Crisi, scandali e scarso carisma per Hollande sfiducia record

by Sergio Segio | 22 Aprile 2013 6:55

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PARIGI — Nessun presidente della Quinta Repubblica è mai stato così impopolare: solo il 25 per cento dei francesi è soddisfatto di Franà§ois Hollande. E proprio l’impopolarità  del presidente socialista anima le ultime speranze degli oppositori al matrimonio gay, tornati in piazza ieri pomeriggio a quarantotto ore dal voto finale del parlamento. Determinati, come al solito, ma meno numerosi: 45 mila secondo la polizia, 270 mila secondo la stima eccessiva degli organizzatori. Contemporaneamente, poche migliaia di persone (3 mila per la polizia) si sono radunate alla Bastiglia per sostenere la legge. Il capo dello Stato, tuttavia, non ha nessuna intenzione di cedere alla piazza: abbandonare il provvedimento significherebbe confessare un’impotenza che va al di là  di quella dimostrata nel gestire la crisi economica. E proprio la debolezza nei sondaggi obbliga il presidente a resistere.
Il tracollo di Hollande nei sondaggi è senza precedenti: 6 punti percentuali persi in marzo, altrettanti in aprile. Gli scontenti dichiarati sono il 74 per cento, cifra mai raggiunta. La crisi economica, la costante crescita della disoccupazione, la scarsa incidenza della politica economica del governo, la poca chiarezza della linea da seguire, le promesse di campagna sacrificate in nome del realismo: le ragioni della discesa agli inferi sono numerose. L’affare Cahuzac, il ministro
del Bilancio con un conto bancario all’estero che ha mentito al parlamento, ha fatto il resto, mettendo in luce i lati deboli del presidente: l’incertezza nelle scelte, l’assenza di autorità , un carisma inesistente. Critiche a volte eccessive, ma che mettono a nudo la realtà : tra i francesi e Hollande, eletto grazie a due milioni di
schede bianche al ballottaggio, non c’è mai stato un grande amore.
Scelto di malavoglia dal paese, oggi paga anche responsabilità  che non sono sue, come la crisi. Gli oppositori della legge sul matrimonio «per tutti» tentano fino all’ultimo di sfruttare la debolezza presidenziale, anche se l’iter parlamentare è ormai agli sgoccioli: l’Assemblea nazionale, dopo le dichiarazioni di voto, lo approverà  in via definitiva domani. Poi toccherà  al Consiglio costituzionale pronunciarsi sul testo prima della sua promulgazione.
Gli oppositori, insomma, hanno ben pochi mezzi per bloccare il provvedimento e la manifestazione di ieri è servita soprattutto a smarcarsi dagli eccessi di alcuni gruppuscoli radicali, molto attivi negli ultimi giorni e protagonisti anche di aggressioni omofobe. Ma i promotori del movimento s’interrogano sul futuro politico: Frigide Barjot, l’umorista che è diventata in pochi mesi la loro vera leader, ha avanzato l’idea di presentare liste alle comunali dell’anno prossimo, tanto che alcuni commentatori parlano di una sorta di Beppe Grillo in gonnella.

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