«Connessione aprile», scoperto un piano per destabilizzare il paese

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Invalidare il voto delle presidenziali. In Venezuela, l’opposizione non demorde e continua a battere su questo tasto. Il 14 aprile, Henrique Capriles Radonski, leader della Mesa de la unidad democratica (Mud) è stato battuto per poco dal candidato chavista Nicolas Maduro (48,95% contro 50,78%). Ha subito gridato alla frode e ha incitato i suoi allo scontro aperto (9 chavisti sono stati uccisi), poi ha chiesto di ricontare manualmente tutti i voti. Una richiesta impossibile, poiché la Costituzione prevede il ricorso al voto elettronico, in base al quale si procede al riscontro del 54% delle schede prima di comunicare il risultato. Tutti gli organismi internazionali, presenti come osservatori, hanno d’altronde certificato la trasparenza e l’affidabilità  del voto. Il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha comunque accettato di verificare anche il restante 46% delle urne. Capriles ha però fatto sapere che impugnerà  comunque la decisione del Cne e ricorrerà  al Tribunal supremo de justicia (Tsj). Il Comando Simon Bolivar (il comitato elettorale di opposizione) sostiene di aver raccolto «oltre 52.000 denunce» di irregolarità .
Il chavismo ha reagito con video e testimonianze che argomentano violenze xenofobe, minacce e aggressioni da parte del campo avverso. Il governo ha denunciato Capriles, leader del partito Primero Justicia e Leopoldo Lopez, coordinatore di Voluntad popular sia alla magistratura locale che alle istanze di diritto internazionale, ritenendoli responsabili morali delle violenze post-elettorali. Violenze preventivate, secondo il chavismo, che già  prima del 14 aveva messo in guardia sull’esistenza di un piano destabilizzante. Il 26 marzo, alcuni deputati di opposizione avevano peraltro affermato l’intenzione di Capriles di invalidare comunque i risultati elettorali.
In questi giorni, il neo ministro degli Interni, Giustizia e Pace, Miguel Rodriguez Torres ha illustrato le prove raccolte a partire dall’ottobre scorso in merito a un piano eversivo denominato «Connessione aprile». Ha mostrato alcuni dei «500 filmati» in cui si vedono giovani appartenenti a gruppi di estrema destra e Organizzazioni non governative (Ong) ricevere soldi da agenti stranieri. In questo contesto è stato arrestato un cittadino nordamericano, Tracy Timothy Hallet, in procinto di lasciare il paese. Altri video mostrano dirigenti della Mud impegnati nell’organizzazione militare degli scontri di piazza. Il governo venezuelano ha dichiarato che presenterà  una denuncia alle autorità  statunitensi. «Tolga il naso dagli affari interni del Venezuela, signor Kerry» aveva detto Maduro dopo le prese di posizioni Usa a sostegno di un nuovo conteggio dei voti. E mentre l’America latina aspetta il viaggio del presidente Usa Barack Obama (a partire da giovedì prossimo), il Venezuela prepara il 1 maggio. Anche Capriles ha deciso di scendere in piazza.


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