È fuori legge commerciare e vendere armi

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NEW YORK. Tre mesi e mezzo dopo la strage alla Sandy Hook Elementary School, il parlamento del Connecticut annuncia di essersi accordato su quello che parrebbe essere uno dei pacchetti di leggi sul controllo delle armi più restrittivo degli States. Certificati di idoneità  per l’acquisto di qualsiasi fucile, pistola o munizione, stretti controlli sul background di chiunque acquisti armi, cento tipi di armi d’assalto aggiunte a quelle la cui vendita è già  bandita nello stato e il veto alla messa in commercio (ma non al possesso) di caricatori da oltre dieci pallottole sarebbero tra i provvedimenti previsti nella legge che, frutto di lunghe trattative bipartisan, sarà  firmata dal governatore democratico Dan Patrick Malloy. Non stupisce che uno stato “blu” e teatro della sparatoria, in cui il 14 dicembre scorso sono rimasti vittima 20 bambini e 8 adulti (inclusi l’autore della strage, Adam Lanza, e sua madre), si muova per regolamentare il commercio delle armi da fuoco. Gli stati liberal di New York e del Colorado hanno già  approvato leggi analoghe. In una lunga lista di massacri imputabili alla selvaggia proliferazione di pistole, fucili d’assalto, megacaricatori e mitragliette Newtown ha fatto “la differenza”, se non altro per essere riuscita a riportare la questione del controllo delle armi a Washington, all’attenzione di una Casa Bianca che aveva evitato il problema e di un Congresso storicamente riluttante ad affrontarlo. Insieme alla riforma dell’immigrazione, il controllo delle armi è infatti una della questioni calde che attende il Congresso al ritorno dalla pausa, il 10 aprile prossimo. Dalle anticipazioni, però, a Capitol Hill le cose potrebbero andare molto diversamente rispetto al parlamento del Connecticut. Obama è preoccupato abbastanza dall’essersi sentito in dovere, giovedì, di rivolgere un appello ai politici perché Sandy Hook non venga dimenticato. Lunedì, mentre un pubblico ministero del Colorado chiedeva la pena di morte per James Holmes (ha ucciso 12 persone in un multiplex di Aurora l’estate scorsa) alcuni familiari delle vittime di Newtown erano stati invitati alla Casa bianca per l’annuale caccia alle uova di Pasqua. Oggi il presidente è atteso in Colorado presso un’accademia di polizia, dove rilancerà  il dibattito davanti al paese per fare pressione su Washington. In realtà , avvertiva il Washignton Post di ieri, la riforma che caldeggia è a rischio. Eppure, anche se non si tratta di cambiamenti sismici come quelli che hanno determinato gli scarti d’opinione pubblica rispetto a immigrazione e nozze gay, è proprio dal paese che arrivano dati che parrebbero scalfire l’immagine granitica dell’America spasmodicamente avvinghiata alla sua Colt.
È vero che le vendite di pistole e fucili vari sono aumentate dopo l’elezione di Obama e persino dopo Newtown ma, secondo una recente inchiesta del New York Times, la percentuale di abitazioni dotate di armi da fuoco negli States sarebbe in calo da quarant’anni a questa parte. Stimata intorno al 50 per cento negli anni settanta, sarebbe oggi del 34 per cento. «La realtà  è che l’aumento delle vendite delle armi è imputabile per la maggior parte a chi ne possiede già », ha detto al Times il direttore del John Hopkins Center for Gun Policy and research Daniel Webster facendo eco ai dati registrati da altri gruppi di ricerca, come il General Social Survey, e a tre trend costanti: la progressiva urbanizzazione degli Usa, il calo del crimine e quello della caccia. Solo un quarto degli americani oggi dice di cacciare, contro il 40 per cento del 1977. E le vendite di tradizionali armi da caccia che erano pari a metà  del mercato fino al 2008 oggi sono meno di un quarto. È previsto un crollo del 24 per cento entro il 2025. Importanti anche i numeri sull’età : mentre, per quanto riguarda gli anziani, i dati di possesso di armi sono praticamente immutati dagli anni ’70, rispetto al 45 per cento di quella decade, oggi solo il 23 per cento dei giovani al di sotto dei 30 anni si dice armato. Anche razza e genere sono fattori rilevanti: latinos e donne non sono grandi possessori di armi da fuoco, rispettivamente con il 16 per cento (contro il 61 per cento dei bianchi) e il 10 per cento.
Tutto farebbe in sostanza pensare che, come i repubblicani il novembre scorso, i fabbricanti d’armi si stiano trovando dalla parte sbagliata della curva demografica. O che lo saranno presto. Da lì a darli in via di estinzione c’è ancora moltissima strada. E la battaglia sarà  dura, probabilmente più di quella contro l’industria del tabacco. Al calo delle vendite di fucili da caccia, la lobby delle armi ha risposto concentrando i suoi sforzi di marketing su altri prodotti, e ottenendo un’impennata di vendite delle pistole (1.5 miliardi solo l’anno scorso) e delle armi d’assalto, i cui profitti sono letteralmente raddoppiati negli ultimi cinque anni. Va da sé che, con un costo che arriva anche a 50 cents a pallottola, i megacaricatori sono una manna per i fabbricanti di proiettili (può spararne anche 400 al minuto, promette la pubblicità  dell’AR 15, il fucile automatico usato da Lanza). Non è un caso che un bando federale delle vendite di armi da guerra ai civili (appoggiato persino dai vertici dell’esercito Usa) sia già  dato per sconfitto in partenza al Congresso.
Oltre all’aggiustamento sul prodotto, un recente reportage di Rolling Stone documentava anche alcune iniziative promozionali con cui l’industria starebbe cercando di fare breccia tra i Millenials. Importante, prima di tutto, conquistarli da piccoli («se no, entro i dieci anni sono già  assorbiti da videogiochi e dallo sport della scuola» nota Bud Pidgeon, presidente della Us Sports Alliance). Da qui l’esistenza di riviste come Junior Shooter (per bambini dagli otto anni in su), o di campagne come “Porta tua figlia al poligono di tiro” (per bambine al di sopra dei sei anni). Oppure la creazione di poligoni che replicano le complesse simulazioni dei videogame (pare che vadano fortissimo i bersagli zombie, ma ci sono anche bersagli terroristi e “la ex”). Ambitissimo il mercato femminile, specie quello delle suburban mom, al cui beneficio vanno intere linee di armi in varie sfumature di rosa, fondine da reggiseno e stilose borsette per contenere il tutto.
Donne delle middle class suburbana armate fino ai denti, bambini che crescono al poligono di tiro. È la storia di Nancy e Adam Lanza. Un horror già  visto.


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