Ma adesso serve un decreto Grilli e Passera divisi sui tempi

by Sergio Segio | 22 Marzo 2013 8:13

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Sul punto si è registrato un disaccordo con il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera che, in sede di consiglio dei ministri, ha insistito perché il decreto sia pronto per mercoledì prossimo, a prescindere dal governo che dovrà  metterlo poi in campo. «Bisogna fare in fretta» avrebbe detto, rinunciando a partecipare alla conferenza stampa post consiglio proprio per marcare la sua posizione.
Cosa è possibile dire già  da adesso? Prima di tutto che non sarà  direttamente lo Stato il pagatore: «Sarebbe assurdo chiedere alle amministrazioni di mandare milioni di fatture al Tesoro — aveva già  detto, mercoledì scorso, Grilli a IlSole24Ore —: loro sanno chi sono i loro fornitori e potranno pagarli direttamente. Da parte nostra ci sarà  un controllo ex post non ex ante».
Stabilito chi debba pagare, resta da capire dove debbano reperirsi le risorse. Anche questo il ministro aveva già  chiarito, spiegando che le spese per investimento dei Comuni (circa 10 miliardi sui 70 totali stimati) sono finanziabili con le risorse che spesso questi hanno ma che non possono spendere a causa del Patto di Stabilità .
Ora la nota emessa ieri dal governo prevede un allentamento di quel patto, e in particolare l’utilizzo degli «avanzi di amministrazione» disponibili (ma è da chiarire se potranno essere usati anche la liquidità  di cassa e una parte dei residui passivi). Si prosegue poi autorizzando le Regioni a derogare al tetto alla spesa corrente corrispondendo agli Enti locali le somme da questi contabilizzate come residui attivi. Mentre laddove la liquidità  manchi del tutto, si prevede l’istituzione di fondi rotativi per assicurarla a Regioni e Enti Locali, con l’obbligo di restituzione in un arco temporale «certo e sostenibile».
Grilli ha spiegato che per i debiti legati alla spesa corrente delle amministrazioni in sofferenza di cassa lo Stato potrà  emettere titoli del debito per riversare la liquidità  così raccolta agli enti interessati. Oppure lo Stato potrebbe pagare alcuni debiti direttamente con titoli di Stato. Mentre ha escluso il ricorso alla Cassa depositi e prestiti: «È un soggetto privato, fuori dalla Pa, non ha senso usarla per pagare debiti che non sono suoi».
Quanto ai debiti del comparto sanitario, anche qui si profila la concessione di anticipazioni di cassa, per debiti relativi a operazioni già  conteggiate negli esercizi finanziari precedenti ai fini del calcolo dell’indebitamento netto, che verranno successivamente restituite secondo un piano di rientro finanziariamente sostenibile. Infine si provvederà  ai rimborsi fiscali pregressi a carico dello Stato attraverso l’utilizzo delle giacenze di tesoreria.
Grilli ha aggiunto che una piccola quota del maggior deficit potrà  essere usata per lanciare investimenti pubblici in cui vengano utilizzati i cofinanziamenti europei che altrimenti andrebbero persi.
Che fine fa il meccanismo della certificazione dei crediti che avrebbe dovuto consentire ai creditori di farsi anticipare dalle banche i relativi importi? Per Grilli ha prodotto pochi risultati e ha persino «messo in difficoltà » le banche che quella liquidità  non l’avevano. Tuttavia, secondo il ministro, «i crediti dovranno essere esigibili», quindi «per la rendicontazione la piattaforma digitale costruita tornerà  utile».
Antonella Baccaro

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