Il Papa incoraggia la Merkel a essere solidale

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ROMA — Alla vigilia di Pentecoste, papa Francesco spende l’intera giornata proteso, con parole e gesti, verso quei poveri che, non si stanca di ripetere più volte, nel corso delle ore, «sono la carne di Cristo».
Quando riceve in mattinata uno dei potenti del mondo, la cancelliera tedesca Angela Merkel, e dice: «L’economia esiste per servire l’uomo, ma ci si preoccupa delle banche». E ancora: «Serve un’Europa solidale». E quando in serata, sul sagrato di piazza San Pietro, davanti a 200 mila persone, in gran parte ragazzi appartenenti ai movimenti ecclesiali, esclama con forza come uno degli antichi profeti: «La crisi di oggi è che non interessa se la gente muore di fame, se non ha niente, ma se cadono gli indici economici allora… Si fanno i titoli sui giornali… Ci si preoccupa delle banche o della finanza… Se cadono gli investimenti, le banche, questa è una tragedia, se le famiglie stanno male, non hanno da mangiare, allora non fa niente. La Chiesa povera per i poveri va contro questa mentalità ».
L’udienza privata con la Merkel, figlia di un pastore luterano, è senza precedenti, da molti punti di vista. Un colloquio durato oltre tre quarti d’ora, con la cancelliera appositamente arrivata dalla Germania e subito dopo ripartita, per di più ricevuta pochi mesi prima delle elezioni tedesche (particolare sottolineato con entusiasmo dalla stampa tedesca a partire dalla Faz).
«Credo cha papa Francesco abbia chiarito che nel mondo l’Europa è necessaria — ha detto la Merkel — che abbiamo bisogno di un’Europa forte e giusta. E sotto questo aspetto, il colloquio è stato per me incoraggiante». A proposito delle critiche di Bergoglio al potere della finanza, la cancelliera ha ammesso che «le crisi sono nate dal fatto che l’economia sociale di mercato non abbia avuto peso» e che «la regolamentazione dei mercati finanziari rappresenta il nostro problema centrale». «L’economia esiste per servire l’uomo, ma in molti posti, negli anni passati, non è stato così», ha sottolineato. Giunta a Palazzo Apostolico in abito blu di seta, dopo l’incontro con Francesco in cui ha parlato in tedesco, lingua che il Papa comprende, avendo studiato anche in Germania, ha avuto un altro colloquio di dieci minuti col segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti. Il segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone, ieri infatti era in Spagna. Durante i «cordiali colloqui», ha fatto sapere la sala stampa vaticana, ci si è soffermati «sulla situazione sociopolitica, economica e religiosa in Europa e nel mondo». In particolare, «si è parlato della tutela dei diritti umani, delle persecuzioni nei confronti dei cristiani, della libertà  religiosa e della collaborazione internazionale per la promozione della pace». Non è mancato, infine, «uno scambio di vedute sull’Europa quale Comunità  di valori e sulla sua responsabilità  nel mondo, auspicando l’impegno di tutte le componenti civili e religiose a favore di uno sviluppo fondato sulla dignità  della persona e ispirato ai principi della sussidiarietà  e della solidarietà ».
Nel pomeriggio, davanti a una folla sterminata — in pellegrinaggio a Roma da tutto il mondo, come momento centrale dell’Anno della Fede in rappresentanza di 150 movimenti ecclesiali, associazioni e aggregazioni laicali — una moltitudine graziata dall’addensarsi di un temporale, il Papa ripete che «la Chiesa non è una ong», e che «la crisi non è solo economica e culturale, quello che è in crisi è l’uomo». Risponde in pratica a una specie di question time su quattro argomenti: fede, sviluppo, missioni, etica e politica. Torna a sottolineare che «nella vita pubblica, se non c’è l’etica e la trascendenza tutto si può fare». E che il compito della Chiesa è quello di uscire da se stessa. «Una Chiesa chiusa è una Chiesa ammalata, deve uscire da se stessa verso quelle che io chiamo le periferie esistenziali. Io preferisco una Chiesa che uscendo per strada rischi un incidente, una Chiesa incidentata piuttosto che ammalata per la chiusura delle porte e delle finestre, con l’aria malsana, maleodorante, che sa d’umidità ».
Di prima mattina, nella messa di Santa Marta, il Papa ha ammonito contro il gossip e «le chiacchiere che sono distruttive della comunità  cristiana». «Facciamo tre cose. Facciamo la disinformazione: cioè dire soltanto la metà  che ci conviene e non l’altra metà . Secondo, la diffamazione: quando una persona davvero ha un difetto, ne ha fatta una grossa, raccontandola. E la fama di questa persona è rovinata. E la terza è la calunnia: dire cose non vere. Quello è proprio lo spirito di Caino, ammazzare il fratello!».


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