Fisco, il Cud arriva per mail cresce la protesta de pensionati

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ROMA — Quest’anno non arriverà  a casa, bisognerà  scaricarlo via Internet, ritirarlo alla Posta, passare al Caf, mandare una mail o telefonare all’Inps. Quest’anno i 15 milioni di pensionati che ogni giorno tengono sotto controllo la cassetta postale aspettando che il Cud arrivi a domicilio in busta chiusa, resteranno a bocca asciutta. La
spending review ha colpito anche loro: la Legge di stabilità  varata lo scorso dicembre dal governo Monti ha previsto che – per risparmiare i 25 milioni di euro spesi dall’Inps per la stampa, la spedizione e la consegna – la certificazione unica dei redditi viaggi solo via web.
Un passaggio che segue quello dell’iscrizione scolastica da compilarsi obbligatoriamente solo in rete, ma che vista l’età  media dei diretti interessati, è destinato a creare confusione e preoccupazione. Il rapporto dei pensionati con la rete, non è dei più fluidi e la mancanza di una seria campagna d’informazione sta facendo il resto.
Alle porte dei centri di assistenza fiscale si stanno fermando le code e ai centralini dell’Inps stanno arrivando in media 30-40 mila telefonate al giorno. I contribuenti chiedono informazioni, vogliono sapere come ottenere quel documento essenziale per poter procedere alla dichiarazione dei redditi. E fioccano le prime polemiche.
Il rischio è che a molti dei 15 milioni di interessati la comunicazione non sia arrivata, tanto che in questi giorni Inps, Caf e Poste si stanno mettendo in moto per far fronte all’ondata della richiesta d’informazioni. Proprio ieri, per ampliare l’offerta degli «intermediari » incaricati di fornire l’atteso Cud, l’Inps ha precisato che la certificazione potrà  essere trasmessa anche ai «professionisti abilitati che abbiano stipulato con l’istituto una convenzione per la trasmissioni dei modelli Red», ovvero ai 28 mila consulenti del lavoro che nei giorni scorsi si erano lamentati di essere rimasti fuori dalla partita (impegnandosi a fornire il servizio gratis). D’ora in poi, quindi, i pensionati per entrare in possesso del Cud potranno collegarsi al sito Inps e digitare il codice Pin, mandare una mail a CUD@postacert.inps.gov.it  recarsi personalmente alle sedi dell’istituto o – per farse lo recapitare a domicilio – chiamare il numero verde 800.434320 (l’Inps stima che a farlo saranno circa un milione di persone). Altri forti canali di trasmissione sono i patronati e la rete dei Caf: «Siamo attrezzati per rispondere alla domanda – assicura Valeriano Canepari, coordinatore della Consulta dei Caf – grazie alla convenzione con l’Inps abbiamo già  i Cud dei 9 milioni di pensionati assistiti lo scorso anno e possiamo anche fornirne stampa in pdf». Caf e Inps stimano che, grazie a questi accordi, ci sia già  stato un taglio dei costi del 50 per cento e che buona parte della platea rimasta scoperta non sia in realtà  interessata direttamente al Cud perché non chiamata a compilare la dichiarazione dei redditi. Oltre a loro, comunque, sono in pista anche i consulenti del lavoro e le Poste che, a chi passa allo sportello fornisce sì stampa del certificato, ma a pagamento (3,30 euro). Il versamento – affermano le Poste – è previsto dalla stessa legge di Stabilità , ma la spiegazione non convince Federconsumatori. «Non c’è nulla di male nel tentativo di tagliare i costi e risparmiare tonnellate di carta – precisa Rosario Trefiletti, presidente dell’associazione – ma tutti devono avere la possibilità  di ottenere il cartaceo gratis».


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C’È UN PAESE CHE NON S’ARRENDE

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In altre stagioni ci saremmo divisi tra ottimisti e pessimisti. Oggi, purtroppo, non c’è partita e i dati del Bollettino economico di Banca d’Italia lo ribadiscono. Peggiorano le stime sul Pil che nel 2013 scenderà  dell’1% e non dello 0,2% come indicato in precedenza e anche l’occupazione subirà  un ulteriore taglio dell’1%. Scattata e condivisa la fotografia dei guasti della recessione, si sente però l’esigenza di completare l’operazione e di parlare a quella parte del Paese che non solo non si arrende ma qualche risultato lo porta a casa pur camminando controvento.

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La fotografia della situazione è la seguente: la crescita degli ultimi anni ha fatto affidamento su un colossale boom delle costruzioni alimentato da un’impennata dei prezzi degli immobili, che mostra tutti i segni classici di una bolla speculativa.

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