Truffa milionaria sui rifiuti arrestato ex viceministro

Loading

Ci risiamo, dunque, con Carlo Malinconico. E stavolta “’n coppa alla munnezza”, per dirla con i pm napoletani che ieri lo hanno arrestato per corruzione. Del resto, avevamo lasciato questo Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica, classe 1950 e dai tre cognomi — Malinconico Castriota Scanderbeg — in una faccenda altrettanto fangosa. Al “ Pellicano”, il resort all’Argentario da 1.500 euro a notte, in cui amava riposare i suoi lombi da segretario generale della Presidenza del Consiglio, ma a spese altrui. Quelle del costruttore napoletano Francesco De Vito Piscicelli, il tipo della Cricca Anemone che rideva la notte in cui la terra tremò all’Aquila immaginando i profitti della ricostruzione. Con inspiegabile ritardo, quella faccenda, cui Malinconico aveva cercato di mettere una grottesca pezza («Ho dimenticato di saldare e non immaginavo che qualcun altro avesse pagato per me»), gli era costata nel gennaio del 2012 la poltrona di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio cui l’aveva assiso Monti. Anche se poi un qualche “risarcimento” lo aveva ottenuto. La nomina, nell’aprile 2012, da parte del ministro Passera a commissario della Fondazione Valore Italia, ente per la promozione del made in Italy.
Un “grand commis”, Carlo Malinconico. Un curriculum fitto di incarichi (avvocato e consigliere di Stato, consigliere giuridico per l’Antitrust, capo del dipartimento giuridico della presidenza del Consiglio, presidente della Fieg, professore di diritto a Tor Vergata), un debole per le belle cose e la bella vita. Ma, soprattutto, una società  di consulenza in cui mettere a reddito tanta riconosciuta capacità . La “Malinconico e Associati srl.”.
Ebbene, nel 2009 — documenta l’inchiesta della magistratura napoletana — la “Malinconico e Associati” (all’epoca sdoppiata nella “Nomos Consulting Group”) chiude due ricchi contratti di consulenza con le società  che fanno capo a Francesco Paolo Di Martino, l’imprenditore di Castellammare che si prepara a fare la parte del leone nei subappalti del Sistri, gonfiandone i costi come una mongolfiera. Di Martino, legato a doppio filo a Sabatino Stornelli, l’allora amministratore di Selex, è molto generoso con Malinconico. 500 mila euro per una fondamentale «ricerca sulla responsabilità  penale delle persone giuridiche». E un altro mezzo milione di euro per una altrettanto fondamentale ricerca sulla gestione delle banche dati e la tutela della privacy ».
C’è un motivo per tanta munificienza. I pm documentano che le due “ricerche” sono una giustificazione di cartapesta. Quel milione di euro è «il prezzo» che il Cavaliere di Gran Croce ha fissato «per dare, nella sua veste di consulente giuridico a titolo gratuito del ministero dell’Ambiente, il suo nulla-osta alla stipula del contratto che affiderà  la realizzazione del Sistri alla Selex di Stornelli» e assicurare la sua benevolenza quale membro della commissione di verifica che dovrà  garantire la corretta esecuzione del Sistri. Insomma, un milione di euro per costruire sulla Selex un contratto di appalto che le calza come un abito di sartoria, trovare giustificazioni alla sua segretazione e poi per non vedere le inadempienze contrattuali di chi l’appalto lo ha ottenuto.
Ma la corruzione di Malinconico non è l’unica ricorrenza di questa storia con la vicenda della Cricca. Accade infatti che nelle carte napoletane si scopra che Sabatino Stornelli ha avuto modo di alloggiare due “amiche” del cuore in altrettanti appartamenti di pregio a Roma. In via Ximenes 15. E in via Paolina 1.
Sono entrambe case di Propaganda Fide, la Congregazione Vaticana dall’immenso patrimonio immobi-liare, utile a soddisfare gli appetiti della classe dirigente di Oltretevere. Per le due case, vengono pagati canoni di locazione irrisori (in un caso, 78 euro mensili), perché alleggeriti dagli oneri di ristrutturazione i cui costi (decine di migliaia di euro), grazie a un vorticoso giro di fatture regolarmente caricate alla Selex, naturalmente non gravano né sulle tasche di Stornelli, né su quelle delle due amiche. Ma sul Sistri e la collettività , con una certosina attenzione a cancellare ogni traccia contabile («i lavori eseguiti per il cantiere di via Ximenes 15 — scrivono i magistrati — omettono regolarmente di citare l’immobile») che consenta di collegare in qualche modo la Selex a ristrutturazioni di case per le quali non è possibile dare una qualche giustificazione. Nel 2010, lo avevano battezzato Sistema Anemone. E le tende di casa Balducci erano finite nel conto delle Grandi Opere della Maddalena. Evidentemente, il “Sistema” non era un’esclusiva.


Related Articles

La metafora svanita è quella nucleare

Loading

30 anni dopo Chernobyl. Qui da noi, per il poco nucleare che avevamo fatto – grazie alle ultradecennali lotte e alla vittoria di un movimento che non è solo consolatorio ricordare – il governo va vicino alla procedura di infrazione UE per il ritardo con cui il programma quadro nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi viene avviato

Bocciato il piano dell’Ilva “Investimenti inadeguati” Torna l’incubo chiusura

Loading

No dei custodi. Nuovi dati: tumori +42% nei quartieri vicini. Lite Verdi-Clini    

Roma, le ruspe abbattono lo Scup, via libera alla speculazione

Loading

E sei. Dopo l’Angelo Mai, il Vol­turno, il Valle, l’America, il Rialto Sant’Ambrogio, a Roma, ieri mat­tina, è stato spento anche Scup. Acro­nimo che sta per Sport e cul­tura popo­lari. Sgom­be­rato e abbattuto.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment