Topicidi nell’insalata italiana venduta in Germania

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BERLINO — Veleno per topi nella lattuga proveniente dall’Italia? Il rischio esiste, e le autorità  tedesche stanno dando la caccia a quattro cassette che potrebbero essere contaminate. I commercianti hanno avuto ordine di distruggerle. A chi avesse già  mangiato l’insalata sospetta è stato consigliato di rivolgersi ad una struttura medica. Due anni dopo l’infezione provocata dai germogli di legumi, la Germania prende tutte le precauzioni per evitare un nuovo caso legato alla sicurezza alimentare. E l’allarme si estende a due regioni italiane, il Veneto e la Campania.
Tutto è cominciato quasi per caso, quando un grossista di Francoforte che distribuisce la lattuga prodotta dall’azienda «Ortofrutticola La Trasparenza» ha trovato veleno per topi in una della 110 cassette di una partita destinata al mercato della regione metropolitana Reno-Meno: 105 sono state immediatamente distrutte, ma le altre erano state già  vendute. Il sito Lebensmittelwarnung.de dell’Ufficio federale tedesco per la protezione dei consumatori si è attivato. Una delle cassette è stata poi «messa al sicuro» dal titolare dell‘Istanbul Markt di Offenbach am Main. Le rimanenti quattro, che contengono ciascuna dodici cespi di lattuga, erano state acquistate da commercianti ambulanti. Non è certo facile riuscire a rintracciare il percorso che hanno successivamente compiuto. Se fosse contaminata, sulle foglie dell’insalata sarebbero presenti piccoli granelli blu. Fortunatamente, il lavaggio diminuisce le probabilità  di un avvelenamento.
«Non si può escludere che la contaminazione possa essere avvenuta nel magazzino del grossista tedesco», ha precisato il ministero della Salute italiano. Come sempre avviene in questi casi, c’è molta preoccupazione anche per le possibili ripercussioni negative sul versante commerciale. «Occorre fare immediatamente chiarezza — ha affermato la Coldiretti — sulla reale origine della contaminazione per eliminare tutti i fattori di rischio e non mettere in pericolo il principale mercato di destinazione delle nostre verdure, con un fatturato di 380 milioni di euro nel 2013, il 38% del totale esportato in Germania». Un intervento urgente sul fronte della sicurezza alimentare è stato chiesto dal Codacons, che ritiene necessaria «l’approvazione di norme in grado di dare più garanzie ai consumatori e di tutelare la salute umana».
Le autorità  tedesche, intanto, stanno facendo tutto il possibile per accertare la dinamica esatta dell’episodio e per evitare che possa provocare danni alla salute dei cittadini. L’auspicio è che le indagini vengano compiute con più attenzione di quanto avvenne nel 2011 dopo lo scoppio dell’epidemia E.coli che provocò la morte di 32 persone in Germania e di una in Svezia. La soluzione fu trovata dopo una lunga catena di annunci e di smentite. Gli incolpevoli cetrioli spagnoli, messi immediatamente sul banco degli imputati e poi scagionati, furono per molte settimane boicottati dai consumatori. Alla fine fu accertato che l’infezione proveniva dai germogli di vari legumi prodotti da un’azienda biologica della Bassa Sassonia. Ci vollero però due settimane di tempo.


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