Nazisti, ultra-cristiani, suprematisti ecco l’integralismo Made in Usa

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WASHINGTON. WASHINGTON
NASCOSTO nell’immenso sottobosco umano e culturale dell’America, “l’altro terrorismo”, quello Made in Usa, si annida come il serpente nell’erba. Il terrorismo indigeno, grumo di milizie neonazi, ecologisti e animalisti violenti, “patrioti” anti-governativi, ribelli senza una causa, anti-abortisti, schegge di KKK e di reduci della guerriglia urbana, ha compiuto in questi decenni molti più attentati sul suolo americano di Al Qaeda o dei suoi satelliti.
ANCHE se dal settembre del 2001 la parola “terrorismo” proietta immediatamente immagini di fanatici con il turbante e l’AK47 imbracciato. La prudenza con la quale tutte le autorità  americane, da Obama allo Fbi che conduce le indagini con 700 agenti dedicati, si riservano di indicare in quale direzione puntino, è la prova che essi conoscono bene l’esistenza e la velenosità  del «serpente nell’erba». 36 ore dopo l’esplosione che ha ucciso e mutilato bambini e spettatori adulti lungo il rettilineo d’arrivo della Maratona sfregiandoli con sferette di acciaio, chiodi, schegge, esplosi da un ordigno dentro una pentola a pressione, la scelta dell’etichetta sembra dipendere più dai pregiudizi ideologici di chi l’appiccica che dai fatti. Come prova il bisticcio a distanza fra la Fox News di Murdoch, l’ammiraglia della destra, già  schierata per la caccia al jihadista fanatico e la più moderata Cnn, che ricorda l’esistenza e la pericolosità  della violenza doc americana. Anche la pentola a pressione, usata per stragi in Pakistan, in Afghanistan ma anche da fascisti croati, prova molto poco.
Le cifre, e i fatti, registrati negli ultimi decenni confermano che se nessun gruppo ha mai raggiunto l’apoteosi d’orrore delle Due Torri, non è stato certamente per mancanza di tentativi. Dei 95 attacchi classificati come «terroristici» dall’Agenzia per Sicurezza Nazionale, sei sono sicuramente attribuibili ad al Qaeda, ad Aqap, la filiale saudita della cupole terroristica e a Tehrik-i-Taliban, la cellula pakistana. Gli altri 89 sono opera di organizzazioni come il “Dipartimento della Giustizia” che non è il ministero, ma un gruppo che chiede giustizia contro l’oppressione del governo di Washington, del KKK, e di varie espressioni dell’animalismo e dell’ecologismo violento, l’Elf, il Fronte per la Liberazione della Terra, e l’Alf, Fronte per la liberazione degli animali.
Tanto il terrorismo di matrice straniera, quanto quello autogenerato hanno in comune il bersaglio: quel governo americano che è ai loro occhi la radice di ogni iniquità . Ma le milizie e i gruppetti violenti che hanno sparso bombe, ucciso, ferito, intimidito dall’interno si sparpagliano su un arco di ideologie che coprono tutto il ventaglio dell’odio. Gli assassini dei medici e delle infermiere che praticavano aborti legittimi nel nome della difesa della vita non hanno ovviamente nulla in comune con l’uomo che colpì il parco Olimpico di Atlanta nel 1994 con una bomba a chiodi e sferette, lo stesso tipo di ordigno usata a Boston per falciare alle gambe 133 persone, uccidere
un bambini e due adulti e costringere i chirurghi ad amputazioni.
Ciascuno di queste dozzine di gruppi, di cellule, di milizie organizzate secondo criteri paramilitari e localizzate soprattutto nel Mid West e nel Lontano West, dall’Illinois al Montana, ha un totem da abbattere, e il proprio da innalzare. Gli isolati, come l’Unabomber che spediva pacchi esplosivi dal proprio nascondiglio, voleva colpire il complesso accademico- industrial-finanziario e furono necessari 20 anni per catturarlo. I super cristianisti del Sud aborrono l’empietà  di una Washington che vuole imporre al popolo di Dio, quale loro credono di essere, atrocità  come il diritto di scelta, i matrimoni gay. Se un punto di convergenza li unisce è la lotta armata contro lo strumento più odioso ed evidente utilizzato da ogni governo per negare la libertà  ai “patrioti”, come spesso si autobattezzano: le tasse. Quelle imposte che proprio il giorno 15 aprile di ogni anno sono dovute al moloch statale.
Una ricerca condotta dall’accademia militare di West Point lo scorso anno aveva notato l’aumento massiccio, eppure quasi inosservato, del terrorismo interno. Tra il 1990 e il 2011, gli attacchi, riusciti o falliti, di gruppi o individui di estrema destra negli Usa sono passati da 35 a 350 all’anno, decuplicati. Il picco, anche più alto, si nota sempre negli anni delle elezioni presidenziali, quando la campagna elettorale scatena quella follia e quell’odio che vedemmo infuriare attorno al debutto
di Barack Obama sulla scena. La virulenza del terrorismo nazionale raggiunge il record storica nel 2008 con 550 attentati, scrive lo studio dell’accademia militare.
In questi mesi, molti fattori convergono per creare una possibile massa critica che gli investigatori, colti completamente di sorpresa, oggi studiano, insieme con la strada maestra del terrorismo islamista. La battaglia di Obama per limitare il commercio di armi da fuoco, il talismano dei “veri patrioti”, che vedono nel proprio fucile l’erede diretto del moschetto impugnato dai ribelli anti britannici del ‘700. Le proposte di legge per un’amnistia agli immigrati senza documenti, altro tasto dolorosissimo per la destra violenta. L’aumento delle tasse, chiesto da Obama per sostenere lo stato sociale. L’avanzata inarrestabile della legalizzazione delle nozze omosessuali. Il puro, intossicante odio per quel «negro», e «alieno» alla Casa Bianca. Un potenziale witches’brew, un intruglio da streghe, capace di stuzzicare il serpente e spingerlo a uscire dall’erba, per mordere quell’America che essi amano al punto di odiare gli americani.


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