Mandela, è battaglia per l’eredità  Le figlie fanno causa ai vecchi amici

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Le figlie di Mandela trascinano in tribunale i compagni storici del Vecchio: una cosa impensabile fino a pochi anni fa, il segno che the Old Man non controlla più le cose di famiglia, che il rispetto è saltato e la battaglia sull’eredità  di mister Sudafrica è alla luce del sole.
«Vogliono metter le mani sul denaro», ha commentato mestamente George Bizos, che secondo molti salvò Mandela dall’impiccagione nel 1964 «ammorbidendo» il discorso nel quale il leader dell’African National Congress si diceva pronto a morire per i suoi ideali («se necessario» aggiunse Bizos). Di fronte a quella pagina eroica, questa è una vicenda minore: una storia da un milione e mezzo di euro l’anno, tanto vale la causa che Maki e Zenani, le due figlie maggiori di Madiba (il nome del clan con cui viene chiamato), hanno intentato contro due (ex) amici di famiglia e figure di spicco della lotta all’apartheid: oltre a Bizos, Tokyo Sexwale (attuale ministro della Casa), che fu pupillo di Mandela durante la prigionia a Robben Island. A loro si aggiunge il nome di un altro avvocato, più giovane e meno specchiato, Bally Chuene.
I tre sono nel consiglio di amministrazione di due società , l’Armoniosa e la Magnifica, che gestiscono i proventi della vendita delle impronte digitali di Madiba (a beneficio del Vecchio). Il quadretto con la sua mano: nella vicenda dell’ultimo gigante del ‘900 c’è anche questo aspetto prosaico, un pezzo di un business familiare che resta in gran parte indefinito. Pochissimo si sa sul patrimonio dell’Old Man (95 anni a luglio, da 15 sposato con Graà§a, è reduce da una polmonite che l’ha portato a un passo dalla morte). Si sa però quanto faccia gola allo stormo degli eredi litiganti. Che sono tanti: 3 figlie, 17 nipoti e 14 bisnipoti.
Qualche anno fa lo stesso Madiba aveva convocato il clan nella casa color pesca di Qunu (il villaggio dell’Eastern Cape dove è cresciuto e dove è tornato da pensionato) per fare pacificamente il punto sull’eredità . Finì in un litigio generale. La rottura maggiore è tra gli eredi del primo e del secondo matrimonio, i discendenti di Evelyn e di Winnie (la seconda moglie ancora in vita) che questa volta sembrano fare fronte comune contro gli amici del Vecchio. Makazine detta Maki è figlia di Evelyn, mentre Zenani è la primogenita di Winnie. Anche se le divisioni non sono così nette: Mandla (figlio di un fratello di Maki morto di Aids), a cui Madiba ha affidato il comando della famiglia, si è schierato con Bizos contro le zie che vogliono cacciarlo.
«Questa storia mi ferisce» ha detto l’avvocato di origini greche che a 84 anni è ancora in pista per i diritti civili (difende le famiglie dei minatori uccisi dalla polizia l’anno scorso a Marikana). George Bizos conosce Nelson da 65 anni, uno dei pochi a fargli visita a Robben Island («George, ti presento la mia guardia d’onore» diceva Mandela indicandogli i secondini bianchi, allibiti e conquistati dai modi del prigioniero 46664). Dopo la caduta dell’apartheid Bizos è rimasto nella cerchia stretta degli amici più cari, aiutando Nelson nel divorzio con Winnie. E’ stato proprio il Vecchio, sostiene l’avvocato, cinque anni fa a inserirlo con Tokyo e Chuene nel board delle società  Magnifica e Armoniosa.
Zenani e Maki (forse con la regia di Winnie, sempre a corto di denaro) ritengono invece che i tre si siano messi alla guida delle società  indebitamente. Le due sorellastre non hanno problemi economici. Zenani, 54 anni, è ambasciatrice del Sudafrica in Argentina. Maki, 58, guida un’impresa vinicola che ha chiamato The House of Mandela. Le sue due figlie residenti negli Stati Uniti sono le protagoniste del reality «Being Mandela» (un flop appena andato in onda in Sudafrica). Il figlio Kweku, regista, è tra i curatori di uno speciale (finanziato da Robert De Niro) visibile in questi giorni sugli schermi giganti di Times Square a New York: al posto dei messaggi pubblicitari, le frasi di Mandela, il grande profeta della riconciliazione (che in famiglia non ha attecchito).


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