«Pd, attento al trasformismo»

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Nella squadra ci sono novità  significative: un salto generazione, alcune figure straordinarie che evocano temi come il diritto di cittadinanza universale, penso alla ministra Kyenge. Ma c’è l’ipoteca dei banchieri centrali. E comunque il governo nasce dalla lesione del vincolo di fiducia e dal rovesciamento del mandato popolare. Il ventennio berlusconiano si chiude con la resurrezione del Cavaliere come statista e azionista di maggioranza di larghe intese camuffate da compromesso storico».
Non ci sono ministri impresentabili, per lo meno.
Siamo di fronte a ministri presentabili e competenti. È un bene per il paese. Ma sfugge il nodo della qualità  di un’agenda di governo: al di là  degli aspetti iconografici e estetici, resta la natura di un governo di restaurazione. Intelligente, ma restaurazione. Un governo che nasce per l’intenzione, anche di pezzi del Pd, di impedire un’uscita da sinistra dalla crisi.
Tutti presentabili? Quagliariello quattro anni urlò fa al senato: avete ucciso Eluana Englaro.
Sì, è un intellettuale integralista ma non è Cosentino né Dell’Utri. Ma si può immaginare che sulla laicità  della scuola e sulla pubblicità  della formazione, dopo la Gelmini ci possa essere un accordo fra Pd e Pdl? O sul lavoro, con la cultura incarnata da Sacconi? Io non inseguo le vicende processuali di Berlusconi. Ma il berlusconismo è stato una gigantesca crescita delle diseguaglianze, la devastazione di tutto ciò che è pubblico. Che c’entra la buona volontà  col fatto che non possiamo contestare i fondamenti del berlusconismo? Con i referendum sui beni comuni, il centrosinistra ha fatto un’altra cosa. Mettendo insieme i suoi voti con quelli dei grillini e pure del mondo cattolico. Poteva continuare su quella strada. Invece ora fa un salto nel vuoto. 
Farete opposizione «costruttiva». Ma la scelta del Pd, emblematicamente inaugurata con il no a Prodi, rompe il centrosinistra. Chissà  per quanto.
Il comportamento del Pd e quello di Grillo sono simmetrici. Nel Pd ha prevalso la paura del nuovo, e oggi sceglie secondo il mito della governabilità  che sostituisce l’orizzonte del cambiamento. M5S, che pure ha offerto molti atti al Pd, ha scelto la contrapposizione apocalittica. Io non voglio stare né da una parte né dall’altra. La nostra opposizione responsabile pone due questioni: l’efficacia dell’agire politico – e Grillo su questo ha aperto una voragine col suo elettorato – e la politica come discernimento. Non repertorio di slogan, demonizzazione dell’avversario, semplificazione manichea. Sta sorgendo l’ultimo aggiornamento, il più intelligente, del trasformismo. 
Il centrosinistra è finito?
È un campo di macerie. Sel è un punto di riferimento. Un governo di centrosinistra, con tutti i suoi limiti, era una provocazione inaccettabile in questa condizione dell’Unione europea. Non ci siamo prenotati un posto al sole, stavamo vivendo dentro un conflitto radicale. Quello che è successo dimostra quanto fosse pericolosa per le nomenklature l’idea di una svolta a sinistra.
Lei non molla il Pd? 
Resto nella prospettiva della sinistra del futuro. Riformista, la chiamo così, perché il riformismo in auge da decenni è invece il cedimento del pensiero della sinistra al ciclo neoliberale. Troppi comunisti sono diventati liberisti senza diventare liberali. Questo spiega su ogni dissenso scatta la pulsione stalinista a cancellarci. 
Rifonderà  la sinistra?
Non ho intenzione di mettere il la bandierina di Sel sul cantiere che nasce. Come non l’ho messa sui ruoli istituzionali o amministrativi conquistati a partire da noi. Abbiamo aiutato il centrosinistra a vincere. Faremo opposizione costruttiva perché bisogna portare a casa dei risultati. E per fare emergere le contraddizioni di un governo che mette insieme il diavolo e l’acqua santa. E non accetto la supponenza con cui taluni si rivolgono a Sel. La sinistra del risentimento ha titoli per mettersi in cattedra. 
La carta d’intenti dell’alleanza è stata stracciata?
In mille pezzi. Non mi puoi chiedere di votare perché nasca un governo con il Pdl. Mandi al diavolo 3 milioni di elettori delle primarie, disfi la tela del centrosinistra. Ripartiamo dall’Europa che contesta le politiche dell’austerità  portate non dalla cicogna, ma dalla destra. Merkel è il capo della destra europea, la principale responsabile della macelleria sociale che sta devastando una parte del vecchio continente.
Merkel è anche un possibile alleato dell’Spd, che siede fra i socialisti europei.
È una partita aperta. Rifondare la sinistra e rifondare l’Europa è la stessa cosa. 
Cosa vuole dire al presidente Enrico Letta?
In bocca al lupo. Non mi auguro che il lupo crepi, ma che vengano messe al bando tutte le doppiezze.


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