La Michelin «tassa» gli stipendi degli impiegati sovrappeso

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A partire dal prossimo anno la Michelin Nord America imporrà  ai suoi dipendenti «poco sani» di sborsare una tassa fino a 1.000 dollari se vogliono avere la copertura sanitaria offerta dall’azienda a tutti i suoi impiegati. «Non avevamo altra scelta», spiega un portavoce del colosso degli pneumatici, citando gli studi effettuati negli ultimi anni dagli economisti secondo cui «i lavoratori rispondono più alla minaccia di perdita finanziaria che non alla promessa di incentivi che premiano la modifica di abitudini comportamentali». Un sondaggio Gallup del 2011 ha calcolato che, ogni anno, gli americani obesi e sovrappeso stanno a casa in media 450 milioni di giorni lavorativi in più rispetto ai loro colleghi sani, con una perdita di produttività  di oltre 153 bilioni di dollari. In un’America dove le aziende spendono in media 12.136 dollari all’anno per assicurare ciascun dipendente, la tassa della ciccia è destinata a diventare la norma. «Innumerevoli compagnie da una parte all’altra del Paese hanno già  cominciato a penalizzare i dipendenti sovrappeso e malsani», punta il dito il Wall Street Journal in un lungo articolo dove emerge che sei ditte Usa su dieci hanno intenzione di seguire l’esempio di Michelin. Ciò significa che, prima di essere assunti, i lavoratori dovranno condividere con l’azienda tutti i dettagli personali contenuti in cartelle cliniche e check-up, aprendo la porta ad un futuro non lontano in cui una patologia cronica potrebbe costare al lavoratore persino l’assunzione. Un’ipotesi che secondo gli avvocati del lavoro aprirebbe la strada a un tipo di discriminazione non dissimile da quella praticata per decenni ai danni di donne e minoranze.


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E spuntano altri 1.500 esodati

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