La doppietta del Presidente

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Nel 2012 fu su decisione dei mercati e dietro ingiunzione dello spread; oggi pare sia stato su consiglio del presidente della Bce, preoccupato per le reazioni dei mercati e dello spread alle eventuali dimissioni del capo dello Stato. Errare è umano, dice il proverbio, perseverare è diabolico: se uno stato d’eccezione tira l’altro, si sa già  che fine fanno la democrazia e la Costituzione di cui Napolitano sarebbe il supremo garante. Le cose, peraltro, non si ripetono mai identiche, semmai peggiorano. Nel 2012 l’opinione pubblica italiana al gran completo, salvo sparutissime eccezioni, si bevve la favola dei tecnici salvatori dei conti e della patria; oggi che quella decina di maschi presunti saggi possa salvare qualcosa non lo crede nessuno.
Eppure tutti abbozzano, perché del supremo garante non si può dubitare, e perché ci stiamo abituando a essere una democrazia commissariata, o dai comici o dai tecnici o dai comici e dai tecnici (l’inserimento nella decina di alcuni politici la cui isterica non-saggezza è stranota, vedi Quagliariello sul caso Englaro, rende il lato comico solo più patetico). Il tutto sotto l’insegna dell’unità  nazionale, che al presidente della Repubblica sta a cuore fin dai tempi del Pci. Solo che il Pci non c’è più, e grazie alla doppietta 2012-2013 è diventato superfluo pure il Pd (gli errori tattici di Bersani ora si capiscono meglio: erano tentativi di sottrarsi a una morsa mortale).
Monti invece, che superfluo era stato reso dalle urne, resta in sella, non essendo mai stato, dice il Presidente, sfiduciato dalle camere: ma come avrebbe potuto esserlo, se quando si dimise alle camere non fu rinviato? Un’eccezione tira l’altra, ed eccoci qua. Aveva ragione il Presidente: nel 2012 le elezioni erano inutili, ed era tanto vero che sono state inutili anche quelle del 2013.


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