo è arrivata alle 20.44. Le telecamere hanno registrato per venti minuti un corpo inanimato. Il cadavere del manager Mps sarebbe rimasto dunque una ventina di minuti nel vicolo prima che scattasse l’allarme. Nei filmati si vede anche una persona che si avvicina al corpo e poi si allontana ed è presumibilmente la stessa persona che ha chiamato il 112. Sarà  comunque l’esito dell’autopsia, svolta ieri pomeriggio dal professor Mario Gabbrielli del Policlinico senese, a chiarire tempi e aspetti medico-legali del decesso del manager-giornalista 51enne, da sei anni alla guida delle relazioni esterne di Mps prima con il presidente Giuseppe Mussari — che lo aveva voluto con sé in banca dopo averlo avuto come portavoce alla Fondazione Mps dal 2001 — poi con i nuovi vertici, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.
Il fascicolo sul suicidio di Rossi è in mano al pm di turno Nicola Marini che è affiancato dai tre magistrati che indagano su Antonveneta e sui buchi causati dai derivati, Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. Dopo essere rimasti in Mps mercoledì notte fino alle 2.10, ieri hanno effettuato un altro sopralluogo in due tempi, fino alle 16. Sono stati acquisiti i file informatici di Rossi, anche quelli del pc di casa, le chiavette usb e due cellulari trovati sulla scrivania.
Sembra che poco prima di togliersi la vita Rossi avesse effettuato una lunga telefonata; subito dopo ci sarebbero diverse chiamate a vuoto da parte della moglie Antonella. Rossi avrebbe spedito anche diversi messaggi. Nel suo ufficio sono stati trovati anche tre biglietti, brevi frasi scritte a mano (sembra indirizzate alla moglie), poi gettati nel cestino quasi fossero prove di un testo definitivo. Tra questi quello con scritto: «Sto morendo, ho fatto una caz…».
I pm hanno ascoltato diverse persone: il fratello del giornalista, la cognata, la moglie (sembra la stessa notte), e ieri pomeriggio Profumo, come persone informate sui fatti, alla ricerca di che cosa possa aver spinto Rossi al suicidio. Le testimonianze degli amici lo descrivono come «preoccupato» e «depresso»: pare temesse di essere allontanato dall’istituto, ma fonti giudiziarie definiscono la voce «destituita di fondamento». Anche ieri sera Viola ha ribadito che «David aveva la nostra fiducia, basata su solide fondamenta costituite da una grande professionalità , attaccamento alla banca, sensibilità  e dedizione. Qualsiasi tipo di illazione è infondata».
La voce comunque girava nell’ambiente finanziario e potrebbe essere arrivata all’orecchio di Rossi, aumentandone le preoccupazioni e la latente depressione, già  alimentata dalla recente scomparsa del padre. La perquisizione subita in ufficio e a casa il 19 febbraio lo aveva messo in agitazione, anche se anche ieri gli inquirenti hanno ribadito che «Rossi non era indagato e non c’erano elementi per un suo coinvolgimento nell’inchiesta». Un suo presunto ruolo come «canale» tra Mussari e l’ex direttore generale, Antonio Vigni, entrambi indagati, è un’ipotesi che non trova conferme né smentite.
Anche il nuovo fascicolo per insider trading legato alla fuga di notizie di venerdì scorso sulle cause contro le banche estere Deutsche Bank e Nomura per il loro ruolo nei derivati potrebbe aver contribuito al turbamento di Rossi. Ieri fonti investigative ipotizzavano una relazione tra il suicidio e l’indagine — nata da un esposto della banca — , che però non aveva toccato Rossi. I pm hanno perquisito nei giorni scorsi due consiglieri d’amministrazione, Lorenzo Gorgoni e Michele Briamonte, anch’essi non indagati. Il timore di Mps era che la fuga di notizie potesse avvantaggiare le banche estere dando loro modo di incardinare a Londra la causa civile così da renderla più difficile per Siena. Ma a spingere Rossi — noto come persona rigorosa, riflessiva e analitica — potrebbe essere stato un complesso di circostanze e timori, sia per il passato sia per ciò che sarebbe potuto emergere dall’inchiesta. Agli amici ripeteva: «Ho sempre pensato di avere fatto il mio dovere, ma poi quando ti succedono queste cose ti chiedi se hai fatto tutto bene».


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