Tares a dicembre, con l’ingorgo fiscale

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Tre rate: per le famiglie una spesa di 305 euro. In più il saldo Imu e l’Irpef ROMA — Slitta ancora la Tares, e questa volta a fine anno. Come si era già  intuito tre giorni fa nell’incontro tra il governo e l’Associazione dei Comuni (l’Anci), ieri il Consiglio dei ministri ha deciso di rimandare il pagamento della nuova imposta sulla gestione dei rifiuti alla fine dell’anno. Nel 2013, per la soddisfazione dei sindaci, resta in piedi il meccanismo della Tarsu, per i 6.700 Comuni dove è in vigore, e della Tia, per i rimanenti 1.340. Questo almeno per le prime due rate, a maggio e settembre, quando «si pagherà  quanto l’anno scorso e non ci saranno sorprese — assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà  â€”. Sull’ultima rata ci potrà  essere un conguaglio».
In realtà  è praticamente certo che quel conguaglio ci sarà , eccome. Perché la Tares non è stata abrogata, e le vecchie tariffe sono state rispolverate solo per dare modo ai Comuni di fare velocemente cassa per pagare le imprese addette alla pulizia e alla raccolta dei rifiuti ed evitare quindi di trovarsi con le strade piene di spazzatura. Ma anche di produrre i nuovi regolamenti per la Tares. Cosa significa in soldoni? Ipotizzando che i Comuni non intervengano sul numero di rate e sulla loro scadenza, come previsto dal decreto salva Italia, entro maggio i contribuenti dovranno pagare in media — secondo l’Osservatorio Uil — 92 euro, la cifra stimata per una famiglia di quattro persone che vive in un appartamento di 80 metri quadrati. A settembre arriverà  il secondo bollettino precompilato, sempre 92 euro. A dicembre arriverà  la Tares con la compilazione di un F24, portando a un esborso di 121 euro, perché includerà  quanto non si è pagato nelle prime due rate per il servizio rifiuti che la Tarsu copre solo all’80%, mentre la Tares porta al 100% (97 euro in totale); e in più la cosiddetta quota indivisibile, pari a 24 euro, che rappresenta quei 30 centesimi al metro quadrato che dovevano andare a coprire una serie di servizi, come la pubblica illuminazione o la manutenzione delle strade, ma che di fatto ora vanno al bilancio dello Stato che ha ritirato il taglio di un miliardo agli enti locali. A meno che non ci siano cambiamenti, visto che Catricalà  si è spinto a dire: «Da qui a dicembre non significa che il Parlamento e il nuovo governo non possano trovare la copertura». Il conto finale annuo medio per le famiglie è pari comunque, se tutto resta uguale, a 305 euro, cioè circa 80 euro in più rispetto ai 225 euro medi pagati nel 2012.
E soprattutto la parte più consistente andrà  sborsata insieme al saldo dell’Imu per l’abitazione principale e gli altri immobili, per un totale di 426 euro a nucleo familiare. «Il rinvio della Tares non risolve il cosiddetto ingorgo estivo — sottolinea Guglielmo Loy, segretario confederale Uil — perché a dicembre tra saldo Tares e Imu il peso per le famiglie sarà  di oltre 14,7 miliardi di euro». Considerando che a Natale si paga pure il secondo acconto Ires e Irpef per gli autonomi, e il conguaglio Irpef per i dipendenti, la batosta invernale rischia di mangiarsi la tredicesima.
Ma non è detto che qualcosa non possa cambiare. Di Tares si occuperà  martedì 9 aprile il Senato, e intanto alcuni membri del Pdl hanno sottoscritto una mozione urgente chiedendone l’abrogazione o lo slittamento. Anche il Pd ha presentato una mozione per chiederne il rinvio a gennaio 2014 o, in alternativa, la scansione in tre rate.


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