Ora Xi Jinping è atteso al varco della rinascita

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PECHINO. Comincia oggi l’Assemblea Nazionale Popolare (Anp), l’organo più simile al Parlamento di cui si è dotata la struttura politica della Repubblica Popolare Cinese. Domenica era iniziata invece la conferenza consultiva, organo di suggerimento nei confronti del governo, popolata da star e personaggi noti del mondo cinese. Per questo motivo l’evento viene chiamato in gergo le «due sessioni». L’Anp in particolare quest’anno sancirà  la nomina di Xi Jinping a Presidente della Repubblica e quella di Li Keqiang a premier del governo cinese. Non solo, perché l’Assemblea sarà  chiamata di fatto a ratificare tutte le decisioni che dovranno garantire gli obiettivi di governo e nominare un numero corposo di ministri, funzionari e vice premier, che permetteranno di capire quale sarà  la direzione intrapresa dalla dirigenza cinese.
L’unica certezza ad oggi è quella che riguarda la crescita: l’obiettivo fissato da Pechino è quello del 7,5, minore rispetto alle consuetudinarie due cifre del periodo della «fabbrica del mondo», ma in ogni caso obiettivo ambizioso. Per ottenerlo la Cina sta predisponendo misure che dovranno andare ad aumentare il mercato interno e raggiungere la periferia dell’Impero attraverso un ammodernamento dell’organo esecutivo e di alcuni ministeri. La Cina infatti è nella fase in cui ha bisogno di alleggerire il proprio impianto burocratico, favorendo la velocità  di esecuzione tanto del governo centrale, quanto degli organi preposti a governare nelle regioni. Per questo il Consiglio di Stato, il governo cinese, verrà  snellito, anche se in un modo che potrebbe risultare diverso da quanto tratteggiato nei mesi scorsi. «È molto probabile che non avverrà  l’estesa revisione che alcuni suggerivano qualche mese fa», ha detto al Wall Street Journal Ma Damien, esperto di Cina presso il think tank dell’Istituto Paulson.
Di sicuro ci sarà  l’accorpamento di alcuni ministeri, come quello dei trasporti e quello delle ferrovie, dopo gli scandali degli anni scorsi. Inoltre dovrebbe essere potenziato tutto ciò che riguarda il tema di sicurezza alimentare, con la necessità  di raggruppare in un unico super ministero tutte le agenzie adibite a questo ruolo. Infine chi otterrà  nuovi poteri – e probabilmente una rinomata importanza negli equilibri politici – è la State Oceanic Administration ovvero l’istituto responsabile del pattugliamento nel mar cinese del sud e nel mar cinese orientale.
Ci sono poi dei nodi ancora aperti, per i quali si aspettano le decisioni dell’organo legislativo, in una Pechino quasi primaverile dall’aria pulita (e c’è chi giura che non sia un caso che il cielo blu sia comparso in occasione dell’incontro al vertice) ma dall’internet blindato ancora più del normale. Uno dei punti più controversi è quello relativo all’urbanizzazione. La Cina vive da tempo il dilemma di essere ormai un paese urbano, in cui la maggioranza della popolazione, secondo l’ultimo censimento del 2011, vive nelle grandi città . Il processo di urbanizzazione però non ha visto un corrispettivo miglioramento delle condizioni civili di chi si sposta nei grandi centri. In Cina esiste ancora il sistema dell’hukou, una sorta di certificato di residenza creato in epoca maoista, che di fatto non consente al lavoratore del piccolo centro che si trasferisce nella grande città  di godere degli stessi diritti dei suoi nuovi concittadini. Si tratta di un tema che da tempo è in discussione e l’era di Xi potrebbe aprire questo squarcio, su un istituzione ormai anacronistica.
Paese che attende al varco proprio lui, Xi Jinping. Presentatosi dopo la nomina all’ultimo congresso con un discorso improvvisato, quasi da leader eletto, più che da funzionario del PCC, Xi Jinping dovrà  ora infliggere alla sua comandancia quel passo e quelle caratteristiche che segneranno i prossimi dieci anni. Per ora Xi ha parlato di «rinascita della nazione cinese», spingendo soprattutto su due tasti: una vicinanza al settore dei militari che ha confermato la sua politica estera decisa, l’insistere sul tema legato alla corruzione e alla conseguente sopravvivenza del Partito. In un recente discorso compiuto ai quadri di Partito a porte chiuse, Xi Jinping avrebbe esortato i membri del PCC «a non farsi comprare dal denaro», citando direttamente Mencio e a leggere la storia «come il miglior libro a disposizione». Xi avrebbe ancora una volta insistito sul parallelo tra Cina e Unione Sovietica, ormai un suo pezzo forte: «Perché l’Unione Sovietica si è disintegrata? Perché ci fu il crollo del Partito Comunista sovietico? – ha chiesto Xi – Una ragione importante è che i loro ideali e le loro convinzioni hanno vacillato. È bastata una parola sola di Gorbacev per sciogliere il Partito e provocare la fine di una grande realtà . Alla fine – ha concluso Xi – possiamo dire che nessuno si è dimostrato un uomo vero, perché nessuno ha provato a resistere».


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