Mps, profondo rosso da 3,17 miliardi

by Sergio Segio | 29 Marzo 2013 7:23

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MILANO — Monte dei Paschi archivia il duro 2012 con un bilancio di pulizia più radicale rispetto al preventivabile. La perdita netta è 3,17 miliardi (un miliardo più delle attese del mercato), dopo svalutazioni di crediti per 2,67 miliardi. «È il bilancio della svolta», ha detto l’ad Fabrizio Viola. Purtroppo dietro la curva il manager troverà  una banca sì risanata, ma con le incognite di ritrovare un’operatività  a prova di recessione, e una redditività  che possa ripagare i 4 miliardi di prestito del Tesoro. Pena una nazionalizzazione a tappe.
Non sono solo le scorie della turbofinanza della vecchia gestione a segnare i conti. Il riassetto degli strutturati Santorini, Nota Italia e Alexandria pesa per 700 milioni, come già  detto a gennaio. È la qualità  del credito a incidere di più: l’ultima ispezione di Bankitalia (parallela a quelle appena svolte sui principali istituti) ha moltiplicato gli accantonamenti. Solo nel quarto trimestre la voce pesa per 1,37 miliardi, di cui oltre metà  “consigliati” dalla vigilanza. «Mai come oggi gli occhi sono puntati sulla qualità  del credito », ha detto Viola, che con questa ripulitura di attivi porta la copertura delle sofferenze Mps al 57,9%, contro una media del 51,3% dei primi sette istituti nazionali. Poi ci sono gli avviamenti, che già  nel 2011 avevano condotto i conti Mps a un rosso di 4,7 miliardi, e l’anno scorso sono stati quasi del tutto azzerati: circa 1,6 miliardi tra goodwill, intangibili e la quota in Am Holding. Si aggiungano 311 milioni di oneri una tantum per incentivare il personale in uscita (pur in un calo complessivo dei costi del 3,7% per Mps, un terzo meglio della media banche Italia). Si consideri il mancato apporto del carry trade su titoli pubblici (solo 118 milioni nell’esercizio, perché i 26 miliardi di Btp sono in buona parte al servizio delle famigerate operazioni strutturate a saldo negativo). Si aggiunga che 171 milioni è costata la cedola dei Tremonti bond da 1,9 miliardi. Resta una banca che ha perso in un anno il 18% dei ricavi (-40% tra ottobre e dicembre), e ha una struttura delle entrate che ripaga a fatica i costi operativi, senza contare il costo del credito, che nell’Italia decotta ammala tutto il settore. Il patrimonio Core tier 1 a fine 2012 era l’8,9% (stabile); conteggiando i Monti bond emessi un mese fa, il patrimonio primario sale all’11,3%.
Frattanto proseguono le indagini degli inquirenti senesi. Ieri i pm Natalini e Grosso hanno incontrato, a Lugano, i colleghi ticinesi che hanno avviato un’indagine parallela con ipotesi di riciclaggio su Gian Luca Baldassarri, ex capo area finanza Mps in carcere. Incontro che i pm italiani
hanno definito «fruttuoso». L’altro ieri i due magistrati erano a Milano, dove la sede di Banca Nomura è stata perquisita e la Gdf ha sequestrato l’archivio informatico, ora nelle mani dei tecnici della Polizia Postale. S’indaga sull’acquisto di Antonveneta e sul derivato Alexandria, di cui Nomura fu controparte. Entro un paio di settimane tutti i dati dei giapponesi saranno tradotti e trasmessi ai pm, che vogliono verificare l’operazione di riassetto del “Cdo squared”, il contestuale finanziamento garantito da Btp, e accertare se siano state retrocesse somme a Baldassarri, che ne fu il regista e per Alexandria è indagato in concorso con l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni.

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