«Chi si tiene la diaria si mette fuori da solo»

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ROMA — I deputati e i senatori grillini sono quasi sull’orlo di una crisi di nervi per la questione della diaria non rendicontata da restituire. La questione è semplice e in realtà  riguarda 800 euro eccedenti al mese per ciascuno dei 163 parlamentari 5 stelle. Ma Beppe Grillo — che ieri ad Avellino ha dato il via al «Tutti a casa tour», annunciando alla piazza che «se il Pd avesse dato un segnale, avremmo trovato un accordo» — ne fa una questione di vita o di morte. O meglio, ne fa un tema di campagna elettorale in vista delle amministrative di fine mese: «Chi vuole tenersi i soldi se li terrà . Vuole fare carriera? Si mette fuori da solo». Quindi — spiega il comico genovese — la quota di diaria non rendicontata «verrà  restituita: si terranno 2.700 euro circa, il resto verrà  restituito».
Ieri sera, dunque, per allontanare il sospetto lanciato da Grillo su un drappello di deputati ribelli («alcuni cercano di fare la cresta») senatori e deputati del M5S si sono riuniti nell’Auletta dei gruppi di Montecitorio. E lì con l’aiuto di un tributarista, e sotto la supervisione dei capigruppo, hanno discusso fino a tarda notte di indennità  (2.500 euro netti al mese secondo il codice M5S), di diaria (3.500 euro al mese), di contributi previdenziali. Alla fine — nonostante un sondaggio online della settimana scorsa avesse fatto emergere una posizione più elastica, diversa da quella voluta da Grillo — è stata approvata (ma senza alcuna votazione) una linea comune, che impegna tutti parlamentari grillini a rendicontare le spese sostenute a Roma elencandole per macro aree (affitto, pasti, ecc). A riunione conclusa, i capogruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi hanno annunciato: «Quello che non viene speso, verrà  restituito. Lo abbiamo deciso tutti insieme, non c’è stata alcuna votazione». E ancora: «Non aspettatevi di vedere gli scontrini». Alcuni parlamentari hanno spiegato che potrà  essere rimborsato «tutto quello che sarà  necessario per la vita a Roma e per le nostre famiglie, tutto il resto sarà  restituito».
Il nodo della diaria ha aperto una questione grossa come una casa sul controllo interno esercitato sui parlamentari grillini. Infatti, per l’intera durata dell’assemblea di ieri sera — nella stessa sala dove fu votata l’espulsione del senatore Marino Mastrangeli accusato di partecipare ai talk show — è aleggiato lo spettro di una «black list». O meglio quella di una «white list» con l’elenco dei virtuosi che però, se vista in controluce, evidenzia i nomi dei parlamentari che non si allineano alla decisione di restituire la diaria. Il deputato Stefano Vignaroli la spiega così: «La black list? Ve la potete fare da soli», anche perché tutti i rendiconti verranno pubblicati online e sarà  la Rete a trarre le sue conclusioni.
E così i dissidenti iniziano a temere il peggio. Mostrando molto buon senso, Vincenza Labriola cerca di spezzare questo cerchio autoreferenziale in cui si sono cacciati i gruppi parlamentari grillini: «Chi ha fatto campagna elettorale parlando solo dei soldi ha sbagliato, i problemi del Paese sono altri». Poi, sulla scelta di utilizzare la diaria prevista per legge senza essere messi alla gogna, Labriola ha citato l’esempio di Lucio Dalla: «Solo dopo la morte si è saputo il bene che ha fatto». Molto più complessa la situazione in cui si è cacciato il deputato Adriano Zaccagnini, il primo a uscire allo scoperto, che ha addirittura sfidato Grillo chiedendogli il resoconto dei suoi tour elettorali: bene, la Rete ha già  processato il deputato ribelle tanto un attivista romano, Ernesto Tinazzi Leone, ha scritto: «Zaccagnini, un altro da sbattere fuori, senza discutere».
Zaccagnini, ora, parla di clima da «caccia alle streghe» e se la prende con Grillo: «Il nostro centro di controllo è la Rete, la gente, non lui». In realtà , nel sondaggio fatto tra i parlamentari grillini una settimana fa — e pubblicato ieri dal Secolo XIX — oltre il 50% dei partecipanti aveva scelto due opzioni diverse da quella richiesta da Grillo: un gruppettino di 5 dissidenti aveva votato per «tenersi tutta la diaria» mentre un gruppone (il 48%) si era trincerato dietro la dizione «scelta secondo libertà  di coscienza». Poi, nel fine settimana, i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi hanno inviato molte mail con una sorta di domanda retorica: «caro cittadino, confermi il tuo orientamento?». Alessandro Furnari, comunque, minimizza: «Io quella mail neanche l’ho letta».
Ora però tanto insistere sui soldi rischia di ritorcersi contro lo stesso Movimento di Grillo. Oltre all’iniziativa di Sel — che chiede una norma «Anti Casaleggio» — anche il deputato del Pd Beppe Fioroni si è rivolto alla presidenza della Camera per chiedere lumi sulle risorse dei gruppi che verrebbero impiegate per pagare servizi esterni da società  riconducibili a persone che ricoprono un ruolo politico nei partiti collegati al gruppo parlamentare. Su questo il M5S si è limitato ad osservare che «ci sono due responsabili per la comunicazione per oltre cento deputati mentre l’Idv ne aveva 16 per 26 deputati».


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