Vendola: Bersani, serve un riformismo audace. Il popolo MS5 ascolterà 

by Sergio Segio | 3 Marzo 2013 8:20

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Ora lo si vede chiaramente, spiega, «il Pd e Ingroia hanno giocato sullo stesso schema: l’ossessione di Monti ha paralizzato la campagna elettorale. Anche perché intorno ai tecnici c’era un impressionante abbaglio mediatico. È brutto ricordare che lo dicevamo. Non si percepiva quanto profondo fosse il solco fra l’azione del governo e il paese, e incandescente il rancore verso le classi dirigenti. È una politica col torcicollo, che guarda da un lato e non sotto i piedi. Non sente le oscillazioni del terremoto che monta».
Il Pd che continuava a prospettare il dialogo con Monti ha schiacciato anche voi?
Abbiamo provato prima durante e dopo a dire che stavamo entrando in un mondo incognito. L’operazione Monti si è rivelata fallimentare, e non si è inteso che era in corso una rivoluzione.
Sul blog di Grillo c’è un fotomontaggio su di lei: tuona «Vendola si è ingrillato», ricorda che lei, il primo ad aprire alle 5 stelle la notte stessa del voto, in campagna gliene ha dette di ogni. Oggi Grillo vi insulta ogni giorno. Secondo lei un’intesa è possibile?
In uno scenario inedito serve grande coraggio. Il governissimo sarebbe la risposta più antitetica al significato del voto, sarebbe l’icona della politica rinchiusa nel palazzo. Infatti Grillo lo sponsorizza per rimettere in moto la macchina dell’assedio.
Al governissimo dice no anche Bersani. Ma lei voterebbe un governo «diversamente tecnico» – noi l’abbiamo chiamato così – indicato dal Colle?
Si stanno bruciando le tappe, forse per impedire che possa crescere nel parlamento e nel paese un’opzione innovativa. Anche Grillo sente la responsabilità  forte che oggi ha nei confronti del paese.
Non al punto di votare un governo Bersani.
La dovrà  sentire. Noi non dobbiamo giocare con Grillo, né consentirgli di giocare con noi. Lui è fuori dagli schemi delle alleanze, pensa che la mediazione e il compromesso siano uova di serpente. A Bersani, se sarà  incaricato, propongo: presentati con un governo di altissimo livello, non tecnocratico ma espressione della migliore cultura democratica. E con un programma di riformismo audace: 10 cose da fare nei primi 100 giorni – dall’antitrust all’anticorruzione, a provvedimenti di risarcimento sociale, al taglio delle spese militari – per scuotere dalle basi il paese. Starà  a Grillo l’alternativa: vuoi questo o, per calcolo elettorale, vuoi tornare al voto?
Quello che dice è tutto nel programma Bersani. Tranne, per ora, un vero taglio alle spese militari.
L’ho già  detto a Bersani. È una grande occasione. Ma quelli che mettono la croce sulle spalle di Bersani dimenticano che quella croce si chiamava Monti.
Circolano nomi per il governo: Settis, Piano. Lei a Bersani ha suggerito qualcuno?
Sì. Andare incontro al cambiamento significa consentire che esso si incarni in una biografia. Faccio un esempio con un nome che non è a disposizione della politica: se dici don Luigi Ciotti, chiunque capisce cosa vuoi fare. Il suggerimento che do a Bersani è: proietta sullo schermo della politica italiana un grande film. Vediamo l’effetto che fa.
E se Grillo dirà  no?
Tanti elettori di Grillo manifestano il loro entusiasmo non per un’alleanza ma per una convergenza programmatica.
Grillo però li invita a «non farsi fregare».
Ma lui, come tutti, non può fare a meno del rapporto con l’opinione pubblica e con la sua base elettorale. E comunque, calma: siamo ai preliminari. Bisogna avere pazienza e determinazione. Questa crisi non contiene solo elementi di minaccia alla convivenza e alla democrazia. Contiene anche l’occasione di un avanzamento sociale e civile. Per provarci, dobbiamo toglierci le lenti del passato. Pensare che Grillo possa essere circuito, lusingato, catturato è un’illusione che deriva dal non avere consapevolezza di essere precipitati in un’epoca nuova.
Walter Veltroni, sul Corriere, lo esclude e dice che «l’unica strada» è un governo di iniziativa del Colle. Il Colle lascia capire che non scioglierà  le camere.
Bisogna consentire che si consumino tutti i passaggi. E soprattutto aspettare che il M5S metta piede nelle aule parlamentari, prenda coscienza di cosa significhi entrare in un’assemblea legislativa. Bisogna evitare di consegnarsi a una deriva. Ogni scelta che cerchi di rimuovere Grillo è destinata a fallire.
Nel Pd c’è anche l’ipotesi di un mandato da premier affidato a Renzi.
Il Pd dovrebbe evitare di farsi la lotta politica sui giornali. Evitare sgambetti, le ipotesi politiche vanno praticate con serietà .
Renzi dice: se fossi a Roma direi ‘via al finanziamento ai partiti, destinare quei soldi agli sfrattati’. Sarebbe d’accordo?
Serve un segnale forte di riforma della politica e di sobrietà . Purché si limitino anche i finanziamenti dei privati: se no la politica che diventa proprietà  dei ricchi. Servono limiti di spesa per le campagne elettorali.
Comunque nel Pd si prendono in considerazione alcuni ‘piani B’.
I piani, A o B, debbono essere frutto del ragionamento su ciò che è accaduto. Se no tornano al potere gli strateghi della tattica, quelli che Pintor diceva che ‘di sconfitta in sconfitta ci porteranno alla vittoria finale’.
Se non dovesse andare in porto il suo governo, Bersani potrebbe farsi da parte. Lei ci sta pensando?
Mi pare una domanda prematura. Mettiamo lo sguardo sul paese: ci sono urgenze, come il finanziamento degli ammortizzatori sociali, che se ne infischiano dei calcoli elettorali. Tuttavia vedremo. La domanda di cambiamento c’è, il problema è come si trasforma in politica e in classe dirigente.
Vuol dire che Bersani è l’uomo anche della prossima fase?
Se noi depuriamo il centrosinistra e le 5 stelle dai loro difetti, resta la possibilità  dell’incontro di una carica riformista con una spinta radicale. Oggi c’è bisogno di una capacità  di equilibrio fra utopia e pragmatismo. Un uomo del fare, una persona leale e perbene come Bersani, la può interpretare.
Non doveva essere lei la ‘spinta radicale’ del centrosinistra?
Non abbiamo votato un anno fa. Forse perché qualche potere ha voluto impedire l’uscita a sinistra dal berlusconismo. Il rischio di rompersi l’osso del collo era elevato per me. Abbiamo ottenuto un insediamento elettorale, certo non siamo riusciti a catalizzare neanche uno dei 3 milioni e mezzo di voti che ha perso il Pd.
Cosa farà  per la presidenza della Puglia?
Per ora resto saldamente al mio posto. Ci sono assessori che sono diventati parlamentari, e quindi ci sarà  un rimpasto di giunta nei prossimi giorni. E un forte rilancio dell’azione di governo. Ho l’obbligo di dare una mano sulla scena nazionale. Ma penso di doverlo fare senza minimamente distrarmi dai principali dossier che riguardano la regione.
Il futuro di Sel è nel centrosinistra?
Il futuro di Sel è nella capacità  di contribuire al rimescolamento delle culture politiche, alla costruzione di una sinistra davvero plurale, capace di dare valore alle differenze. Ma oggi la sinistra, e Sel innanzitutto, debbono andare incontro al cambiamento. Esso è ambivalente, com’è ambivalente il populismo di Grillo. Io ho criticato anche aspramente le sue cadute di stile, le battute maschiliste, omofobe. Ma quelle appartengono più alla maschera. La sostanza del suo discorso è una critica corrosiva alla politica quando si separa socialmente, quando si trasforma in potere corruttivo.
Insomma una sostanza positiva.
Certo. E l’intonazione neocomunitaria e solidaristica degli ultimi discorsi di Grillo sono quanto di più lontano dall’apologia dell’individualismo proprietario di Berlusconi.

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