Obama: no ai tagli automatici alla spesa

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NEW YORK â€” Barack Obama torna alla carica contro le politiche di austerity. All’indomani dal dato positivo sulla crescita Usa (+2,5% nel primo trimestre) che però rischia di subire un rallentamento per i tagli di spesa, il presidente usa il suo discorso settimanale alla nazione per contrastare l’ideologia del rigore.
«La nostra priorità  è la crescita — dice Obama — la creazione di posti di lavoro, il sostegno alle classi lavoratrici e al ceto medio». I tagli automatici alla spesa «vanno sostituiti prima che creino altri danni, sono stupidi», dice il presidente. Prende di mira il cosiddetto “sequester”, una mannaia scattata ai primi di marzo per l’impasse con il Congresso (dove la Camera è in mano a una maggioranza di destra) che ha impedito di approvare una nuova legge di bilancio. Quelle riduzioni alla cieca mettono a rischio investimenti strategici per il futuro del paese, ammonisce Obama. «Gli americani — dice — hanno lavorato duro e continuano a farlo, per uscire dalla crisi economica e ora vedono coloro che hanno eletto causare ulteriori difficoltà . La nostra economia sta crescendo. Il deficit e il debito stanno calando. Stiamo creando posti di lavoro, ma dobbiamo fare di più per aiutare la classe media». Da qui l’invito a sostituire i tagli automatici con un approccio “equilibrato” per la riduzione del deficit e del debito, anche in vista della scadenza del 19 maggio, termine ultimo per l’aumento del tetto del debito e per scongiurare quindi il rischio di default.
L’appello di Obama a eliminare i tagli automatici alla spesa arriva dopo una settimana di disagi nel trasporto aereo, con migliaia di voli in ritardo per la mancanza di controllori di volo. E’ stato uno dei primi effetti concreti e ben visibili del “sequester”. I controllori sono stati colpiti a rotazione dai “furloughs”, congedi non retribuiti, perché i tagli hanno ridotto anche il bilancio della Federal Administration Aviation (Faa). In questo caso però i ritardi e i disagi per i passeggeri hanno spinto il Congresso
a intervenire con celerità , approvando una misura d’emergenza che blocca i congedi alla Faa e concede all’agenzia maggiore flessibilità  di bilancio. Obama ha deciso di firmare la misura approvata in modo bipartisan. Ma il presidente è critico: «E’ una misura tampone. Un cerotto su una ferita. Non è un modo responsabile di governare ». Obama ironizza sul fatto che deputati e senatori sono loro stessi utenti del trasporto aereo, volano ogni week-end per tornare nei rispettivi collegi elettorali, e quindi hanno fatto anzitutto un servizio a se stessi. «Si erano accorti — dice Obama — che questo tipo di austerità  si ritorceva anche contro di loro». Oltre al presidente diversi esponenti del partito democratico hanno accusato i repubblicani di non mostrare la stessa solerzia quando i tagli colpiscono i sussidi ai disoccupati, gli asili nido, l’assistenza ai più bisognosi, o anche la ricerca scientifica.
La risposta la dà  il deputato repubblicano Bill Shuster della Pennsylvania, presidente della commissione Trasporti: «Penalizzando il traffico aereo, l’Amministrazione Obama voleva costringerci ad accettare nuove tasse». In effetti era proprio questa la tattica della Casa Bianca, e almeno per ora è fallita.


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Tra repubblicani e democratici è già  campagna elettorale. I venti giorni di chiusura dello Stato nel 1995 costarono un punto di crescita del Pil. Fermare la macchina dello Stato, proprio ora che l’occupazione comincia a riprendere, rischia di frenare la crescita economica nel momento più sbagliato

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