Lo Stato pagherà  alle imprese solo 3 milioni su 70 miliardi

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Proprio il ministro che un anno fa, al convegno Ambrosetti di Cernobbio, di fronte al pressing della Confindustria e di artigiani e commercianti, annunciò un intervento risolutivo del governo Monti, quello che poi si tradusse nel meccanismo della certificazione dei crediti.
Al gennaio scorso il bilancio di quella operazione parla chiaro: 1.227 amministrazioni abilitate all’utilizzo della piattaforma di certificazione (oltre 900 sono Comuni del Centro Nord, solo 70 sono enti del servizio sanitario); 71 certificazioni rilasciate per circa 3 milioni di euro su 467 istanze presentate dalle imprese, per circa 45 milioni di euro. «Una goccia nel mare dei 70 miliardi» ammette lo stesso Passera. Che però non ci sta a portare da solo la croce del fallimento dell’operazione, essendo stato peraltro a lungo sostenitore di un’altra modalità  di pagamento dei debiti, quella attraverso l’emissione di titoli di Stato, bocciata dal ministero dell’Economia.
Ed è sempre il Mef, a ben guardare, che ha predisposto la parte più importante della macchina per la certificazione dei crediti: i decreti. «Saranno pronti entro pochi giorni» diceva il ministro Vittorio Grilli il 13 maggio scorso. Ma è il 2 luglio quando vengono pubblicati sulla Gazzetta ufficiale numero 152. Le norme illustrano le modalità  di certificazione del credito da parte delle imprese e la compensazione dei crediti «certi, liquidi ed esigibili» con i debiti di natura fiscale iscritti a ruolo. Nel frattempo l’Abi (l’associazione delle banche) si è seduta a un tavolo con le imprese e le cooperative dando finalmente disponibilità  a mettere a disposizione 10 miliardi di euro per consentire alle imprese di avere un anticipo immediato sui crediti.
Ma purtroppo non basta neanche questo a sbloccare la situazione: a ottobre scorso infatti mancava ancora il regolamento del Fondo di garanzia. Quanto alla piattaforma, che doveva essere predisposta dalla Consip, è il 20 ottobre quando viene resa disponibile per l’accreditamento delle pubbliche amministrazioni e il 28 novembre, quando le imprese possono fare altrettanto. E manca sempre l’interfaccia tra la piattaforma e le banche…
Intervistato dal Corriere domenica scorsa il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, ha lanciato accuse precise circa le lungaggini dell’operazione-certificazione dei crediti. «I ritardi della messa in opera del meccanismo hanno un nome e cognome – ha detto -: è la Consip che ha fornito solo adesso le modalità  per la certificazione. Per non parlare delle banche che fanno molte difficoltà  a anticipare il pagamento se il debito non è tracciabile».
Ma l’Abi non ci sta e accusa la Consip di aver inviato solo il 20 febbraio al consorzio Cbi, che lavora per le banche all’interfaccia, «le informazioni essenziali» per portare a termine il necessario collegamento. La Consip respinge a sua volta l’addebito: «Non può esserci imputato alcun ritardo dal momento che il collegamento tra la piattaforma per la certificazione e il sistema Cbi è stato collaudato a partire dal 29 novembre, in base alla tempistica concordata con il ministero dell’Economia». Quanto al passaggio dalla fase di collaudo all’operatività  della connessione piattaforma, «è avvenuto il 2 febbraio 2013, in quanto il certificato digitale di sicurezza necessario per il collegamento, richiesto da Consip il 23 novembre, è stato rilasciato dalla Cbi il 23 gennaio». Insomma per Consip è il consorzio che lavora per le banche che deve ancora chiudere il cerchio «portando a termine le azioni necessarie» per avviare la piattaforma.
Nel frattempo è passato un anno, e quelle 71 aziende che a gennaio hanno ottenuto la certificazione dei crediti stanno ancora aspettando…


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