Leader (tutti) dentro o fuori Il caso D’Alema-Farnesina

Loading

ROMA — La tela del governo Letta è stata fatta e disfatta diverse volte ieri, mentre gli incontri politici si susseguivano vorticosamente a vari livelli, e la trattativa è proseguita fino a notte fonda. I risultati si vedranno in giornata: solo se il premier incaricato avrà  sciolto tutti i nodi potrà  presentarsi dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, stasera o tutt’al più domani mattina. Sfruttando così la «finestra» utile per la fiducia all’esecutivo in Parlamento tra lunedì e martedì.
Il nodo della presenza dei «big», in particolare di Massimo D’Alema in corsa per gli Esteri, ha impegnato il Pd, ma soprattutto il Pdl per tutta la giornata, con il rientro dagli Usa di Silvio Berlusconi a fare da spartiacque tra un prima e un dopo. A quella parte del Pd che ha bocciato con toni aspri l’ingresso degli ex ministri di centrodestra nel nuovo governo, il Cavaliere ha opposto un proprio veto: «Se c’è D’Alema, dovrò entrare anch’io». Uno stop che sarebbe stato esteso agli altri «big» come Mario Monti.
A sera proprio le parole del premier uscente Monti, che alla trasmissione Otto e mezzo ha annunciato il proprio passo indietro, sostanzialmente invitando gli altri «big» a fare altrettanto, sembravano accendere una qualche speranza. Se davvero declinassero quelle candidature, allora Berlusconi ritirerebbe la propria. In questo caso, si dice, i nomi irrinunciabili per lui diventerebbero altri, primo fra tutti Angelino Alfano, che in molti danno vicepremier o in un ministero «pesante», come gli Interni o la Difesa, dove resta molto quotata anche Anna Maria Cancellieri, altro nome molto caro a Napolitano. Nell’elenco di Berlusconi ci sarebbero anche Maurizio Lupi, accreditato alla Sanità  e all’Istruzione, Francesco Nitto Palma, ma probabilmente non alla Giustizia, Anna Maria Bernini, che in molti vedono bene alle Politiche comunitarie, casella però ancora presidiata da un ex ministro montiano: Enzo Moavero Milanesi. E poi Maria Stella Gelmini che non tornerebbe al suo vecchio ministero, l’Istruzione.
Irrinunciabile per il Cavaliere sarebbe Gaetano Quagliariello alle Riforme, dove sale l’idea di una Convenzione. Infine tra i papabili del Pdl spunta Antonio Tajani, attuale vicepresidente della Commissione europea, disponibile per la Coesione o, anche lui, le Politiche comunitarie. Mara Carfagna, che era data di ritorno alle Pari opportunità , resterebbe portavoce del partito. Ancora aperta la partita che interessa due «big» come Renato Schifani e Renato Brunetta. Lungamente ieri si è parlato di un possibile «spacchettamento» dell’Economia tra Tesoro e Finanze, con l’ex ministro a queste ultime. Ma l’idea non piacerebbe al premier incaricato.
In tutto questo va ricordato che Napolitano non rinuncia a far pesare il proprio parere su alcuni posti-chiave come l’Economia, dove non è detto che accetti il veto di Berlusconi (che preferirebbe Amato) su Fabrizio Saccomanni o in genere su tecnici come Pier Carlo Padoan e Salvatore Rossi, proveniente da Banca d’Italia come Saccomanni. Del resto, l’ipotesi di Saccomanni resta quella più gradita al premier in pectore.
In molti ieri si sono annotati l’incontro tra Napolitano e il governatore Ignazio Visco. Alla Giustizia, altro dicastero sotto osservazione, permangono le candidatura di Michele Vietti, vicepresidente del Csm e del «saggio» Luciano Violante. Caro a Napolitano è il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, che viene visto bene allo Sviluppo o alla Pubblica amministrazione. Agli Esteri, qualora decadesse la candidatura di Massimo D’Alema, si parla di Giampiero Massolo, oggi ai servizi segreti ma con alle spalle una lunga esperienza nella diplomazia.
Da Scelta civica resta stabile l’idea di portare Mario Mauro alla poltrona di vicepremier o all’Istruzione e Ilaria Borletti Buitoni ai Beni culturali. Quanto al Pd, ancora ieri si aveva l’impressione che Letta non avesse chiaro il quadro e che avrebbe deciso la composizione della squadra del centrosinistra dopo aver sciolto il rebus del Pdl. Intanto continuano a farsi i nomi di Graziano Delrio alla Coesione, Maria Chiara Carrozza all’Istruzione, Andrea Orlando ai Rapporti con il Parlamento, Paolo De Castro all’Agricoltura. Resterebbero in seconda linea invece i «lettiani» come Francesco Boccia, Alessia Mosca, Marco Meloni, Paola De Micheli. Alcuni dovrebbero essere a fianco di Letta a palazzo Chigi dove, nel ruolo di sottosegretario, si fa il nome del ministro uscente Filippo Patroni Griffi.
Antonella Baccaro


Related Articles

Segnalazioni e assunzioni: il «sistema» Ligresti

Loading

Nelle carte il patriarca dice di aver «interceduto» con Berlusconi per Cancellieri

Ingroia-Boccassini, interviene il ministro

Loading

L’ex pm: non dico cosa Borsellino pensava di lei. Severino: ora abbassare i toni

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment