Sfratti, scontro Alemanno-Zingaretti

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ROMA. Ha governato una città  che negli ultimi anni è diventata anche la capitale degli sfratti, con i suoi circa 2000 provvedimenti esecutivi all’anno. Ma il sindaco di Roma Gianni Alemanno, incapace di porre un argine alla dilagante emergenza abitativa dell’area metropolitana, ieri ha deciso – forse per dare uno sprint alla sua soporifera campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative – di scrivere al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e al questore Fulvio della Rocca, e chiedere loro «l’immediata attivazione degli sgomberi» delle dodici palazzine occupate il 6 aprile scorso dai «Movimenti di lotta per il diritto all’abitazione». Occupazioni che «destano – secondo Alemanno – un elevato allarme sociale». E invece una delegazione del cartello di associazioni di inquilini, studenti, precari, sindacati e cittadini senza casa che nel pomeriggio hanno manifestato in corteo «contro gli sfratti, i mutui inaccessibili e le truffe degli speculatori» fin sotto la sede della Regione Lazio, è stata poi ricevuta da tre esponenti della nuova giunta di Nicola Zingaretti. L’incontro tra le rappresentanze dei movimenti e il vicepresidente Massimiliano Smeriglio, l’assessore alle politiche abitative Fabio Refrigeri e quello alle politiche del territorio Michele Civita, si è trasformato nell’apertura di un tavolo permanente d’azione contro l’emergenza abitativa romana.
Ma a sottolineare la distanza siderale con il sindaco uscente ci ha pensato lo stesso Zingaretti (supporter della prima ora del candidato Pd Ignazio Marino). Subito dopo l’incontro in Regione con i movimenti, il governatore, pur sottolineando l’impossibilità  di «legittimare il metodo delle occupazioni» ha «ribadito che questa vicenda non può essere ridotta a una questione di ordine pubblico ma vanno offerte risposte alle esigenze e alle richieste di tutte le donne e gli uomini che oggi si trovano in difficoltà ». Zingaretti, che richiama «istituzioni, forze dell’ordine e movimenti» a lavorare insieme in un «clima di serenità  e collaborazione» al «fine di non peggiorare un momento già  reso difficile dalla crisi economica che il Paese sta affrontando», sa quel che Alemanno fa finta di non sapere.
A Roma infatti ci sono circa 30 mila famiglie che rischiano di rimanere senza casa e, secondo i dati del ministero degli Interni per l’anno 2011, il Lazio con i suoi 7.625 provvedimenti emessi (pari all’11,9% del totale nazionale) si assesta al secondo posto della classifica delle regioni con maggior numero di sfratti. Al primo posto c’è la Lombardia con 12.922 provvedimenti (il 20,2% del totale). La maggioranza degli sfratti viene ordinata per morosità , anche se negli ultimi anni a volte le amministrazioni locali hanno cominciato ad assumere il concetto di «morosità  incolpevole». Infatti, come rivela l’ultimo rapporto sulla povertà  della Comunità  Sant’Egidio, nel Lazio le famiglie con un solo componente sono oggi 769 mila, il 32,5% del totale, ossia una su tre, mentre erano 529 mila nel ’95. In sei casi su dieci si tratta di donne sole. E nonostante la crisi economica, come rivelano anche molti studi di settore, negli ultimi mesi nella capitale si è registrato addirittura un rialzo degli affitti dell’1,7%, con crescite maggiori rilevate nel centro storico, dove gli affitti salgono del 7,2%. E allora non stupisce se, come riporta la ricerca della Comunità  Sant’Egidio, nel 24% degli sfratti eseguiti nei comuni della provincia di Roma il percettore ha perso il posto di lavoro e nel 21% si trova a essere in cassa integrazione.
Eppure l’annosa emergenza abitativa della capitale trova spazio solo in periodo elettorale. Così ieri il candidato «portavoce sindaco» del M5S Marcello De Vito, pur non intervenendo sulla questione delle occupazioni, denuncia la «corsa» del consiglio comunale ad approvare delibere urbanistiche prima della fine della legislatura: «Il capogruppo Pdl Gramazio – scrive De Vito su Facebook -chiama a raccolta i consiglieri», « a costo di costringerli a una seduta fiume di ben 36 ore», per «approvare progetti edificatori molto impattanti per il territorio, spesso addirittura in deroga o in variante al Piano regolatore». Sono «46 infatti le delibere da portare al voto, a fronte delle 18 approvate nelle 28 sedute che si sono svolte negli ultimi 3 mesi», denuncia De Vito. Che conclude: «Questo è l’ultimo regalo che Alemanno sta facendo alla città ?».


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