Il programma-Letta: molte promesse e plateali silenzi

Loading

Letta -nel suo discorso alla Camera- afferma con una certa sicurezza che tra 18 mesi farà  una prima verifica sulle riforme istituzionali. Segno che ha intenzione di governare a lungo, almeno fino a che Berlusconi -che ipoteca il suo governo- glielo permetterà .
Letta non fa mancare le promesse, che non si sa come manterrà  . Togliere l’Imu, scongiurare l’aumento dell’Iva a partire da luglio, rifinanziare la cassa integrazione in deroga significa oltre 10 miliardi di risorse. Dove pensa di trovare i soldi, Letta non l’ha detto. Il timore (paventato anche da Fassina in un singolare intervento malpancista verso il governo) è quello di altri tagli: alla scuola, alla sanità , alle pensioni. Sicuramente -per recuperare le risorse- Letta non prefigura tagli alle grandi opere e agli F35, sui quali il premier non ha speso una parola. Che poi questi soldi -come dicono quelli del Pdl- si possano trovare da nuove tasse sulle sigarette e l’alcool significa solo colpire i poveri e far pagare le sigarette a 20 euro al pacchetto: pura propaganda. 
E’ curioso come Letta “voli alto” sulla necessità  di superare la precarietà  e rimettere al centro il lavoro dopo avere appoggiato per 17 mesi un governo che con la riforma Fornero ha indebolito i diritti dei lavoratori e aumentato la precarietà  dei giovani e delle donne. E mentre il governo nascente ha fornito una data certa per la posticipazione della prima rata dell’Imu, per gli esodati invece si vedrà  : una data non c’è.
E poi abbiamo il governo. Accanto ad alcune presenze importanti e di spessore (come quelle di Cecile Kyenge all’integrazione o del presidente dell’Istat Enrico Giovannini al welfare) la compagine ministeriale segnala alcune presenze preoccupanti e da ricordare: quella di Alfano ad un ministero (quello dell’interno) che dovrà  gestire situazioni di tensione per una conflittualità  sociale crescente, poi Lupi (esponente di quel movimento come Comunione e Liberazione avvezzo ad appalti e ad affari discussi ed opachi) alle infrastrutture e ai trasporti ed infine Emma Bonino -interventista e filoisraeliana- agli Esteri. Con il ritorno della Bonino al governo e con l’incarico alla Farnesina, l’Italia accentuerà  la sua propensione atlantica, l’uso mediatico degli interventi umanitari ed un certo protagonismo energico (cioè militare) nelle aree di conflitto.
Nonostante un discorso abile e pieno di promesse il governo Letta ha mostrato con la sua prima uscita tutta la sua debolezza politica, soprattutto per la condizione di subalternità  e di alleanza vincolante con Berlusconi che -una volta passati i pericoli giudiziari e ringalluzzito dai sondaggi- lo lascerà  al suo destino al momento più opportuno. Lavoro, crisi, precariato: per ora solo promesse e nessuna indicazione programmatica. Per questo la sinistra in parlamento ed i movimenti sociali nel paese devono chiedere conto delle promesse e degli impegni presi per incalzare un governo nato ambiguo, ricostruendo un terreno di mobilitazione per un’alternativa radicale alle politiche di austerity e del rigore finanziario.
La Gelmini ha ricordato nel suo intervento in aula che questo è un governo di “pacificazione nazionale”, quella di cui ha bisogno essenzialmente Berlusconi. Non si capisce come questa pacificazione possa invece beneficare i precari, i cassaintegrati, i poveri, i giovani. In realtà  -come ha detto Rosy Bindi nel suo intervento alla Camera- questo rischia di essere un governo di «corresponsabilità  per il passato» e questo sarebbe assai grave. Comunque del “governo del cambiamento” non c’è ovviamente traccia. La continuità  con Monti e le politiche europee, invece, è garantita.
*Parlamentare di Sel


Related Articles

l’Antipolitica alla prova del Palazzo

Loading

E ora il Palazzo della Cuccagna aspetta l’ondata delle «zitelle acide» La sfida dei grillini. Ma il governatore spera nel miracolo: dialogheranno

Bersani: ora vedremo se il premier starà  sopra le parti o ne sceglierà  una

Loading

 «Nella sua Agenda nulla di sorprendente. Alcune cose condivisibili, altre meno»

RESISTERE DESISTERE

Loading

Non serviva la conferma della condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi, per spiegare al partito democratico con chi sta governando il paese. E non sarà  il partito democratico a trarre le conseguenze del pesante giudizio – definitivo nel merito – sulla tenuta dell’alleanza. Deciderà  Berlusconi come e quando gli tornerà  utile.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment