Magnati russi e indiani La nuova geografia dei ricchi londinesi

by Sergio Segio | 22 Aprile 2013 7:02

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LONDRA — E pensare che Alisher Usmanov, classe 1953, figlio di un pubblico ministero dell’Uzbekistan sovietico, appena conseguita la laurea a Mosca in relazioni internazionali si era messo sulla cattiva strada tanto da finire arrestato e condannato a sei anni per frode. Peccati di gioventù. Fatto sta che l’ex aspirante diplomatico oggi quasi sessantenne conquista, con un patrimonio di 13,3 miliardi di sterline, la vetta nella classifica dei mille ricconi del Regno Unito pubblicata dal Sunday Times. In trent’anni ha compiuto una scalata miracolosa. Un giocoliere. Usmanov, che ha il quartiere generale nel Surrey, è noto per i suoi interessi nel business delle telecomunicazioni (controlla il secondo operatore russo), di Internet (nel 2102 si è sbarazzato di azioni Facebook mettendo in tasca oltre un miliardo di dollari), dell’acciaio, della tv, del calcio (ha il 30 per cento dell’Arsenal). Piuttosto riservato. Ma pignolo nel curare la sua immagine un pò infangata: nel 2012 ha pagato una società  di pubbliche relazioni affinché fossero cancellate dal web le note negative che lo riguardavano. Operazione fallita.
Comunque sia, ha scalzato i rivali. E’ il nuovo re dei Paperoni nel Regno Unito, seppure con un rimpianto: non è infatti lui ad avere compiuto la migliore performance di questi dodici mesi (per profitti) ma Len Blavatnik, altro tycoon di origine russa (cominciò col petrolio) emigrato negli Stati Uniti nel 1978 che però vive a Londra, a Kensington Palace Gardens, la via dei miliardari. Nel 2012, il padrone della Warner ha guadagnato 3,4 miliardi di sterline, arrivando con 11 miliardi complessivi all’argento nella lista di quei magnifici mille che assieme raggranellano il 20 per cento del Pil del Regno Unito.
È certamente in grave crisi l’economia di oltre Manica ma il fascino londinese non manca di esercitare un richiamo irresistibile per i più facoltosi imprenditori, finanzieri, petrolieri ed ereditieri del mondo. Non è un caso che nelle dieci posizioni ci sia soltanto un inglese purosangue, il duca di Westminster, Gerald Cavendish Grosvenor, proprietario di terre e di immobili che è ottavo con una fortuna di 7,8 miliardi. Troviamo invece, con patrimoni fra 7 e i 10 miliardi di sterline, indiani terzi e quarti (i fratelli industriali Hinduja e la famiglia Mittal, i re dell’acciaio), un altro russo quinto (Roman Abramovich), un norvegese sesto (John Fredriksen, potenza nei trasporti marittimi), e ancora indiani ma divenuti cittadini britannici sin dall’adolescenza (settimi i fratelli Reuben che si misero in gioco commerciando alluminio), un finanziere italo svizzero (Ernesto Bertarelli) con la moglie Kirsty (ex miss Uk, la donna più ricca) e una olandese (Charlene Heineken, la birra) col marito inglese Michael de Carvalho (ex campione di slittino).
È il gotha della ricchezza britannica. La regina, «poverina», è lontana: dal primo posto nel 1989 ora è scesa al 268° con «appena» 320 milioni di sterline. Meno di Paul McCartney (Beatles) che è 133° con 680 milioni di sterline. Meno di Joanne Rowling, la mamma di Harry Potter, che con 560 milioni è al numero 156 della classifica. Scherzi da maghetto.
Fabio Cavalera

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