Crolla del 5% il potere di acquisto 6,7 milioni di italiani in forte difficoltà 

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ITALIANI proprietari di casa, poco indebitati, risparmiatori. La crisi economica degli ultimi cinque anni ha stravolto il più tradizionale dei quadri. Accentuando la disuguaglianza tra le classi sociali e i divari territoriali, riducendo ancora la mobilità  sociale. Eppure fino al 2009 il sistema, tutto sommato, ha retto. Grazie agli ammortizzatori sociali e alla rete di solidarietà  più efficace: la famiglia. Poi però tra 2010 e 2011 è successo qualcosa. È arrivata la “grave deprivazione”.
IL NUOVO BES
Il salto lo intercetta l’Istat nel primo Rapporto Bes 2013, presentato ieri alla Camera, che segna il debutto in Italia del “Pil della felicità ”, il Benessere equo e sostenibile: un insieme di 134 indicatori raggruppati in 12 domini, scelti insieme a Cnel e associazioni varie per raccontare quello che il Pil tace.
Se in Italia cioè si vive bene, dunque la qualità  di vita migliora, i servizi funzionano, l’ambiente è rispettato, i diritti valgono per tutti, la politica è credibile, gli anziani sono accuditi, le donne rispettate, i bimbi accolti negli asili nido, le carceri umane, l’aria respirabile, i trasporti decenti.
IL GRANDE SALTO
Tra le componenti del Bes, quella del benessere economico misura appunto il grande salto. Tra 2010 e 2011, l’indicatore della “grave deprivazione” passa di botto dal 6,9 all’11,1%. Oltre 2 milioni e mezzo di persone, per un totale di 6,7 milioni di italiani, sono costrette a una sterzata obbligata di abitudini, consumi, rinunce severe. Candidandosi così a una povertà  inattesa. Dopo aver intaccato risparmi e patrimonio, chiesto soldi a banche e parenti, la situazione all’improvviso si deteriora. Il potere d’acquisto è ai minimi (giù del 5% in 5 anni,
tra 2007 e 2011). Così i gruzzoli messi da parte (la propensione al risparmio passa dal 15,5 al 12%). Il divario nei redditi si amplia (nel 2011 il quinto più ricco ottiene 5,6 volte di più del quinto più povero). La famiglia non è più in grado di tamponare.
FERIE E RISCALDAMENTO
Così accade che chi non è povero imbocca la strada del sacrificio e della difficoltà  “grave”. Non riesce a sostenere spese impreviste di 800 euro. Non si può permettere neanche una settimana di ferie all’anno lontano da casa. Accumula mutuo, affitto, bollette, rate varie, da pagare. Si nega un pasto adeguato ogni due giorni, a base di carne o pesce. Non è in grado di riscaldare la casa come dovrebbe, anche quando l’inverno è dei più rigidi. Comprare lavatrici, tv o auto diventa un sogno da censurare. Almeno 2 milioni e mezzo di italiani, dice l’Istat, nel 2011 avevano quattro su nove di questi problemi: l’inizio della “grave deprivazione materiale”. Un numero elevatissimo, in un solo anno. Mai successo prima.
PIL E TASSE
Cosa accade intanto al “tradizionale” Pil? Sempre l’Istat ha confermato ieri quanto sapevamo sul 2012: il crollo del 2,4% (con un quarto trimestre a -2,8% sull’anno e -0,9% sul terzo trimestre). Ma a preoccupare è la variazione acquisita per il 2013: ancora un segno meno (-1%). «Il calo del 2012 era già  nei nostri dati, ma la seconda metà  del 2013 sarà  in positivo », ha commentato il ministro dell’Economia Grilli. Crescono intanto le entrate fiscali: +2,8% nel 2012 (11,7 miliardi extra, 424 totali). Ma senza la stretta sulle tasse (Imu, Iva, accise, addizionali, le “misure Monti” valgono 21 miliardi) il 2012 sarebbe andato peggio del 2011.


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