Paralisi immobiliare, giù i prezzi

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ROMA — Case a prezzi di saldo. Nell’ultimo trimestre del 2012 i prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie sono scesi del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2011: si tratta della diminuzione più marcata tra quelle registrate nel corso dell’anno, sottolinea l’Istat. Molto consistente anche il calo congiunturale, — 1,5%, il quinto consecutivo registrato dalla fine del 2011. Una situazione opposta a quella statunitense: a febbraio negli Usa il prezzo delle case è salito del 10,2%, il massimo degli ultimi sette anni. Anche in Cina a marzo si è registrato il decimo aumento consecutivo dei prezzi: +3,9% su base annua. A pesare sul mercato immobiliare italiano è innanzitutto la diminuzione del numero di compravendite: complice la crisi, nel 2012 sono scese del 25,8%, come emerge dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate. Tanto che il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, parla di settore «in fin di vita », e chiede una revisione dell’Imu, come punto di partenza di un «fisco onesto che tratti l’immobiliare per quel che rende, e se rende ». I dati Istat del resto sono coerenti con una situazione di evidente paralisi, che si è aggravata negli ultimi mesi, ma che parte da lontano: dal 2007 al 2012 il fatturato del settore immobiliare si è quasi dimezzato, passando da 127,1 miliardi a 74,6 miliardi.
Anche le previsioni sono fosche: «Le compravendite nel 2013 toccheranno il punto minimo. — dice Luca Dondi, analista del settore immobiliare di Nomisma — Esaurita nel primo semestre la spinta recessiva, comincerà  una lieve ripresa, anche se l’anno si concluderà  comunque con il segno meno. Nel 2014 tornerà  il segno più, e nel 2015 si dovrebbero superare nuovamente le 500.000 compravendite annue. Ma non si tratta di un dato esaltante: il 2011 si è chiuso con 598.000 compravendite, e si pensava di aver toccato il punto più basso, ma poi nel 2012 sono state 444.000». Con un numero di compravendite così basso, i prezzi non possono che continuare a scendere, e infatti le previsioni di Nomisma sono di un calo del 5,2% nel 2013 e del 3,9% per il 2014 per le abitazioni. Calo che però non risolve i problemi delle famiglie che vorrebbero acquistare una casa: «In assenza di un ripensamento delle politiche creditizie, il ridimensionamento dei prezzi da solo non è sufficiente a colmare la distanza tra i valori di mercato e la capacità  di spesa delle famiglie», rileva Dondi.
La crisi del mercato pesa soprattutto sulle abitazioni esistenti: infatti l’indice Istat dei prezzi delle abitazioni nuove è calato solo dello 0,3% nell’ultimo trimestre
del 2012 rispetto a quello precedente, ed è cresciuto dello 0,8% su base annua. Nello stesso periodo, per le abitazioni esistenti si registra un calo del 2,2% sul trimestre precedente e del 6,9% sull’ultimo trimestre del 2011. Anche nel 2012 si registra una differenza analoga: infatti l’indice generale dei prezzi è sceso del 2,7% rispetto al 2011, ma per le abitazioni nuove (o ristrutturate, vendute dalle imprese edilizie) si è registrato un aumento del 2,1%, mentre per quelle esistenti un calo del 4,7%.


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