Il lungo addio a Chà¡vez «Sepolto accanto a Bolà­var»

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RIO DE JANEIRO — I singhiozzi in silenzio della madre Elena, piegata sulla bara; le figlie, i fedelissimi del regime e l’amico boliviano Evo Morales, il più svelto ad arrivare. E poi il primo bagno di folla per il feretro, un serpentone rosso fuoco per le strade di Caracas. L’addio a Hugo Chà¡vez sarà  lungo, sette giorni di lutto nazionale, e un funerale che si prevede colossale domani. Qualcuno ha già  coniato l’espressione «scomparsa fisica», che il popolo chavista nelle strade — o urlando nei microfoni delle radio e delle tv — già  coniuga con l’idea di eternità . Dall’hasta siempre! della mitologia cubana, al «Chà¡vez vive!» di oggi, il Venezuela al potere si prepara a una soluzione nordcoreana, almeno per qualche tempo. Un leader che guarda dall’alto e non è mai morto, per vegliare sulle prossime elezioni, molto ravvicinate. E per rimuovere il dubbio ricorrente: può esistere un chavismo senza Chà¡vez? Nell’esercito si fa strada l’ipotesi di far riposare il leader scomparso al Pantheon nazionale, a fianco al suo mito, il libertador Simon Bolivar. Una decisione forte, ma non ancora presa. Chà¡vez avrebbe chiesto difatti di essere sepolto nella sua cittadina natale, Sabaneta, sotto un albero che amava da bambino. Ieri mattina c’è stata la prova generale del funerale. Il feretro di Chà¡vez ha percorso le strade di Caracas, ben 13 chilometri, dall’ospedale militare fino all’accademia dell’esercito dove ci sarà  oggi la camera ardente. Centinaia di migliaia di persone lo hanno accompagnato, vestiti con la tradizionale maglietta rossa. Molti in lacrime. A fianco ai familiari la prima linea del potere, Nicolas Maduro, Diosdado Cabello e Rafael Ramirez, la triade politica, militare e petrolifera che regna sul Venezuela. Insieme a Morales.
Tutti gli altri leader dell’America Latina stanno arrivando per l’ultimo saluto a Chà¡vez. Aldilà  della prossimità  ideologica di uno o l’altro al leader scomparso, è una perdita che coinvolge tutto il continente, e in modo inedito. Basti pensare che il lutto nazionale è stato proclamato anche in Brasile, Ecuador, Panama oltre che a Cuba. L’età  non permetterà  a Fidel Castro di salutare colui che considerava un figlio e l’erede politico. Ma ci sarà  il fratello Raul. L’attesa a Cuba per i prossimi eventi politici in Venezuela è spasmodica, perché la dipendenza economica dal chavismo è molto forte. La probabile vittoria di Maduro alle prossime elezioni rassicura per ora il castrismo. Ma gli aiuti sono un costo che a un certo punto potrebbe non essere più sostenibile, e non sono troppo popolari in Venezuela, nemmeno tra i sostenitori di Chà¡vez.
L’opposizione rispetta il lutto, e il dolore sincero che milioni di persone sentono in queste ore. Ma è già  pronta a questionare le prime mosse del dopo Chà¡vez, a partire dal sorprendente passaggio dei poteri al vice Maduro. Secondo la Costituzione sarebbe Cabello, leader del Congresso, a dover ora gestire il Paese e convocare le prossime elezioni. Perché cominciare una nuova fase con questa forzatura? Vero è che Chà¡vez è stato esplicito, nominando Maduro come suo erede politico nell’ultimo discorso pubblico. Può darsi quindi che escludere Cabello anche da una simbolica presidenza ad interim, di poche settimane, sia un segnale di un regolamento dei conti avvenuto, e concluso. Da qui la voce, tornata in forze ieri, di una morte di Chà¡vez avvenuta tempo fa e nascosta fino alla fine della battaglia di successione. Come avvenne per Mao, insomma.


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