Dai videopoker agli psicofarmaci senza ricetta ecco le nuove droghe degli adolescenti

by Sergio Segio | 24 Aprile 2013 6:25

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ROMA â€” Davanti alla scuola tanta gente, otto e venti, prima campana. «E perché dovrei spegnere quella sigaretta?», sorride da sotto il suo ciuffo biondo Luca, 16 anni portati con la leggerezza con cui tiene quella Marlboro in bilico tra le labbra. «Mica mi faccio le canne, io. Però gioco, sì. Scommetto sul calcio, ogni sabato. E faccio qualche torneo di poker su Internet». Che non si può, se non si è maggiorenni. Ma Luca se n’è già  andato, «scusa ma ho il compito in classe di latino». L’idea che anche lui faccia parte di quell’8 per cento col vizio del gioco d’azzardo, una preoccupante novità  dell’ultima ricerca del Cnr sulla popolazione studentesca, non lo sfiora nemmeno. Oggi Cicerone o Seneca, sabato c’è da azzeccare il risultato di Torino-Juventus. E via così.
Al liceo classico Visconti, uno dei più rinomati del centro di Roma, ti guardano con sufficienza quando inizi a recitare i dati dell’Espad, il rapporto sul consumo di droghe, alcol e dipendenze varie realizzato su un campione rappresentativo dei 2,5 milioni di studenti italiano tra i 15 e i 19 anni. Uno su quattro ha fumato almeno una volta una canna (la media europea è più bassa) e il 15 per cento lo fa spesso, il 4 per cento ha sperimentato cocaina e pasticche, l’uso di eroina (l’1,7 per cento dei ragazzi dichiara di averla provata) per la prima volta è tornato a crescere di qualche zero virgola. «Sì sì, come al solito ci considerano tutti drogati e alcolizzati — minimizza Silvia, prima ginnasio, quadernone a quadretti sulle ginocchia con una sfilza di equazioni da risolvere — ma non è così. Non qui al Visconti, almeno. Qui siamo “regolari” ». Liberamente tradotto, significa figli della Roma borghese che lavora, pochi problemi, molte prospettive. La preside Clara Rech conferma: «Non ho notato comportamenti preoccupanti nei miei studenti, forse i dati si riferiscono agli istituti in periferia ».
Però qualche “irregolarità ” si scorge anche qui. Ad esempio quando il discorso cade sull’altro nuovo vizio che mette a rischio la salute dei giovanissimi, rilevato dall’Espad: il consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica, dichiarato dal 15 per cento dei ragazzi. Silvia ora non minimizza più. «Beh, io qualche volta prendo le pasticche per dormire di mia nonna. Sai, lo stress prima dei compiti in classe. No, non me le ha prescritte il medico. Per le diete, poi, tutte prendiamo qualche pillola strana. Magari funzionassero…». Magari bastasse risolvere equazioni per sconfiggere l’insonnia. Tra l’altro aggravata, in alcuni casi, dal consumo smodato degli energy drink, quelle bevande analcoliche contenenti caffeina, taurina, carnitina, creatina, guaranà  e altri stimolanti. «Meglio una birra», pare essere l’opinione più o meno condivisa al Visconti. Però nei distributori automatici quelle lattine ci sono anche qui, e comprarle è diventata un’abitudine per il 27 per cento degli studenti italiani. «All’apparenza non sembrano preparati dannosi — spiega Sabrina Molinaro, a capo del team di epidemiologia dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr che ha condotto la ricerca — però abbiamo notato un dato curioso: chi ne fa uso mostra una tendenza a ubriacarsi con bevande alcoliche doppia rispetto alla media.
La colpa potrebbe essere dei cocktail a base di superalcolici e energy drink».
Di chi sia la colpa del dilagare del gioco d’azzardo tra i giovanissimi, invece, è ancora da chiarire. Ma i dati raccontano che il 19 per cento di chi gioca rientra nelle categorie dei giocatori problematici o a rischio di sviluppare dipendenze, che i maschi sono più attratti da poker alla texana, slot machine, scommesse sportive, mentre alle femmine piace il Gratta e Vinci e il Superenalotto, che il primato degli studenti giocatori spetta ai calabresi col 54 per cento. «Quanto gioco io?
— ammette per niente imbarazzato Francesco, 17 anni — anche cinquanta a botta, sempre sul calcio. E c’azzecco pure… non sempre, eh». Secondo l’Espad la stragrande maggioranza non scommette più di 10 euro al mese. E però c’è da tenere d’occhio quel 6 per cento che spende più di 51 euro. «Mah, a me questi ragazzi non sembrano molto diversi rispetto a quelli di una volta — chiosa la signora Angela, bidella storica dell’istituto dal 1987 — vuole sapere qual è il loro vero vizio? Che non hanno più rispetto di niente».

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