Senza redditi da lavoro un milione di famiglie

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WASHINGTON – L’instabilità  politica pesa. Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia, commenta la situazione italiana al termine degli incontri del G20 finanziario e del Fondo monetario. Oggi sarà  a New York dove vedrà  analisti e banchieri ai quali dovrà  spiegare perché è bene investire in Italia. «Ora siamo contenti perché lo spread è a quota 300, ma dovrebbe essere a 100 e anche meno tenuto conto di quello che abbiamo fatto», dice. Il fatto è che sui conti pubblici, aggiunge, il nostro Paese sta meglio di altri – dalla Francia alla Spagna e alla Gran Bretagna – ma ha un’economia che non cresce e la crescita, a questo punto, comporta la ricomposizione del bilancio pubblico e delle spese «per dare sostegno alle imprese e alle fasce deboli della popolazione». Richiede insomma un’impostazione politica che solo un governo con mandato pieno può fare.
Saccomanni, così come ha fatto sabato il governatore Ignazio Visco, punta il dito sull’incertezza post elettorale che impedisce il necessario ritorno di fiducia. «La grossa pausa politica ha avuto gran peso. Si è creata una spirale di pessimismo perché tutti aspettano che succeda qualcosa: le imprese aspettano ad investire e le banche a prestare». Le prime perché sperano in sostegni o inventivi, le seconde perché hanno paura di poter vedere lievitare i loro costi di raccolta da un eventuale declassamento del rating del Paese, bloccato dalla ricerca di un nuovo governo. Senza contare le paure dei consumatori che si riflettono nel rinvio di acquisti o investimenti, laddove ci sono le risorse disponibili.
Quelle risorse che sicuramente non hanno quelle famiglie – e l’Istat nel 2012 ne ha contate quasi un milione, come segnalato ieri – che vivono senza redditi di lavoro. Si tratta in questo caso di nuclei in cui i componenti attivi sono tutti disoccupati, dove magari si vive con la pensione dei genitori anziani, e che sono 230 mila in più del 2011 e il doppio del 2007, prima della crisi. Risorse che non hanno anche quei 3,7 milioni di persone – segnalate dalla Coldiretti- che, sempre nel 2012, sono state assistite con pacchi alimentari e pasti gratuiti nelle mense, il 9% in più di famiglie rispetto all’anno precedente.
Sull’Italia, spiega ancora Saccomanni, si concentrano gli effetti del quadro congiunturale complessivo che vede tutta l’Europa arrancare nella ripresa e i mali propri, fra i quali il ritardo delle imprese, soprattutto medie e piccole, nell’innovazione e la loro resistenza ad aumentare forza e dimensioni così da approfittare degli spazi all’esportazioni disponibili nella parte del mondo che invece cresce a ritmi sostenuti. «Il rilancio» del Paese «passa per uno sforzo coordinato di governo, banche e imprese», afferma il numero due di Palazzo Koch sottolineando che «è finita l’idea di un credito alle imprese senza che queste facciano modifiche strutturali». Per Saccomanni cioè le banche devono aiutare le imprese a crescere, innovare e andare all’estero e, in prospettiva, a reperire fonti di finanziamento alternative al credito bancario. «Devono fare uno sforzo di riposizionamento sul mercato. Tutti devono fare la loro parte». Perché solo così, ma solo una volta che la ripresa avrà  ingranato bene e sarà  sostenuta, potrà  tornare ad aumentare l’occupazione superando quel calo di posti e opportunità  di lavoro che il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ha definito «una priorità » per tutti.
Sulle cause dell’affanno dell’economia italiana ieri è tornato a riflettere il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, nel discorso depositato al comitato monetario e finanziario del Fmi. Grilli ha in sostanza illustrato le cifre del Def (Documento economico finanziario) ribadendo che «gli effetti negativi della crisi del debito sul sistema bancario italiani e l’anemica disponibilità  di credito spiegano la maggior parte delle debolezze del 2012». L’Italia, ha quindi ricordato il ministro, ha varato una misura da 40 miliardi di euro per il pagamento degli arretrati della Pubblica amministrazione, che può aiutare una ripresa «più veloce a partire dalla seconda metà  dell’anno».
Alle riunioni del Fmi, a Washington, si sono affiancati gli incontri della Banca Mondiale ai quali ha partecipato, intervenendo al Development Committee, il governatore Visco. Il livello di povertà  estrema, quella che coinvolge 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno, il 21% della popolazione mondiale, «è inaccettabile» ha detto Visco ricordando «l’ambizioso obiettivo» della Banca mondiale di eliminare questa condizione entro il 2030.
Stefania Tamburello


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