Il “corridoio blu” rischia di trasformarsi in eco-mostro

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ORBETELLO — Il doppio filare dei piloni in cemento armato già  sfiora i tetti delle case di Albinia e avanza minaccioso verso la Laguna di Orbetello. Quell’obbrobrio è destinato ufficialmente a sostenere un cavalcavia per “saltare” la linea ferroviaria che collega Roma e Firenze passando per Civitavecchia, Grosseto e Pisa. Ma la stessa imponenza dell’eco-mostro fa pensare a un futuro raccordo con quell’autostrada della discordia che — in funzione del “corridoio tirrenico” — dovrebbe deturpare il territorio di una delle “zone umide” più protette d’Europa, con tutto l’ambiente e il paesaggio che la circonda.
È stata l’ultima disastrosa alluvione del novembre scorso a riaprire la querelle fra il Comune di Orbetello, quello di Capalbio e la Regione Toscana, che dopo tanti anni di polemiche e ritardi sembrava aver trovato ormai una soluzione di compromesso. E cioè: non più l’autostrada parallela alla statale Aurelia né quella che avrebbe dovuto percorrere e perforare le colline della Maremma; bensì un “corridoio blu” proposto dalla Società  autostrada tirrenica di cui è presidente il dalemiano Antonio Bargone, approvato dal Cipe nel 2008 ma ancora privo di Valutazione d’impatto ambientale.
Il nuovo tracciato era stato previsto per collegare La Torba a sud con Fonteblanda a nord, in modo da unificare la rete autostradale dal casello di Civitavecchia fino a Rosignano. Ma un taglio di 3,772 milioni di euro sul preventivo originario, imposto dall’ex ministro Giulio Tremonti, ha indotto i progettisti ad apportare una variante più economica: questa, però, attraversa l’intero territorio di Orbetello, lungo 25 chilometri e largo 7, lambendo pericolosamente la Laguna e sconvolgendo un territorio popolato da abitazioni, insediamenti industriali, esercizi commerciali e alberghieri, con oltre 500 svincoli diretti a poderi, campeggi, ristoranti, agriturismi, alberghi e così via.
Se prima dell’alluvione il progetto appariva già  controverso, dopo l’esondazione del fiume Albegna il rischio idraulico ha fatto scattare l’allarme in tutta la piana del Guinzone. E si parla di un’area che comprende circa un migliaio di ettari. Il “corridoio blu” minaccia, infatti, di trasformarsi in gigantesco collettore per un’altra valanga d’acqua che potrebbe abbattersi sul precario equilibrio su cui si regge l’eco-sistema della Laguna. Sarebbe una catastrofe, insomma, una sorta di Vajont annunciato.
Ma, a parte gli aspetti di natura idro-geologica, sono ancor più quelli ambientali e paesaggistici che verrebbero messi a repentaglio dal “corridoio blu” con tutte le conseguenze di ordine turistico ed economico che si possono immaginare. La Laguna costiera di Orbetello si estende per circa 27 chilometri quadrati, con una profondità  media dell’acqua di un metro. È una “Zona di protezione speciale”, in parte Oasi del Wwf, considerata “zona umida” d’importanza internazionale dalla Convenzione di Ramsar. Un deposito irriproducibile di natura e biodiversità , quindi, che non può essere impunemente “scassinato” dalle ruspe e dai bulldozer di un’autostrada.
Ora, sotto la pressione della popolazione e d’intesa con la Provincia di Grosseto, il sindaco di Orbetello Monica Perfetti (Pd) chiede una moratoria per riconsiderare l’impatto ambientale del nuovo tracciato. Un’alternativa possibile sarebbe quella di riprendere il progetto cosiddetto retro-collinare che passava a monte e sfiorava il Comune di Capalbio, con la potente lobby della sua “intellighenzia” di vip residenti e villeggianti. Al di là  delle comprensibili resistenze locali, c’è però anche la posizione contraria della Regione Toscana, presieduta dal governatore Enrico Rossi, anche lui del Pd, sulla quale premono le cooperative rosse interessate ai lavori dell’autostrada.
Ognuno, come si vede, ha le sue buone o cattive ragioni da difendere. Ma — come sostengono gli ambientalisti, da Italia Nostra a Wwf e Legambiente — non c’è scritto in nessun trattato europeo che il “corridoio tirrenico” dev’essere necessariamente un’autostrada. Un raccordo o una bretella a doppia corsia di una ventina di chilometri, da Fonteblanda a La Torba, potrebbe mettere in sicurezza l’Aurelia, bypassare il territorio di Orbetello e lasciare intatto il patrimonio naturale della Laguna. E magari, non scaricare sui pedaggi degli utenti i costi di lavori stradali che in questo caso più che mai toccano all’amministrazione statale.


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L’allarme viene questa volta da Greenpeace, o dalla sue sezione giapponese. A seguito di nuovi controlli sulla radioattività  effettuati la settimana scorsa a Fukushima e a Iitate, cittadina fortemente contaminata, Greenpeace ha scoperto che le stazioni di monitoraggio ufficiali sottovalutano sistematicamente i rischi delle radiazioni per la popolazione e che la gestione delle attività  di decontaminazione è ancora molto frammentaria, mal indirizzata, e insufficiente, con aree già  evacuate che ricevono più attenzione rispetto a quelle ancora densamente abitate.

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