Lotta all’evasione, Hollande ci prova Sinistra in piazza

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Intanto, Jean-Luc Mélenchon organizza una manifestazione per il 5 maggio, utilizzando una terminologia – «repulisti», «colpo di scopa» – che solleva forti perplessità  anche tra i suoi alleati del Pcf (ma nel corteo ci sarà  Eva Joly, ex candidata dei Verdi) e che il Ps ha definito «poujadista».
Dopo aver raccolto il parere dei gruppi politici, il 24 aprile, in consiglio dei ministri, verrà  presentato un testo di legge sulla trasparenza finanziaria del personale politico e sulla lotta all’evasione, che dovrebbe andare al di là  delle tre misure evocate da Hollande nel breve – e fallito – intervento in tv del 3 aprile, dopo la confessione di Cahuzac. «Sarà  un testo molto completo che andrà  molto lontano» spiegano a Matignon. Saranno aggravate le sanzioni contro chi froda il fisco, verranno rafforzati i controlli, potrebbe venire ripristinata la Procura finanziaria, che Sarkozy aveva eliminato. Il primo ministro ha annunciato ieri che entro lunedì prossimo, il 15 aprile, tutti i ministri avranno l’obbligo di pubblicare il rispettivo stato patrimoniale. La stessa norma verrà  applicata a breve anche a tutti i parlamentari (del resto, alcuni hanno già  cominciato a farlo pubblicamente in questi giorni). Per chi avrà  conti opachi potrebbe esserci l’ineleggibilità .
Hollande gioca grosso, è in ballo la sua credibilità  e quella del governo. Intanto, il mondo politico è soffocato dalla voci di corridoio. Una polemica ha opposto ieri Libération e il sito Mediapart, che è all’origine delle rivelazioni su Cahuzac (e sul caso Bettencourt, che coinvolge Sarkozy e il finanziamento della sua campagna elettorale del 2012). Libération ha riportato, con titolo in prima, le voci su un possibile conto di Svizzera del ministro degli esteri, Laurent Fabius, affermando che Mediapart stava indagando. Il sito ha smentito seccamente.
La Francia vuole anche una stretta nei confronti dei paradisi fiscali. Parigi si rivolge all’Europa, perché vengano prese decisioni comuni sulla “lista grigia” dell’Ocse sui «territori non cooperativi». Michel Barnier, commissario ai servizi finanziari, propone di adottare una definizione comune dei paradisi fiscali e di redigere una lista nera europea. Parigi e Berlino stanno studiano un’iniziativa comune per lottare meglio contro il riciclaggio in Europa, che dovrebbe ispirarsi alla legislazione adottata negli Usa nel 2010.
Intanto, qualcosa comincia a muoversi all’interno della Ue: il Lussemburgo, che teme di essere il prossimo paese a subire la controffensiva di una scossa finanziaria, ha annunciato di avere l’intenzione di alleggerire il segreto bancario. «Vogliamo rafforzare la cooperazione con le autorità  fiscali europee» ha affermato Luc Frieden, ministro delle finanze lussemburghese. L’Austria, l’altro paese delle banche – che con il Lussemburgo blocca dal 2008 una direttiva fiscale – non ha invece nessuna intenzione di cambiare posizione. «La gente ha diritto ad avere una protezione per il proprio risparmio», ha affermato la ministra delle finanze austriaca Maria Fekter.


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