Ma sul programma pesa il «nodo Imu»

by Sergio Segio | 25 Aprile 2013 8:56

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ROMA — È la mancanza di lavoro la prima emergenza del programma al quale sta lavorando il presidente del Consiglio incaricato, Enrico Letta. Nel giorno in cui l’Istat ha certificato la disoccupazione giovanile record al 35,3% e il persistente calo dei consumi (-4,8% in un anno, le vendite al dettaglio) la questione economico-sociale diventa centrale. Ma accanto al capitolo economia, che si inserisce in quello più ampio del cambio della linea europea improntata a un eccesso di austerity, sul quale Letta intende impegnarsi, ci sarà  anche il capitolo delle riforme istituzionali e della legge elettorale, anche questa un’emergenza, ma che richiede tempi più lunghi. Il programma sarà  essenziale e punterà  sui punti di convergenza possibili tra centrodestra e centrosinistra, evitando i temi sui quali c’è un chiaro disaccordo. Alcuni nodi saranno però inevitabili, come per esempio la sorte dell’Imu, e difficili da sciogliere. Il Pdl insiste sull’abolizione dell’Imu sulla prima casa e la restituzione di quanto pagato. Il Pd è per una rimodulazione, che esenti buona parte delle prime case, facendo pagare di più i grandi proprietari. 
LAVORO – Il prossimo governo è chiamato innanzitutto a rifinanziare la cassa integrazione in deroga per dare un sussidio alle piccole imprese e ai settori non coperti dalla cig ordinaria e straordinaria (artigianato, commercio, servizi). Per il 2013 sono stati stanziati 1,7 miliardi, ma non bastano. Serve come minimo un miliardo in più. Che verrà  trovato, perché la priorità  è evitare tensioni sociali. In questo senso è in cantiere un provvedimento anche per gli esodati, quei lavoratori di aziende in crisi che rischiano di restare senza stipendio e senza pensione. Il governo Monti ha già  previsto che 140 mila esodati possano andare in pensione con le vecchie regole, ma è necessario aprire un paracadute anche per i prossimi anni. Risolte le emergenze si affronterà  la disoccupazione, partendo dai giovani. Sia il Pd sia il Pdl sono d’accordo nell’azzerare il prelievo fiscale e contributivo sui neoassunti. La commissione di saggi che ha lavorato per il presidente della Repubblica ha suggerito il credito d’imposta per i lavoratori a basso reddito. Per le imprese potrebbero arrivare anche 7-8 miliardi in più di fondi per i pagamenti da parte della pubblica amministrazione.
MANOVRA – Un miliardo per la cig in deroga, 2 per evitare l’aumento a luglio dell’Iva dal 21 al 22%, che diventano 4 dal 2014. Quattro miliardi se si deciderà  di togliere l’Imu dalla prima casa. Un miliardo se si cancellerà  l’entrata in vigore a dicembre della Tares, la nuova tassa sui rifiuti. Eppoi ci sono da rifinanziare le missioni militari all’estero e la detrazione del 55% sulle ristrutturazioni. Una manovra sembra inevitabile, tanto più se si vogliono finanziare sgravi per le assunzioni dei giovani e sostegni per la piccola e media impresa, citata ieri dallo stesso Letta. Essa si potrà  fare o coprendola tutta con tagli di spesa, ma sembra impossibile, oppure, almeno in parte, ottenendo una maggiore flessibilità  da parte della commissione europea sul tetto del 3% per il deficit.
RIFORME – Sulla legge elettorale peserà  il lavoro dei saggi che suggeriscono un compromesso su un sistema «in parte proporzionale in parte maggioritario», con un «alto sbarramento» ed «eventualmente un ragionevole premio di governabilità ». E ritengono più coerente con la Costituzione la forma di governo parlamentare anziché quella semipresidenziale con elezione del premier. Più vicine le posizioni di Pd e Pdl sul taglio dei costi della politica, la riduzione dei parlamentari e sul superamento del bicameralismo perfetto. I saggi propongono una Camera politica di 480 deputati anziché 630 che dà  la fiducia al governo e un Senato delle Regioni di 120 membri invece di 315.
Enrico Marro

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