Usa, la rivoluzione “rosa” dei piloti dell’Air Force una donna guiderà  i cadetti

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NEW YORK — Il mestiere più “macho” delle forze armate americane non sarà  mai più lo stesso. Immortalati da Hollywood con un intero filone di film d’azione, i piloti da guerra sono sempre stati una categoria speciale. L’aristocrazia militare. L’élite che conduce la guerra “asettica” da 10.000 metri d’altitudine. Uomini- robot dal sangue freddo, i nervi d’acciaio, i riflessi istantanei da videogame. Soprattutto uomini: nel senso di maschi. Ma ora la rivoluzione rosa lanciata da Barack Obama per i militari Usa sconvolge anche loro. È di ieri la notizia-bomba: il capo della prestigiosa Air Force Academy sarà  una donna. Il laboratorio dove si formano i guerrieri del cielo avrà  come direttrice il maggiore generale Michelle Johnson. Sposata, con due figli, e 32 anni di carriera militare alle spalle, la Johnson è abituata a infrangere le barriere: fu sempre lei la prima donna-cadetto a uscire dalla Air Force Academy laureandosi nel 1981 come “wing commander” cioè capo squadriglia. Ma l’ultimo exploit è ancora più importante. Stavolta lei assume una posizione di comando e di formazione, proprio al vertice di un’aviazione militare che è stata colpita da gravi scandali sessuali. Le denunce per stupri e molestie ai danni delle aviatrici sono in continuo aumento. Sei cadetti sono stati denunciati per reati sessuali nel corso degli ultimi dodici mesi. Gli incidenti di questa natura sono in aumento del 50%, secondo un rapporto allarmato dello stesso Pentagono.
Ora tocca a questo generale con tre stelle aggredire una “cultura sessista” che è stata portata fino al parossismo proprio nella sua accademia. «La sua nomina – ha dichiarato William Thompson, che presiede l’associazione dei cadetti – è un segnale forte, che quel tipo di azioni e di atteggiamenti non verranno più tollerati ».
Ma la Johnson non è stata nominata solo per disciplinare un’accademia inquinata dagli scandali. Lei ha credenziali di tutto rispetto nel suo mestiere principale: la guerra. Nel suo curriculum figurano 3.600 ore di volo su otto tipi di apparecchi diversi.
È una specialista nel pilotaggio dei “tanker”, le cisterne volanti che devono rifornire i cacciabombardieri in cielo. Ha fatto l’istruttrice- pilota. Ha anche una visione geostrategica: ha insegnato scienze politiche, sempre nelle istituzioni militari. L’ultimo suo incarico prima della promozione: era in Belgio, in forza alla Nato come vicecapo della divisione “Operation and Intelligence” che include le missioni di spionaggio dai cieli.
La sua scalata ai vertici dell’accademia dei piloti da guerra è anche il suggello di un’operazione politica voluta da Obama, che solo poche settimane fa ha definitivamente aperto al “Soldato Jane” tutte le funzioni di combattimento in prima linea, abbattendo l’ultima frontiera nelle forze armate Usa. La Johnson non è la prima donna in assoluto a guidare un’accademia militare perché questo record le è stato sottratto dall’ammiraglia Sandra Stosz, nominata al vertice della Coast Guard Academy. Ma nell’immaginario non solo cinematografico, e nelle gerarchie non scritte delle élite guerriere, i piloti sono una categoria a parte.
La parola d’ordine del Pentagono è attribuire ogni scelta a criteri puramente meritocratici, niente “quote rosa” o altri tipi di “affirmative action”. Lo conferma lo stesso Thompson: «La scelta della Johnson è la prova che se sei all’altezza di quel posto, puoi conquistarlo». Un’altra donna che già  lavora nella Air Force Academy, Susan Schwab, sottolinea che la Johnson ha competenze di punta nella cyber-sicurezza, nuova frontiera strategica per gli Stati Uniti dopo le ripetute incursioni di hacker cinesi che hanno violato sistemi informatici del Pentagono. Un’altra missione delicata che attende la Johnson è di natura economica. La prima
donna a comandare l’accademia dei piloti, assume il suo incarico proprio mentre sul Pentagono si abbatte la mannaia dei tagli automatici di spesa, la legge antideficit che colpirà  in modo più che proporzionale i budget militari. Un compito delicato per tutti i capi militari è quello di amministrare la cura dimagrante senza perdere in efficacia.
Ma non c’è dubbio che la prima donna a guidare la U.S. Air Force Academy finirà  per essere giudicata soprattutto per i suoi risultati sull’altra sfida: la lotta contro i reati sessuali. Su questo terreno anche la rivoluzione rosa di Obama deve superare un test difficile. Stando a molti dati, sembra che la frequenza delle aggressioni e degli stupri all’interno delle forze armate sia aumentata via via che cresceva il reclutamento di donne. Quasi che gli abusi fossero un “danno collaterale” per la maggiore promiscuità . Un’altra interpretazione, meno negativa, vede nell’aumento delle denunce anche una conseguenza di miglioramenti nella trasparenza e nella tutela delle vittime. E tuttavia la stampa Usa ha rivelato casi ancora recentissimi in cui la donna stuprata nell’esercito viene circondata da reazioni di ostilità , colpevolizzata e marginalizzata dai suoi stessi superiori. L’arrivo della Johnson dovrà  segnare una svolta anche in questo.


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