Quasi-autocrazia magiara

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Sono giorni particolari quelli che sta attraversando l’Ungheria. L’Unione europea è ai ferri corti col governo di Viktor Orban per via del maxiemendamento costituzionale approvato la settimana scorsa dal parlamento, tramite il quale il premier ungherese avrà , in un sol colpo, la possibilità  di silenziare definitivamente la Corte costituzionale e scrollarsi di dosso l’unica istituzione di controllo capace di contrastarlo. I riflettori ora sono tutti puntati sul presidente della repubblica Janos Ader che dovrà  firmare la costituzione emendata e promulgarla. Si tratta di una semplice formalità . Nel suo messaggio alla nazione trasmesso dalla tv pubblica, ha fatto sapere ai propri connazionali che «il suo dovere di presidente è quello di firmare». E non c’era alcun dubbio di come stesse facendo egregiamente il suo lavoro, visto che a metterlo su quella poltrona era stato Orban, con l’intento di avere qualcuno che firmasse tutto quello che c’era da firmare. Ma nella «quasi-autocrazia» ungherese succede anche altro.
Succede per esempio che nella giornata in cui il presidente annuncia il suo «ok» al maxiemendamento, vengano assegnate delle onorificenze a tre individui che – cito una delle tante critiche arrivate dal mondo intellettuale – fanno parte delle categorie «estremisti e ciarlatani». Il primo, appartenente alla categoria «estremisti», si chiama Ferenc Szaniszlo ed è un giornalista di Echo Tv. Conduce un programma d’approfondimento, Vilag-Panorama, in cui la retorica nazionalista e antisemita trova libero sfogo. Tra le perle di giornalismo propugnate, vale la pena ricordare l’accostamento degli ebrei alla spazzatura: «È venuto il momento per l’Ungheria di liberarsi della spazzatura che la ricopre», ha detto, giocando sulle parole szemet (spazzatura) e szemita (ebreo). Per tutta risposta, una dozzina di giornalisti che in passato avevano ricevuto la stessa onorificenza, hanno restituito il premio al mittente, dicendosi sdegnati di essere paragonati a un razzista come Szaniszlo. Il secondo impresentabile, appartenente alla categoria «ciarlatani», si chiama Kornel Bakay, di professione archeologo. Dice di essere un grande estimatore degli scienziati nazisti e sostiene che Gesù non era un ebreo, bensì un principe persiano. Inoltre, afferma che l’antico Israele non sarebbe mai esistito e che la sconfitta dell’Ungheria contro i turchi nella battaglia di Mohacs (1526) è stata colpa degli ebrei. L’ultimo, ma non certo per importanza, anche lui categoria «estremisti». Si chiama Janos Petras ed è il leader della rock-band neonazista Karpatia. È stato premiato per aver composto l’inno della «Guardia ungherese», un gruppo paramilitare di matrice fascista legato al partito di estrema destra Jobbik (terza forza politica del Paese).
Ci sarebbe anche un quarto impresentabile, il Dott. Ajandok Eory. Ma lui, quantomeno, ha l’attenuante di non appartenere alla categoria dell’estremista antisemita. Il suo cavallo di battaglia è la teoria secondo la quale i cinesi avrebbero appreso la tecnica dell’agopuntura dagli ungheresi. Le prove? Un’antica tradizione magiara in cui i corpi dei morti venivano infilzati dalle spade per far uscire gli spiriti maligni.
Facile immaginare l’alzata di scudi del mondo della cultura e lo sdegno dell’ambasciatore israeliano.
A rincarare la dose, l’ennesimo intervento del Consiglio d’Europa che per bocca di Nils Muiznieks, commissario per i diritti umani, esprime «grande preoccupazione» e definisce tali riconoscimenti «un insulto alla storia e ai valori comuni» del vecchio continente. Ma di questi tempi, in Ungheria, è facile passare dal grottesco alla farsa ed ecco quindi il ministro delle risorse umane, Zoltan Balog, presentare le sue scuse per l’errore commesso dalla commissione ministeriale. «Quando ho firmato le onorificenze ero all’oscuro di chi fossero – si è giustificato con i giornalisti – e adesso è troppo tardi per revocarle». Almeno fino a quando le pressioni interne ed esterne non l’hanno costretto a fare marcia indietro. Ed ecco quindi il ministro pubblicare un documento ufficiale in cui si scusa ancora una volta per «l’errore commesso» e chiede a Ferenc Szaniszlo la restituzione del premio. In realtà , tutto ciò ha un preciso significato. Il prossimo anno ci saranno le elezioni e il partito di Orban, Fidesz, sta cercando di pescare voti nel bacino dell’estrema destra.
Nel frattempo, fonti ben informate fanno sapere che il «caso Ungheria» sarà  sul tavolo del prossimo summit europeo dei capi di governo, in cui sarà  presente anche Viktor Orban. Da alcune indiscrezioni trapelate, «l’opzione nucleare» (revoca del diritto di voto) è sempre più vicina.


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