Il Pd: alle urne solo i partiti E Grillo evoca la «diserzione»

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ROMA — Il Pd di nuovo nella bufera per la proposta di legge presentata ieri dal capogruppo dei senatori Luigi Zanda e dalla presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro, che sulla carta vorrebbe dare piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione ma, di fatto, in base ai 9 punti del ddl appena depositato, impedirebbe in futuro ai movimenti e a tutte le associazioni senza personalità  giuridica e senza uno statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale di candidarsi alle elezioni e di accedere ai rimborsi elettorali. In sostanza, una legge anti-Grillo e ammazza-Movimento, secondo la base M5S che già  ribolle sul web. Così Beppe Grillo ha dato l’altolà : «Se questa legge passa, non ci presenteremo alle prossime elezioni — ha scritto ieri sul suo blog —. Il M5S non è un partito, non intende diventarlo e non può essere costretto a farlo». E più tardi, sul palco di Aosta, ha chiamato in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Non dice nulla sul fatto che vogliono escludere 9 milioni di persone, non dice nulla!»
Ma soprattutto, in serata, ad agitare ancor di più le acque in Via del Nazareno, è arrivata pure la sonora bocciatura interna di Matteo Renzi: «Non sono d’accordo con questa proposta — ha detto il sindaco di Firenze, ospite di Bruno Vespa a “Porta a Porta” —. È il modo per far vincere le elezioni a Grillo, per fargli un regalo. E lo stesso penso quando si dice: “Non facciamo candidare Berlusconi perché ineleggibile”. Se vuoi vincere le elezioni non puoi squalificare gli altri, altrimenti gli italiani ti beccano e ti puniscono». È insorto anche il Pdl: «Le battaglie politiche si vincono prendendo voti e non cancellando un avversario», le parole dell’ex ministro Altero Matteoli.
L’articolo 49 della Costituzione stabilisce che «tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Concetti chiari: «Perciò nessuna avversione del Pd per il M5S», si è affrettata a spiegare in un post la stessa senatrice Finocchiaro. Lo scopo anzi, secondo i firmatari, sarebbe quello di una riforma più ampia dei partiti politici per evitare che si ripetano in futuro scandali come i casi Lusi o Belsito. Tuttavia queste norme, se approvate, creerebbero evidenti problemi al Movimento 5 Stelle, che all’articolo 1 del suo “non-statuto” si definisce una “non associazione”, con una sede virtuale che coincide con l’indirizzo web di Grillo. Insomma, è chiaro che finirebbe fuorigioco.
Così il leader M5S ha tuonato dal blog: «Se la legge del pd-meno-elle sarà  approvata, i partiti si prenderanno davanti al Paese la responsabilità  di lasciare milioni di cittadini senza rappresentanza e le conseguenze sociali di ciò che questo comporterà ». La base M5S e anche gli elettori delusi del Pd hanno tempestato per ore il profilo facebook della Finocchiaro: «Berlinguer si rivolta nella tomba», ha scritto “Dj Meo”. Come lui tanti altri.
Fabrizio Caccia


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