Il governo esclude l’ipotesi Mattarellum: non è la nostra scelta

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Gianclaudio Bressa, (Pd) è tra quanti osservano con preoccupazione la piega che ha preso il dibattito su come ritoccare il Porcellum dopo l’ordinanza della Cassazione che ha rinviato, per sospetta incostituzionalità , alla Consulta la legge elettorale. Ecco perché Beppe Fioroni invita il Pd «a discutere in Direzione e a fare un referendum nei circoli su preferenze o collegi e su sistema presidenziale o sistema parlamentare». Per Bressa «la cosa più semplice è agire sulla soglia per ottenere il premio di maggioranza e operare affinché siano omogenee le norme per Camera e Senato».
Il punto, quindi, è dove mettere le mani. Al momento trapelano alcune indiscrezioni. Il governo starebbe lavorando «a una soluzione non definitiva che non favorisca nessuno», e si penserebbe «o ad elevare la soglia di sbarramento, portandola attorno al 40% per accedere al premio di maggioranza, oppure a togliere il bonus». Il passaggio chiave, comunque, per comprendere se dalle parole si passerà  ai fatti, sarà  il 29 maggio, quando, in entrambi i rami del Parlamento, si discuteranno in contemporanea le mozioni di indirizzo. E a maggiore ragione, lo si capirà  se le mozioni — l’idea è che le presentino i gruppi e non il governo — attribuiranno alla Convenzione il potere redigente, come suggerito dai saggi chiamati a suo tempo dal presidente Napolitano a stendere un’agenda sulle riforme istituzionali.
In ogni caso, Bressa suggerisce che l’intervento più corposo, cioè la riforma elettorale vera e propria, «venga fatto quando sarà  chiara la riforma costituzionale, se cioè sarà  superato il bicameralismo perfetto e a dare la fiducia sarà  soltanto un ramo del Parlamento. In questo caso allora il Mattarellum potrebbe essere una delle possibili soluzioni».
Bressa evidenzia un aspetto sul quale si concentra anche l’attenzione di Arturo Parisi. L’improvviso innamoramento per il Mattarellum da parte di alcuni esponenti del Pd, come Anna Finocchiaro, sospetta Parisi, nasconde la volontà  di non fare nulla. «Il dibattito sulla natura e il profilo della Convenzione — sostiene — mi fa pensare che si stia giocando a rimpiattino. Esattamente come un anno fa, quando si rinviò la legge elettorale con la scusa che si dovevano fare ben altre riforme, salvo poi mandare a monte le riforme per fare finta di fare la legge elettorale». Walter Veltroni va oltre nel definire questa omissione. «Non cambiare il Porcellum — riconosce — è stata la peggiore nefandezza perché questa legge consente l’obbrobrio secondo cui un partito che prende il 28% arriva al 55% dei seggi in Parlamento». Tuttavia, a parte lo scetticismo di Parisi e l’autocritica di Veltroni, qualcosa si sta muovendo. E lo conferma il ministro Gaetano Quagliariello incaricato dal premier Letta di trovare una soluzione al pasticcio del Porcellum: «Dal punto di vista politico questa sentenza accelera il processo di riforma della legge, ma potrebbe anche allungare la vita al governo perché non si potrebbe andare a votare con una legge in odore di incostituzionalità ». La politica, è la sua esortazione, «deve intervenire ma senza che sia la magistratura a dettare la linea». E la linea, a giudizio di Quagliariello, non può essere quella di fare rivivere il Mattarellum. «Sarebbe una scelta, non una clausola di salvaguardia», riassume il ministro ricordando che quest’ultima è l’opzione del governo.


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