Viareggio, i morti accompagnano i vivi

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I morti accompagnano i vivi, nel silenzioso corteo che entra nell’area del Polo Fiere di Lucca. I familiari delle 32 vittime della strage di Viareggio hanno portato con sé le gigantografie dei loro cari. Le indossano fino alla porta d’ingresso dell’improvvisata, ma capiente, aula di giustizia dove si apre l’udienza preliminare sul più grave disastro ferroviario della storia d’Italia.
Ci sono le vittime, ritratte insieme in uno striscione che ricorda «Viareggio 29.6.2009. Niente sarà  più come prima». Ci sono i loro congiunti, che da quel giorno chiedono si faccia giustizia su quell’immane tragedia, e anche leggi che costringano a una maggiore sicurezza sul trasporto ferroviario di carichi pericolosi. Come quelle cisterne cariche di gpl che passavano a cento all’ora dalla stazione di Viareggio, mentre il treno merci che le trasportava stava deragliando. A mancare sono gli indagati: i 32 fra amministratori, dirigenti, funzionari e tecnici della multinazionale Gatx proprietaria dei carri merci deragliati; delle Ferrovie dello Stato e delle sue società  (Rfi, Trenitalia, Fs Logistica); e delle due imprese di manutenzione Officine Jungenthal di Hannover e Cima Riparazioni di Mantova. Tutti accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro ferroviario colposo, incendio colposo, lesioni colpose plurime e violazione delle norme antinfortunistiche.
Il primo atto dell’udienza preliminare davanti al gup Alessandro Dal Torrione è essenzialmente tecnico. E il giudice decide subito di stralciare le posizioni di Trenitalia, Fs Logistica, Rfi, della ditta di revisioni Cima e del suo titolare. Le difese hanno sostenuto di non aver ricevuto la mail con cui la procura ha notificato l’avviso di chiusura indagini. Il gup comunque non interrompe il procedimento, le cinque posizioni stralciate saranno riunificate alle altre nell’udienza in programma il 22 maggio prossimo.
Le richieste di costituzione di parte civile sono un centinaio, fra familiari delle vittime ed enti: ci sono anche la presidenza del consiglio, la Cgil (nella persona di Susanna Camusso), Medicina Democratica, la regione Toscana, la provincia di Lucca e il comune di Viareggio.
Intanto i familiari delle vittime ricordano i tanti, buoni motivi della loro presenza. Anche nelle altre occasioni pubbliche: «Abbiamo bisogno di giustizia – spiega Daniela Rombi dell’associazione ‘Il mondo che vorrei’ – non per avere pace, che non avremo mai, ma per placare l’inquietudine. Vogliamo giustizia perché una tragedia come questa non accada più. Perché sulla sicurezza le Ferrovie e la stessa Europa non facciano solo chiacchiere». «Questa strage poteva essere evitata – osserva il ferroviere Riccardo Antonini dell’Assemblea 29 Giugno – sarebbe bastato adottare accorgimenti di sicurezza dettati dal buonsenso e dalle normative. Oggi siamo qui anche per dare fiducia ai lavoratori che continuano a battersi per avere più sicurezza e salute nelle ferrovie». Per il suo impegno di consulente tecnico a sostegno dei familiari delle vittime Antonini è stato licenziato dalle Ferrovie, e si sta battendo davanti al giudice del lavoro per essere reintegrato. Ma oggi non si fanno polemiche, anche per evitare un eventuale spostamento del processo: «I familiari non vogliono cadere in provocazioni, massima indifferenza verso gli indagati, incluso l’ad Moretti».


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