Il Pdl e la scelta della cautela «Il Pd sta facendo melina»

by Sergio Segio | 4 Marzo 2013 7:50

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ROMA — Nel Pdl si guarda con una certa preoccupazione a quanto avviene nell’altra metà  del campo perché l’impressione è che non si abbia ben chiaro che la chiave di tutto è l’economia. Che il Paese abbia bisogno di una guida stabile e proprio per questo offrire ai mercati l’immagine di Paese che non vuole precipitare nel caos. Perché, come fa notare un esponente dell’inner circle berlusconiano, «si deve rimettere in moto il Paese. La crisi morde, occorre, quindi adottare quelle misure che abbiamo indicato durante la campagna elettorale: tagliare le tasse, immettere liquidità  nelle tasche dei cittadini, in modo da favorire la ripresa dei consumi e quindi dell’economia».
Al momento il profilo che il gruppo dirigente ha scelto è quello della riservatezza, di giocare di rimessa, di non offrire pretesti all’avversario. E in questa chiave va letta l’assenza di Silvio Berlusconi alla manifestazione di Milano per la vittoria di Roberto Maroni in Lombardia. Una scelta fatta dallo stesso Cavaliere e apprezzata dai maggiorenti che ripetono: nulla è cambiato dopo il videomessaggio che conteneva l’offerta di collaborazione per arrivare a formare un esecutivo di larghe intese con una piattaforma da negoziare con il Pd, partendo dalla riduzione delle tasse, dei costi della politica, del numero di parlamentari e della sostituzione del Porcellum.
La parola d’ordine è, quindi «stiamo a vedere». L’iniziativa è ora nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che appena rientrato dal viaggio in Germania ha invitato le forze politiche al senso di responsabilità . Un invito che, viene fatto osservare, «noi abbiamo raccolto ma non il Pd che con Pier Luigi Bersani continua attaccare il Pdl». Bersani, rileva Fabrizio Cicchitto, «sta con il piattino in mano in attesa che Grillo gli dia qualcosa ma Grillo non ci pensa per nulla e gli sputa in faccia».
Anche Paolo Bonaiuti condivide l’analisi di Cicchitto. «È da quasi una settimana — osserva — che stiamo assistendo allo stesso film: Bersani cerca il dialogo con il Movimento 5 Stelle e Grillo gli risponde con parole non lusinghiere». La palla resta nel campo del Pd. Loro, aggiunge il portavoce di Berlusconi, «hanno escluso qualsiasi accordo con il Pdl. E da questa posizione non si sono mossi».
Insomma, lo stallo è totale ed è una situazione in qualche modo ricercata, secondo l’analisi dei dirigenti del Pdl. Il fatto innegabile, a giudizio di Gaetano Quagliariello, è che «il Partito democratico non ha la maggioranza e quindi la forza per formare un governo. Cerca, però, di prendere tempo e impedire a Napolitano di svolgere il proprio lavoro. Fanno melina per arrivare poi ad eleggersi da soli il nuovo capo dello Stato». Sarebbe il «trappolone» da molti paventato, cioè quello di scegliere il successore di Napolitano con i voti di una minoranza. Se ciò avvenisse, avverte Quagliariello, «saremmo al limite dell’eversione». Si realizzerebbe un evento — l’elezione del Presidente con nemmeno un terzo dei rappresentanti necessari — in palese violazione del «principio di cautela». Tale principio era stato richiamato dalla Corte costituzionale, quando invitò Camera e Senato a modificare la legge elettorale nella parte che riguardava il premio di maggioranza per l’assemblea di Palazzo Madama.
In questo quadro, il Cavaliere e il Pdl attendono le mosse del presidente della Repubblica. Ma si stanno preparando anche all’eventualità  che, non riuscendo a formare un governo stabile che abbia il taglio delle tasse e lo sviluppo come priorità , si giunga a nuove elezioni, dopo avere cambiato la legge elettorale. Una cosa è certa, dicono, «non siamo disposti ad appoggiare un governo di minoranza, meglio tornare davanti ai cittadini».

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